mercoledì 28 maggio 2014

La prima mossa di Renzi? Il 13 giugno la "riforma" del pubblico impiego ma senza il rinnovo dei contratti



Con il blocco dei contratti tra il 2010 e il 2014 i lavoratori della P.A hanno perso in media 9.000 euro di potere d'acquisto, quasi 3.000 dei quali in questo ultimo anno. Il calcolo arriva dal responsabile settori pubblici della Cgil, Michele Gentile che sottolinea come ogni punto valga 22 euro e come siano stati persi nel complesso circa 10 punti. Questo non turba più di tanto il Governo che, anzi, sulla retorica degli “80 euro” ci ha impostato una intera campagna elettorale. A metà giugno Renzi è pronto a far saltare i dipendenti pubblici sulla base del piano Cottaroli, ovvero la spending review, senza però mettere un euro per il rinnovo dei contratti di lavoro. Prima bisogna vedere quanto i sindacati sono pronti a tagliare. 

La riforma della pubblica amministrazione sarà uno dei primi atti del Governo rafforzato dall’exploit di Renzi. L’esecutivo, come previsto, vuole spendersi il bonus per tagliare qualche decina di migliaia di posti di lavoro, e di servizi, e poi semmai pensare al rinnovo dei contratti di lavoro. Ieri il ministro della P.A, Marianna Madia è stata molto chiara in proposito. Prima la riforma della pubblica amministrazione e poi la ricerca delle risorse necessarie per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, bloccati almeno fino al 2014 ma di fatto ancora senza stanziamenti fino al 2017. Di busta paga si parlerà in seguito.

Intervenendo al Forum della pubblica amministrazione, tra le contestazioni di Usb, Madia ha ribadito l'intenzione del Governo di varare la riforma il 13 giugno, il tema e' la maggiore efficienza della macchina pubblica. Ma sul tavolo non manchera' il punto sui contratti, fuori però dai 44 annunciati dal ministro e dal premier Renzi ma aggiunto al confronto da Cgil, Cisl e Uil. Madia ha ribadito che si puntera' alla mobilita' volontaria dei lavoratori tra le amministrazioni piuttosto che a quella coatta e che si si vuole abrogare l'istituto del trattenimento in servizio con la probabile liberazione fino al 2018 di circa 10.000-13.000 posti.

''Intesa? non so - ha detto Madia sulla possibilita' che si trovi un accordo con i sindacati. Certamente li incontrero' e li ringrazio di aver raccolto la sfida di commentare tutti e 44 i punti della riforma. Il 45esimo, quello del rinnovo dei contratti lo condivido concettualmente. Il problema e' che ci troviamo in un momento nel quale le risorse non sono tante.
Madia mette su tavolo uno schema che sembra ricavato pari pari da una bella favoletta: “Spero vivamente che in Italia riparta la fiducia –dice - e che attraverso questa ondata di speranza si rimetta in moto lo sviluppo e che potremo di nuovo sbloccare i contratti''.
''Siamo pronti alla sfida sulle risorse per il rinnovo dei contratti'', hanno risposto a stretto giro i sindacati del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil sottolineando che bisogna ''cambiare davvero la pubblica amministrazione, migliorando i servizi e recuperando risparmi per retribuire meglio chi lavora al servizio delle comunita'".

I sindacati sono ''pronti alla sfida sulle risorse per il rinnovo dei contratti'', hanno scritto i sindacati di categoria in una nota firmata dai segretari generali del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili. I tre hanno spiegato che presenteranno le proposte dei lavoratori ''per cambiare davvero la pubblica amministrazione, migliorando i servizi e recuperando risparmi per retribuire meglio chi lavora al servizio delle comunità". "Cinque anni di blocco dei contratti, dieci di limitazione del turn-over e cattivo utilizzo della flessibilità' – si legge nella nota - sono vere ingiustizie ai danni non solo dei lavoratori, ma anche di cittadini e imprese. Bene che il ministro lo riconosca, ora si tratta di cambiare totalmente approccio”.

Infine, dai Cobas del pubblico impiego arriva la segnalazione dell'ennesima circolare che passando al setaccio i contratti decentrati degli enti locali  per scoprire qualche “indebita” attribuzione costringe i lavoratori a restituire le somme già avute. "Se qualcuno pensa ancora che i comunali siano dei privilegiati si legge in un comunicato - dovrà ricredersi verificando la perdita di potere di acquisto e provvedimenti costruiti ad arte per imporre la restituzione di soldi con contratti aziendali giudicati impropri". La circolare ministeriale in questione è quella che interviene in merito all'articolo 4 delle legge 68 del 2 Maggio 2014 per il recupero “in via graduale” delle “somme attribuite al di fuori dei vincoli economici e normativi prescritti per la contrattazione integrativa”. "In questo scenario il ruolo dei Comuni (e dell'Anci) - aggiungono i Cobas - è di piena collaborazione con il Governo per colpire il salario dei lavoratori e delle lavoratrici e mettere mano ai fondi della contrattazione decentrata per ridurne l'importo e di conseguenza erogare minore produttività". Da qui ai prossimi mesi saranno fornite indicazioni applicative ai Comuni, in base alle quali i dirigenti degli enti locali possono rivalersi sui fondi della produttività, insomma sul salario del personale.

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