giovedì 13 dicembre 2012

Arancioni di lotta e di governo di Francesco Piobbichi


Sala gremita, grandi aspettative e grandi emozioni, da oggi gli “orange” sono una novità nello scenario politico italiano. Con loro c'è Ingroia che interviene dal Guatemala auspicando una rivoluzione civile, e -come attenti osservatori - Rifondazione, IDV, i firmatari di “Cambiare si può” , Verdi ed esponenti della società civile. Si rivedono anche i compagni che sbagliano come quelli del Pdci freschi dalle primarie, che tentano di rientrare in basso a sinistra dopo non aver sfondato in alto a destra. Sel non è pervenuta, come il PD che non commenta. L'idea di fare una operazione “cool” c'è tutta, ed è molto autocentrata su Luigi De Magistris. Il sito con il quale si è lanciata la giornata (www.movimentoarancione.com) è molto ben fatto, ricalca in qualche modo il modello Vendola prima maniera senza l'eccesso di personalismo che ha contraddistinto la lunga campagna delle prirmarie del presidente della Regione Puglia. Le fabbriche di Nichi sono così sostituite dalle officine arancioni. De Magistris ha giocato sull'attesa, ha voluto dimostrare la sua forza, ed ha vinto la scommessa sul terreno della visibilità anche se ha annunciato che non si candiderà. Lui è il sindaco di Napoli, e li resterà. De Magistris conclude le due ore d'interventi in cui si alternano vari soggetti della politica, del mondo del lavoro e dell'associazionismo in maniera impeccabile. Evita di finire sui temi sconttanti. Il discorso finale di “Gigino” è bello, ed è quello di un partigiano della Costituzione. Difende Ingroia e fa capire che non è più il tempo dello “scassamo tutto”, oggi c'è bisogno di costruire dice ad una platea attenta. Parla di un movimento con la schiena diritta, ma chi pensava che ieri qualcosa sarebbe successo sul tema delle alleanze rimane con la bocca asciutta. Ed è questo forse il limite dell'intera giornata. Per evitare di annoiarvi non si riportano le migliaia di voci che si rincorrono su questo tema, ma dovendo riassumerle tutte si potrebbe dire che non c'è ancora nulla di serio al riguardo. