di Paolo Ferrero
Sabato
13 febbraio si terrà a Roma, organizzato da Rifondazione Comunista e dal
Partito della Sinistra Europea un convegno dal titolo “Sinistra: in
Europa la fanno plurale”. Vi saranno molti ospiti europei e un
rappresentante del Frente Amplio uruguaiano. Non crediamo
nell’importazione di modelli ma – essendo Rifondazione l’unica
formazione italiana aderente al Partito della Sinistra Europea – ci
sembra opportuno proporre un confronto con le altre esperienze di
sinistra antiliberista che si sono sviluppate in alternativa ai
socialisti e come esperienze plurali, non come partiti monolitici.
La
proposta che vogliamo avanzare e discutere nel convegno è molto
semplice: noi pensiamo che in Italia sia necessario dar vita ad una
forza politica unitaria e plurale che diventi il punto di riferimento
popolare per una alternativa antiliberista di sinistra. Per riuscire in
questo compito sono necessarie a nostro parere tre condizioni.
La prima è
che questo soggetto sia autonomo ed alternativo politicamente e
culturalmente al Pd, al fine di costruire un polo politico, non l’ala
sinistra del centro sinistra. Nell’inseguimento del centro sinistra e
nella velleità di condizionarlo è stata distrutta la credibilità della
sinistra di alternativa in questo paese.
La seconda è
che sia unitaria, perché solo il tratto unitario rende credibile ed
efficace la costruzione di uno spazio pubblico di aggregazione che vada
molto oltre i confini di chi oggi sta nei partiti.
In terzo
luogo è necessario che abbia un carattere democratico e partecipativo,
rifiuti la riedizione di forme pattizie che impediscono alle persone di
contare effettivamente e determini un rinnovamento del personale
politico, a partire dai volti più noti, come quello del sottoscritto.
Credo
che qualsiasi ambiguità su uno di questi tre punti è destinata a
ripetere film già ampiamente visti in questi ultimi vent’anni di
divisioni a sinistra. Penso che non possiamo permetterci di proseguire
una sorta di danza immobile in cui non si dà una risposta al vero
problema politico del paese: la mancanza di una sinistra che sia
percepita da vasti strati popolari come un punto di riferimento valido e
credibile.
Per
questo rispettiamo il partito che sta nascendo dall’incontro tra Sel e
una parte dei compagni che sono usciti dal Pd, ma riteniamo dannoso che
questo venga contrapposto all’avvio di un processo costituente di un
soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista. Il problema
che abbiamo dinnanzi non si risolve con la creazione di un nuovo partito
accanto agli altri, ma dando vita ad un effettivo percorso unitario.
Per
questo il convegno di sabato vuole quindi essere un punto di scavo e
proposta proprio sulle forme in cui costruire una sinistra degna di
questo nome. Il punto – positivo – da cui partiamo è che in Italia vi
sono oggi centinaia di migliaia di uomini e donne di sinistra, impegnati
sul piano sociale, culturale e politico, nei movimenti, che non fanno
parte di alcun partito. L’aggregazione e la valorizzazione di questa
militanza diffusa è decisiva per costruire una sinistra antiliberista
che dia vita ad una organizzazione e ad un processo partecipativo
popolare. Sottolineo questo elemento perché oggi non esiste una proposta
politica di sinistra che sia in grado di coinvolgere fasce
significative di popolazione. La militanza a sinistra sembra diventata
un fatto “privato” dei militanti, in un quadro di passivizzazione e di
delega sfiduciata. E’ del tutto evidente che non è pensabile sconfiggere
le politiche neoliberiste e i potentati che le sostengono senza
attivare un movimento popolare basato sulla partecipazione e sul
protagonismo di massa. Per questo ogni ipotesi di costruzione della
sinistra deve dar vita ad un vero processo costituente intrecciato con
la partecipazione, con le passioni del popolo.
Per
aggregare le persone che già oggi, in mille modi, si oppongono
alle politiche neoliberiste, è necessario un processo unitario che
riconosca e valorizzi la pluralità delle appartenenze e delle forme di
impegno. In cui possano sentirsi a casa comunisti, socialisti,
ambientalisti o chi ritiene che queste siano definizioni ideologiche
sorpassate, senza che questo venga messo ai voti. In cui le differenze
siano nominate e riconosciute ma non diventino elemento divisivo perché
la ragione fondativa del processo unitario è la comune lotta contro il
neoliberismo. In cui non si chiedano scioglimenti di partiti od
organizzazioni purché accettino la piena sovranità del soggetto unitario
per quanto riguarda la rappresentanza istituzionale, la definizione del
programma, la scelta dei gruppi dirigenti. Non esiste oggi un pensiero
politico forte in grado di unificare tutti e tutte dentro un nuovo
partito monolitico.
Un
processo unitario e non due o tre, perché l’unitarietà è la condizione
della sua credibilità ed efficacia. Senza chiedere a nessuno di
“accasarsi” sotto l’ala di qualcuno ma costruendo insieme la casa comune
della sinistra in forme democratiche – una testa un voto – mettendo al
centro la costruzione della proposta e dell’iniziativa politica. Sabato
discuteremo cioè di come fare un soggetto unitario e plurale che si
concentri sul 90% che ci unisce e lasci fuori dalla porta il 10% che ci
divide.
Da
questo punto di vista, le esperienze di aggregazione, chiaramente
alternative al Pd e nel contempo plurali e partecipate che si stanno
costruendo in varie città italiane, sono un incoraggiante segno di
speranza, testimoniato dalla bella intervista che ha dato a Il manifesto qualche
giorno fa Giorgio Airaudo, candidato sindaco a Torino. Noi, con quelle
caratteristiche, vorremmo costruire un soggetto politico unitario.
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