di Andrea Lupi e Pierluigi Morena, Il Fatto Quotidiano
Sul sito web di “Podemos”, il movimento politico nato lo scorso marzo sulla spinta degli indignados, campeggiano i dati del successo elettorale: “1.245.948 voti, 5 eurodeputati, Claro que podemos!”.
E poi i nomi degli eletti, Pablo Iglesias, il leader, docente di Scienze politiche all’Università Complutense di Madrid, una maestra, un ex pubblico ministero impegnato nell’anticorruzione, una disoccupata, un ricercatore. Dalle lunghe occupazioni della “puerta del Sol” di Madrid ai palazzi delle istituzioni europee.
I cinque eletti hanno già annunciato di voler entrare nel gruppo della sinistra radicale del greco Alexis Tsipras.
Il programma della formazione che ha sparigliato il panorama politico spagnolo, da sempre fondato sull’asse tra i conservatori del PP e i progressisti del PSOE, è il frutto delle proposte dei circoli collettivi, suffragate da referendum sul Web. Si incentra su sei punti, obiettivi politici preceduti da due verbi: “conquistare” e “recuperare”. Conquistare la libertà, l’uguaglianza, la sovranità. Recuperare l’economia, la fratellanza, la terra.
Le ricette politiche proposte sono radicali: riduzione drastica dell’Iva per i beni di prima necessità cui fa da contraltare un aumento dell’imposta fino al 35% per i beni di lusso. Lotta senza quartiere all’evasione fiscale, con l’eliminazione dei paradisi fiscali nell’Unione europea, inasprimento delle sanzioni per reati fiscali e introduzione della Tobin tax per le transazioni finanziarie.
E poi moratoria dei debiti per le famiglie in difficoltà nel pagamento dei mutui. Politiche di apertura verso le nuove immigrazioni dall’Africa, con revisione delle misure Frontex e l’abbattimento dei recinti divisori innalzati negli enclavi spagnoli di Melilla e Ceuta. Infine due misure che sembrano mutuate dal M5S nostrano: referendum obbligatorio su tutti i temi rilevanti e reddito minimo di cittadinanza.
I leaders di “Podemos” non hanno esultato per l’affermazione elettorale del movimento, né per il tracollo dei partiti tradizionali. L’obiettivo vero della nuova formazione rimane quello di abbattere la casta, proposito comune a tanti movimenti europei.
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