Perché chiediamo un Monti bis quando ce l'abbiamo già? Il nostro premier
è già doppio, un giorno dice una cosa e il giorno dopo il contrario,
passa da catastrofista a ottimista, annuncia sventure e salvezze. A
Dubai spiega in perfetto inglese che la catastrofe è evitata e gli
investitori stranieri stanno tornando, sull'aereo si toglie il vestito
blu, indossa una tuta di cuoio sadomaso.
E dice che la recessione continua, il servizio sanitario è a rischio e
bisognerà tassare ancora. Un giorno l’Unione europea è solida come
l’Impero di Carlo Magno e il giorno dopo è la Regione Lazio. Ocse e
Bankitalia dicono il contrario del premier, e lui si guarda bene dallo
smentirli. Quale è il motivo di questi voltafaccia? Suggeriamone tre.
Uno: Monti e i suoi soci fanno i furbi: come tutti gli economisti
sanno che più confondono le acque, più i cittadini si disorientano e più
gli specialisti possono continuare i loro affari.
Due: Monti ha capito che se Silvio è riuscito a governare vent’anni sparando cifre false e balle incoerenti forse può riuscirci anche lui.
Tre, siamo governati a nostra insaputa da due gemelli: Mario Monti, e Piermario Monti. Li puoi distinguere solo da un particolare: uno quando dice la parola “tasse” piange, l’altro ride, ma poi decidono le stesse cose. Solo Montezemolo riesce a distinguerli dall’odore del dopobarba.
Due: Monti ha capito che se Silvio è riuscito a governare vent’anni sparando cifre false e balle incoerenti forse può riuscirci anche lui.
Tre, siamo governati a nostra insaputa da due gemelli: Mario Monti, e Piermario Monti. Li puoi distinguere solo da un particolare: uno quando dice la parola “tasse” piange, l’altro ride, ma poi decidono le stesse cose. Solo Montezemolo riesce a distinguerli dall’odore del dopobarba.
L’ultima trasformazione di Monti Bis è sul Natale. Prima ha detto che
gli italiani potranno tornare a spendere. Poi si è messo le mutande di
cuoio e insieme alla sezione Maya dell’Istat ha annunciato che sarà un
Natale miserabile. Già sono state pubblicate le statistiche, le nere
previsioni, le vendite in calo, i torroni invenduti. Negozianti e
clienti si guardano con odio. Non possediamo più l’arte di arrangiarci,
l’abbiamo sostituita con l’arte di lamentarci. Cerchiamo di capire come
sarà questo Natale di crisi.
L’albero di Natale. Ci sarà una tassa sugli ornamenti. Quindi addio
agli alberi di Natale carichi di palle colorate e festoni argentei. Non
possiamo neanche tornare ai vecchi alberi decorati con dolciumi e
candeline, i dolciumi saranno il necessario pasto, le candeline
serviranno se ci tagliano la bolletta. E se non siamo capaci di fregare
un abete da un bosco, anche l’albero è un lusso. Si dovrà fare il ficus
di Natale, o il cactus di Natale, o il nonno di Natale avvolgendolo di
luci intermittenti quando si addormenta.
Qualcuno potrebbe riciclare quei terribili pupazzi – abete che roteano gli occhi e cantano White Christmas con la voce della Cancellieri. Ma risulta che l’ottanta per cento di queste orrende creature sia stata eliminata a bastonate, oppure sbranata dai cani. In quando alla letterina a Babbo Natale, i bambini stiano attenti a chiedere troppo: copia delle letterine dovrà essere consegnata a Equitalia che vedrà se c’è coerenza tra le richieste del pargolo e il reddito familiare. Una frase come “vorrei un costume da Zorro” potrebbe anche provocare un incursione con lancio di lacrimogeni.
Qualcuno potrebbe riciclare quei terribili pupazzi – abete che roteano gli occhi e cantano White Christmas con la voce della Cancellieri. Ma risulta che l’ottanta per cento di queste orrende creature sia stata eliminata a bastonate, oppure sbranata dai cani. In quando alla letterina a Babbo Natale, i bambini stiano attenti a chiedere troppo: copia delle letterine dovrà essere consegnata a Equitalia che vedrà se c’è coerenza tra le richieste del pargolo e il reddito familiare. Una frase come “vorrei un costume da Zorro” potrebbe anche provocare un incursione con lancio di lacrimogeni.
Babbo Natale. Se qualcuno cammina sui tetti con la barba lunga non
illudetevi: non è Santa Claus, è un pensionato che dà la caccia ai gatti
per cucinarli. In quanto ai giocattoli, ne arrivano milioni dalla Cina,
e la Finanza li sequestra perché sono tossici e pericolosi. Non
conosciamo analoghi interventi su merendine americane, bibite
semialcoliche per dodicenni e applicazioni per telefonino.
