di Umberto Eco*.
Recentemente un discepolo (tale Critone) mi ha chiesto:
"Maestro, come si può bene appressarsi alla morte?" Ho risposto che
l'unico modo di prepararsi alla morte è convincersi che tutti gli altri
siano dei coglioni.
Allo stupore di Critone ho chiarito. "Vedi," gli ho detto, "come
puoi appressarti alla morte, anche se sei credente, se pensi che mentre
tu muori giovani desiderabilissimidi di ambo i sessi danzano in
discoteca divertendosi oltre misura, illuminati scienziati violano gli
ultimi misteri del cosmo, politici incorruttibili stanno creando una
società migliore, giornali e televisioni sono intesi solo a dare notizie
rilevanti, imprenditori responsabili si preoccupano che i loro prodotti
non degradino l'ambiente e si ingegnano a restaurare una natura fatta
di ruscelli potabili, declivi boscosi, cieli tersi e sereni protetti da
un provvido ozono, nuvole soffici che stillano di nuovo piogge
dolcissime? Il pensiero che, mentre tutte queste cose meravigliose
accadono, tu te ne vai, sarebbe insopportabile.
Ma cerca soltanto di pensare che, al momento in cui avverti che
stai lasciando questa valle, tu abbia la certezza immarcescibile che il
mondo (sei miliardi di esseri umani) sia pieno di coglioni, che coglioni
siano quelli che stanno danzando in discoteca, coglioni gli scienziati
che credono di aver risolto i misteri del cosmo, coglioni i politici che
propongono la panacea per i nostri mali, coglioni coloro che riempiono
pagine e pagine di insulsi pettegolezzi marginali, coglioni i produttori
suicidi che distruggono il pianeta. Non saresti in quel momento felice,
sollevato, soddisfatto di abandonare questa valle di coglioni?"
Critone mi ha allora domandato: "Maestro, ma quando devo
incominciare a pensare così?" Gli ho risposto che non lo si deve fare
molto presto, perchè qualcuno che a venti o anche trent'anni pensa che
tutti siano dei coglioni è un coglione e non raggiungerà mai la
saggezza. Bisogna incominciare pensando che tutti gli altri siano
migliori di noi, poi evolvere poco a poco, avere i primi dubbi verso i
quaranta, iniziare la revisione tra i cinquanta e i sessanta, e
raggiungere la certezza mentre si marcia verso i cento, ma pronti a
chiudere in pari non appena giunga il telegramma di convocazione.
Convincersi che tutti gli altri che ci stanno attorno (sei
miliardi) sino coglioni, è effetto di un'arte sottile e accorta, non è
disposizione del primo Cebete con l'anellino all'orecchio (o al naso).
Richiede studio e fatica. Non bisogna accelerare i tempi. Bisogna
arrivarci dolcemente, giusto in tempo per morire serenamente. Ma il
igorno prima occorre ancora pensare che qualcuno, che amiamo e
ammiriamo, proprio coglione non sia. La saggezza consiste nel
riconoscere proprio al momento giusto (non prima) che era coglione anche
lui. Solo allora si può morire.
Quindi la grande arte consiste nello studiare poco per volta il
pensiero universale, scrutare le vicende del costume, monitorare giorno
per giorno i mass-media, le affermazioni degli artisti sicuri di sè, gli
apoftegmi dei politici a ruota libera, i filosofemi dei critici
apocalittici, gli aforismi degli eroi carismatici, studiando le teorie,
le proposte, gli appelli, le immagini, le apparizioni. Solo allora, alla
fine, avrai la travoltenge rivelazione che tutti sono coglioni. A quel
punto sarai pronto all'incontro con la morte.
Sino alla fine dovrai resistere a questa insostenibile rivelazione,
ti ostinerai a pensare che qualcuno dica cose sensate, che quel libro
sia migliore di altri, che quel capopopolo voglia davvero il bene
comune.
E' naturale, è umano, è proprio della nostra specie rifiutare la
persuasione che gli altri siano tutti indistintamente coglioni,
altrimenti perchè varrebbe la pena di vivere? Ma quando, alla fine,
saprai, avrai compreso perchè vale la pena (anzi, è pslendido) morire.
Critone mi ha allora detto: "Maestro, non vorrei prendere decisioni
precipitose, ma nutro il sospetto che Lei sia un coglione". "Vedi", gli
ho detto, "sei già sulla buona strada."
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