C’è vita a sinistra. Si tratta di fare i conti con la
crisi della politica: non ci serve un partito tradizionale. La sinistra
unitaria di cui abbiamo bisogno deve essere costruita dal basso, a
“bassa soglia di ingresso”, darsi una nuova classe dirigente.
Condivido molto l’appello di Marco Revelli e Argiris Panagopoulos nel manifesto del 29 luglio
nel contesto del dibattito sulla sinistra. Costruire «un soggetto
politico dichiaratamente antiliberista dotato della forza per
competere per il governo del paese in concorrenza con gli altri poli
politici» oggi non solo è necessario ma possibile.
Rifondazione Comunista da tempo avanza questa proposta politica: partiamo subito, noi ci siamo.
I punti di riferimento di questo soggetto mi paiono ben
delineati da Marco e Argiris: l’Unione Europea è una gabbia
d’acciaio neoliberista, costruita sull’austerità attorno agli
interessi dominanti tedeschi. Questa Europa è stata costruita
insieme da popolari, liberali e socialisti: a tutti costoro, alle
loro politiche, al blocco di potere e di interessi che
rappresentano, dobbiamo costruire un’alternativa. Si tratta di un
punto fondamentale in quanto la sinistra in questi ultimi vent’anni
si è sempre divisa sui rapporti con il PD e il partito socialista
europeo.
Oggi, dopo il vergognoso comportamento dei partiti socialisti
nella vicenda greca, la questione mi pare chiara: i “socialisti”
e non solo il PD renziano sono parte del problema e non della
soluzione. La sinistra deve costruire un’alternativa anche alle loro
politiche e non porsi in posizione emendativa, cioè subalterna.
Un’alternativa europea – che non lasci solo il governo greco – ed in
ogni singolo paese. La vicenda Greca ci parla chiaramente della
durezza dello scontro. Le classi dominanti europee non accettano una
dialettica democratica tra proposte alternative: sono
portatrici di una ideologia ed una pratica totalitaria che ha
messo fuori gioco completamente ogni ipotesi riformista.
Il socialismo europeo è fallito con l’attiva accettazione del
neoliberismo, così come i partiti socialisti europei
naufragarono cento anni fa di fronte alla prima guerra mondiale:
occorre costruire una alternativa da sinistra a questo fallimento
e al nazionalismo razzista che esso alimenta.
Per questo serve una sinistra antiliberista di governo –
italiana ed europea — che sappia avanzare proposte concrete su
cui ottenere il consenso popolare, rovesciando l’impostazione
dell’Unione Europea che favorisce il capitale distruggendo diritti
e democrazia.
Dentro questa crisi del capitalismo, occorre uscire dal
paradigma della scarsità, imposto attraverso l’austerità, al fine di
aumentare profitti e guerre tra i poveri. Tematizzare la
redistribuzione della ricchezza, del lavoro, del potere. Praticare
la riconversione ambientale e sociale dell’economia, aprendo un
percorso di cooperazione mediterranea. Serve un nuovo progetto
europeo che sappia sconfiggere l’incubo che è diventata l’Unione
Europea.
Su questo progetto lavorano da tempo il Gruppo Unitario della
Sinistra nel Parlamento Europeo e il Partito della Sinistra
Europea: credo sia necessario rafforzare queste esperienze per
dare corpo alla nostra prospettiva in Italia. Se il governo greco ha
dovuto subire il diktat della UE, questo è dovuto alla nostra
debolezza, alla debolezza della sinistra in Europa. Dobbiamo
colmare questo gap e parallelamente costruire un progetto sul
piano nazionale per il diritto al lavoro, i diritti sociali e civili,
la democrazia.
Oggi la forza di Renzi non sta nel consenso di cui godono le sue
proposte e nemmeno nell’assenza di singole proposte alternative.
La sua forza sta nell’assenza di una forza di sinistra, civile
e credibile, in grado di proporre un cambiamento complessivo e di
agire la speranza nel vivo del conflitto sociale.
Per questo serve un soggetto unitario della sinistra: non due o tre in concorrenza elettorale tra di loro.
L’unità è la condizione per dar vita ad un processo aperto,
democratico, partecipato che sia rivolto a tutti e tutte coloro che
vogliono costruire una alternativa al PD e al resto del quadro
politico.
Non si tratta solo di mettere insieme i partiti. Si tratta di
costruire uno spazio politico ove gli uomini e le donne, i compagni
e le compagne che operano a sinistra, nei sindacati, nelle
associazioni, nei movimenti, nei comitati, possano riconoscersi
e ricominciare a “fare politica”.
Si tratta di fare i conti con la crisi della politica: non ci serve
un partito tradizionale. La sinistra unitaria di cui abbiamo
bisogno deve essere costruita dal basso, a “bassa soglia di ingresso”,
darsi una nuova classe dirigente.
Un soggetto politico che a partire da un progetto politico
chiaro e condiviso sia in grado di essere il punto di riferimento
per tutti e tutte coloro che sono impegnati nella trasformazione
sociale, valorizzando le diverse forme di militanza, le diverse idee,
i diversi percorsi, sconfiggendo il settarismo che non
riconosce l’altro impedendo il dialogo e la costruzione di un
comune progetto politico.
Per questo serve un grande processo democratico e di
partecipazione — una testa un voto – evitando i limiti di
precedenti esperienze basate su una logica pattizia di vertice.
Individuiamo subito un percorso possibile di assemblee
territoriali che prepari un primo momento nazionale in autunno.
Definiamo una carta di intenti e alcune semplici regole che per
mettano di organizzare un percorso democratico per cominciare
a discutere. Noi comunisti e comuniste di Rifondazione riteniamo
questo percorso necessario. Vediamoci subito!
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