Il presepe. Tutto sarà regolamentato. Il Vaticano non vuol pagare
tasse sugli alberghi di lusso. Però la capanna non è un cinque stelle,
ma ha una stella sola, anche se cometa. Equitalia ha chiesto tempo per
decidere quale tassa applicare. Grandi cambiamenti nell’arredamento. Il
Papa ha detto che il bue e l’asinello quella notte non c’erano. Non si
sa chi glie l’ha detto, se lo Spirito Santo o un Corvo. Senza bue e
asinello la capanna non sarà riscaldata, ma è meglio che il bambinello
nasca al freddo, così quando arriverà a scuola sarà abituato. In ogni
presepe sono concesse cinque statuine, e cinque pecorelle. Un numero
maggiore di presenze, specialmente con musica celestiale, verrà
considerato rave party e quindi proibito. I re magi, in tempo di crisi,
porteranno come doni un dattero in tre.
Regali. Anzitutto riduciamo il materiale scolastico, perché tagliare i
fondi alla scuola è da sempre la priorità di ogni governo. Addio
confezioni di ventiquattro matite colorate. Addio astucci rigonfi, gomme
morbide e temperini sfavillanti. Dovrà bastare una sola biro. E dovrete
comprarla perché quest’anno le banche non regaleranno strenne né penne.
Anzi, quando entrate in una filiale, attenti a lasciare la borsa negli
armadietti. Il regalo scolastico più utile è certamente il quaderno di
carta igienica riciclabile, perché il governo italiano non può
dissanguarsi per le manie di pulizia degli scolari. Quindi prima
scrivete il tema, poi usate la carta del tema per i vostri bisogni. È
sconsigliato invertire le due operazioni.
Abbigliamento. Tagli del cinquanta per cento. Comprate solo la metà
inferiore dei pantaloni, quella che sporge dal cappotto, come nei film
di Totò. Il costoso chinchilla non è più di moda, torna molto chic la
nutria, abbiamo visto le sorelle Fendi a caccia nel Tevere. Gli stilisti
useranno modelle di un metro e quaranta.
Libri. Tutti ripetono che costano troppo. Quindi per risparmiare
comprate un tablet da settecento euro con cui potrete scaricare tutti i
volumi che volete. Poi giocateci ai videogame, guardate le puntate
televisive registrate, chattate da treno a treno, twittate, usatelo come
vibratore per i piedi e finalmente leggete dieci righe di libro, ma
soprattutto usate le applicazioni, scoprite quante volte Tolstoi usa la
parola “sebbene” e leggete il testo del Pulcino Pio in urdu.
Naturalmente il tablet andrò cambiato ogni anno, non potete farvi vedere
in giro con un modello vecchio. Sarà un bel risparmio.
Il cibo. Nel tempo in cui un’ora su due in televisione è dedicata
alla cucina, e presto verrà servita l’amatriciana nei dibattiti, forse
solo il cibo non subirà flessioni di vendita. Però, per risparmiare,
ecco alcune ricette povere.
Minestra di fagioli al cucchiaio. Cucinate un abbondante minestrone
di fagioli. Poi lasciate nella pentola i mestoli e i cucchiai necessari
per servirla in tavola. Lentamente essi sprofonderanno nella palude
della zuppa. Dopo una settimana, il metallo si sarà unito al minestrone e
potrete mangiare sia la minestra, sia le posate. Vi riempirà lo stomaco
e il ferro fa bene alle ossa.
Panettone plen air. Prendete un panettone e lasciatelo sulla tavola.
Verrà depredato dell’uvetta e dei canditi in poco tempo. A questo punto
riempite ogni buchetto scavato con aria compressa. Otterrete un
panettone grande come una mongolfiera. Riempie moltissimo. Attenzione
però a eventuali flatulenze, perché il redditometro le considera
parametri di lusso.
Polpettone Ticonosco. Tirate fuori dal surgelatore tutti gli avanzi
dell’anno passato e confezionate un polpettone esattamente uguale a
quello del Natale 2011. Se qualcuno si lamenta del sapore, ditegli che
fa dell’antipolitica.
Insalata alla bancaria. Prendete al mercato, o rovistando nella
spazzatura, due cespi di insalata malaticcia, una carota esangue e una
cipolla depressa. Al momento di condirli vi rendete conto che siete
rimasti senza olio. Andate dal vicini di casa per chiederne un bicchiere
in prestito. Vi diranno che per prestarvi un po’ d’olio, dovete fornire
come garanzia l’attestato che possedete una damigiana d’olio, o un
frantoio in Puglia. Se no come possono essere sicuri che lo
restituirete? Mangiate l’insalata condita con acqua e sale, riflettendo
sul perché si chiama bancaria.
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