Alessandra Longo per Repubblica
intervista il leader greco di Syriza Alexis Tsipras, candidato alla
presidenza della Commissione Europea alle prossime elezioni di maggio
«Ho fiducia nei cittadini di questo Paese. Sono convinto che le liste de “L’Altra Europa con Tsipras” troveranno le adesioni necessarie per partecipare a pieno titolo alle elezioni di maggio. Anzi, lancio un appello: Io, Alexis Tsipras, chiedo agli italiani di andare a firmare per l’unica vera forza politica controcorrente... ».
Con il leader greco di Syriza, candidato alla Presidenza della Commissione Europea, parliamo al telefono mentre si prepara al viaggio palermitano di oggi. Un programma fittissimo che prevede l’omaggio all’albero Falcone e l’incontro con i lavoratori ex Fiat Termini Imerese.
Un programma mirato soprattutto a garantire sprint finale alla faticosa
raccolta di firme dell’Altra Europa, regione per regione, in ossequio
ad una legge parecchio punitiva.
Chiacchierata a tutto campo. Su Matteo
Renzi, Tsipras non è tranchant: «Sarà giudicato anche dalle sue alleanze
politiche in Europa...».
«Io non sono il candidato di uno Stato o
di una nazione, né di una periferia geografica e neppure rappresento
alleanze fra Stati. Io sono un candidato della Sinistra Europea
che presenta un programma politico e di priorità programmatiche per
l’uscita definitiva e solidale dalla crisi e per la riconquista della
democrazia in Europa. Sono il candidato di ogni cittadino europeo che
combatte contro l’austerity, indipendentemente dal voto che questo
cittadino esprime alle elezioni politiche nazionali e indipendentemente
da dove questo cittadino vive».
Italiani, tedeschi, greci o francesi uniti dall’avversione nei confronti del neoliberismo..
«Rappresentiamo tutti quelli che non vogliono assistere al dramma di una generazione perduta
a causa dell’austerità. Rappresentiamo le classi e gli interessi
sociali, non gli interessi nazionali. La mia candidatura unisce quel che
il neoliberismo divide. Siamo una forza politica governativa, non uno
spazio di protesta».
Cosa pensa di Matteo Renzi e delle sue riforme del lavoro e costituzionali? Un dialogo con questo Pd sarà possibile?
«Non sono qui in Italia per criticare i
vostri rappresentanti politici, tantomeno per commentare la vostra
agenda di politica interna. Pensa che possa essere io a suggerire al
vostro governo cosa deve fare e come lo deve fare o decidere quali
interlocutori debbano scegliere i nostri compagni italiani?
Assolutamente no. Le posso dire però che il signor Renzi va giudicato
adesso e in futuro per le scelte che farà per il suo Paese e per il
segno che esse porteranno. Sarà anche giudicato sulla base delle sue
alleanze politiche in Europa».
Nel senso?
«Mi riferisco al percorso che Angela Merkel considera virtuoso per l’Italia, per la Grecia e per tutta la zona Euro. Bisogna sapere che quello è un binario morto».
La Merkel come il diavolo.
«Non uso un approccio teologico con gli avversari politici. Certamente Syriza e Sinistra Europea lottano contro la politica dell’austerità che la Merkel ha imposto a tutti, eccezion fatta forse per il suo Paese. Noi ci battiamo per un’Europa democratica, non per l’Europa tedesca vestita di neoliberismo».
Lei non è di quelli, come i populisti,
che vogliono uscire dall’euro. Dopo le elezioni sarà inevitabile il
dialogo con gli esponenti del Pse?
«Milioni di cittadini europei credono alla moneta comune,
senza il corsetto dell’austerità, senza quelle politiche che allargano
sempre di più la distanza tra ricchi e poveri in tutti i Paesi. Con i
rappresentanti di questi cittadini possiamo trovare un linguaggio
comune».
In Italia i dati sulla disoccupazione
giovanile sono agghiaccianti. Si possono garantire nuovi posti di lavoro
con nuove ricette?
«Ci sono soluzioni già note dai tempi del New Deal.
L’austerità deve finire, bisogna rafforzare la domanda interna, ci
vogliono investimenti pubblici nelle infrastrutture, nel campo della
conoscenza. Noi europei non ci siamo indebitati per salvare le banche e
poi osservarle da lontano mentre tengono chiusi i rubinetti per
l’economia reale. Non abbiamo garanzie di successo ma la voglia di
batterci sì, quella ce l’abbiamo ».
Tsipras, ma un’altra Europa è possibile?
«La storia dell’umanità è piena di sogni
che sono diventati realtà. Queste elezioni sono un inizio potente per
rifondare l’Europa ».
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