sabato 31 maggio 2014

“Per la costituente della sinistra italiana”


Paolo-Ferrerodi Intelligonews – La sinistra è pronta alla costituente che non significa mera unità dei vari partiti, ma partecipazione reale del popolo attraverso discussione e condivisione.
Questo il messaggio lanciato da Paolo Ferrero nell’intervista a IntelligoNews, due giorni dopo il successo elettorale delle europee che ha visto “L’Altra Europa con Tsipras” superare la fatidica soglia del 4%.
Per Ferrero la sinistra è tutt’altra cosa dal governo Renzi, definito centrista e con un programma di riforme di destra…
L’Altra Europa al 4% è un successo per la sinistra italiana?
«Abbiamo preso il 4% in una condizione disperante, senza avere un soldo e inseriti nello schema finto del voto utile visti i distacchi abissali. Anche nelle condizioni difficili vi è dunque un popolo della sinistra che si è riconosciuto in noi e nella proposta di Tsipras candidato presidente in alternativa a Schulz. Il successo è in questo dato».
La costruzione di un’unità d’intenti e di simboli, avviata a sinistra con queste elezioni, è ormai un punto di non ritorno o siamo ancora ad una fase embrionale?
«Dobbiamo innanzitutto essere coerenti con questo indirizzo, costruendo su questa base di partenza una partecipazione reale del popolo di sinistra che è molto più ampio delle sole forze organizzate nei partiti.
Occorre avviare un percorso partecipato facendo una specie di social forum della sinistra, una fase costituente dove l’elemento della discussione e della condivisione, con i dovuti tempi, modi e luoghi sia al centro. La volontà politica per realizzare tutto questo c’è ed è forte».
Un elettorato al quale non è piaciuto il corteggiamento di Berlinguer da parte di Grillo. Sarebbe servita maggiore prudenza…
«Grillo ha provato a fare la spugna assorbi tutto, dicendo cose e avendo modi opposti a quelli di Berlinguer e della sinistra. Noi siamo pronti ad avanzare proposte concrete e respingiamo la politica fatta di insulti».
Una proposta per l’Europa?
«Draghi farà un’operazione di finanziamento delle banche, presentata come misura contro l’austerità, ma che in realtà è l’ennesimo regalo al sistema finanziario internazionale. Si continua ad alimentare la malattia presentandola come la medicina.
Noi diciamo a Draghi di acquistare immediatamente titoli di Stato al tasso di interesse dello 0,25%! Pensiamo che l’Italia oggi paga con interessi al 5% che hanno portato a 80 miliardi di interessi. Se si facesse un’operazione di passaggio del debito nazionale dei singoli Paesi alla Banca centrale con il tasso dello 0,25%, avremmo almeno il dimezzamento della quota degli 80 miliardi che paghiamo per interessi.
Questa è una proposta concreta che non parla di uscita dall’euro, ma di politiche che mettano al centro le persone».
Venendo all’Italia, Renzi ha avuto ora quella legittimità popolare che gli mancava. Quanta sinistra c’è in questo governo?
«La sinistra è una cosa, il centrosinistra un’altra. Separare i nomi è alla base di ogni riflessione politica.
In Italia abbiamo un centrosinistra che governa con il centrodestra, esattamente come fa la Merkel in Germania. La distanza tra noi e il centrosinistra è molto forte, visto che loro promuovono, addirittura codificano politiche neo-liberiste: tra Merkel e Renzi non vi è differenza sulle politiche economiche».
Sulle riforme?
«Lì il programma del governo Renzi è specificatamente di destra! L’idea di demolire l’elegibilità diretta del Senato, introducendo un premio di maggioranza alla Camera con l’aggravante dell’espellere le minoranze dal Parlamento è roba di estrema destra.
Tutto questo per arrivare al presidenzialismo e, dunque, al plebiscitarismo.
Renzi guida dunque un governo centrista, a maggioranza di centrosinistra con un programma di riforme di destra».
L’aver scelto un leader forte come Tsipras per queste elezioni segna un cambio di metodo della sinistra, solitamente restia nell’identificarsi con un capo?
«Credo di no perché Tsipras non era l’uomo della provvidenza, ma l’esemplificazione di un simbolo.
Non vanno inseguiti i vari Grillo, Renzi e Berlusconi nella personalizzazione teatralistica della politica. La sinistra può crescere non perché ricerca l’uomo della provvidenza, ma perché spezza la spirale dell’assimilazione di massa, del consenso passivo, del plebiscito! Questo è il problema dell’Italia: la gente soffre individualmente e non ha percorsi collettivi. A noi il compito di ricostruire lotta, unità, solidarietà! Per questo non avremo mai un leader a cui delegare tutto, l’uomo solo al comando…».

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