In silenzio, sotto la pioggia, in colonne ordinate, migliaia di zapatisti sono scesi dalle loro comunità nelle montagne
del sudest messicano del Chiapas e hanno “occupato” pacificamente le
strade di San Cristobal de las Casas, Ocosingo e Las Margaritas.
Marciando con in mano la bandiera dell’Ezln
(nera con una stella rossa) e la bandiera messicana, sono tornati ad
appropriarsi delle strade. Proprio come avevano fatto il 1° gennaio del
1994, ma stavolta senza armi, nemmeno di legno, come le avevano quel
giorno.
L’atto simbolico è durato poche ore, nel giorno in cui dappertutto si aspettava, senza alcuna ragione, la fine del mondo, i discendenti dei Maya hanno approfittato della fine del trdicesimo bak’tun per tornare a manifestarsi.
Dopo
anni di silenzio l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale torna a
far parlare di sé. Lo fa non per celebrare la “fine del mondo”, ma per
ricordare il massacro di Acteal, avvenuto 15 anni fa, il 22 dicembre 1997, ad opera di un gruppo paramilitare appoggiato dallo Stato messicano.
Quel
22 dicembre circa 100 uomini armati attaccarono e assassinarono
quarantacinque persone, indigeni tzotziles, tra i quali diciotto bambini
e ventidue donne, che facevano parte del gruppo zapatista “las Abejas”,
mentre pregavano in una piccola cappella nella comunità di Acteal, in
Chiapas.
A tutt’oggi quel massacro non ha colpevoli, anche se il
30 gennaio del 2008 la Comisión Civil Internacional de Observacion por
los Derechos Humanos (CCIODH) ha segnalato che esiste una chiara responsabilità dello Stato messicano per il massacro.
Forse è per questo motivo che l’allora presidente della repubblica, Ernesto Zedillo,
è stato accusato di essere il mandante politico dell’eccidio. Oggi
Zedillo risiede negli Stati Uniti, dove da settembre scorso ha ottenuto
l’immunità diplomatica proprio per non subire un processo per il
massacro di Acteal in territorio statunitense.
Le strade delle tre città che erano state occupate nel 1994 si sono riempite di più di 20mila persone in passamontagna che hanno marciato in silenzio, ordinatamente, pacificamente.
In
coincidenza con l’inizio di una nuova era e a poche settimane dal
ritorno al potere del Partido Revolucionario Institucional (PRI) hanno
manifestato la loro presenza, la loro lotta, la loro capacità
organizzativa, senza pronunciare una sola parola.
Si attende
comunque un comunicato ufficiale del Comité Clandestino Revolucionario
Indígena – Comandancia General dell’Ezln, organo ufficiale degli
zapatisti.
Nel frattempo il Messico si è accorto della nuova
generazione di zapatisti, quelli nati e cresciuti nelle comunità
autonome che si sono sollevate quasi 20 anni fa. Già sensibilizzati,
scolarizzati nei centri educativi comunitari, riportano di attualità le istanze che non sono ancora state risolte, in un momento in cui il popolo del Messico vive abusi e violenze di ogni genere.
In serata è stato diffuso il comunicato firmato dal Subcomandante Insurgente Marcos. Dice così.
Comunicato del Comité Clandestino Revolucionario Indigena – Comandancia General del Ejercito Zapatista de Liberación Nacional
Messico
21 dicembre 2012
A chi corrisponda:
AVETE SENTITO?
è il suono del vostro mondo che cade a pezzi
è quello del nostro che risorge
il giorno che è stato il giorno, era notte
e notte sarà il giorno che sarà il giorno
democrazia!
Messico
21 dicembre 2012
A chi corrisponda:
AVETE SENTITO?
è il suono del vostro mondo che cade a pezzi
è quello del nostro che risorge
il giorno che è stato il giorno, era notte
e notte sarà il giorno che sarà il giorno
democrazia!
libertà!
giustizia!
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