domenica 13 ottobre 2013

Il piatto di lenticchie del #12 ottobre Di ilsimplicissimus


manifestazione-roma-324x230La piazza era piena, l’atmosfera reattiva, il palco ben nutrito, la Rai assente il che indica una certa vibrante preoccupazione a Palazzo Pampers. Insomma la manifestazione in difesa della Costituzione è riuscita, nonostante dubbi, ripicche, agitazione in chi detiene bricioline di potere. La Magna Charta della Repubblica va attuata e non stravolta attraverso manovre e patteggiamenti da corridoio, questo  il messaggio che si è concretato con le quarantamila persone in piazza del Popolo e con le 420 mila firme raccolte dalla petizione de de il Fatto. E tuttavia non mi sentirei di parlare di successo: l’occasione sarebbe stata propizia a mettere in piazza le premesse di un nuovo soggetto politico, ma invece nulla di tutto questo è stato delineato, anzi in molti dal palco si sono affrettati ad escluderlo.
Come temevo la manifestazione si è tradotta in un beau geste, in un bel pomeriggio pieno di intensi pensieri e buone intenzioni che però fa i conti con troppi avversari: la codardia sociale di intellettuali sofferenti di tunnel carpale a forza di firme, ma troppo preoccupati di mettere a rischio la comoda presenza di tribuna, la resistenza delle micro élite residuali della sinistra, la paura delle incognite e la forte tentazione di illudersi ancora della possibilità di far passare il messaggio e le pressioni al fantasma della socialdemocrazia residua nel Pd o magari anche nei 5 stelle. E’ come scommettere che Frankenstein si riveli di buon cuore, il che con la testa di Napolitano, l’animo di Letta, l’apparato riproduttivo di Berlusconi, la cultura di Grillo, il portafoglio della Bce ha la stessa probabilità di accadere come la decadenza del protone in un nucleo di piombo.
Insomma non c’è stato il salto di qualità verso un nuovo soggetto politico – non frettoloso, ma assolutamente deciso  - che oggi è l’unico strumento per coagulare i vari nuclei di resistenza umana al regime di osservanza euro finanziaria. Saranno centinaia di migliaia di firme a far cambiare idea a chi si è fatto beffe di milioni di elettori? Saranno i discorsi in tribuna, trapelati solo attraverso lo streaming  a intaccare l’egemonia culturale del liberismo? O saranno gli ingegnosi, brillanti, colorati, puntuali fuochi fatui delle analisi scritte e ribadite in mille salse , ma lette sempre dalle stesse persone? No di certo: una cosa che i nostri raffinati intellettuali non hanno ancora afferrato o forse fanno finta di non capire è che solo l’azione può permettere non solo di cambiare la situazione, ma anche di comprenderla. Correggo subito lo sterzo, prima di uscire fuori dal sentiero angusto: adesso che la manifestazione è riuscita, che si è rassicurato il sistema politico dicendo che non si vuole creare nessuna nuova forza, che si fa? E’ evidente che bisogna trovare uno strumento per allargare il consenso e questo può essere fatto soltanto sul piano della prassi. Oppure accontentiamoci del mugugno, tragico per qualcuno, drammatico per molti, comodo per pochi; aspettiamo alcuni decenni, forse un secolo per far penetrare consapevolezze, illudiamoci che alla fine il disagio e le paure acquistino l’autocoscienza invece di rivolgersi subito verso le forme più elementari e rozze di autodifesa come sta avvenendo in Grecia e in Francia. Il fatto è che in barba a Newton meno azione significa più reazione: questa è la fisica dei nostri tempi.

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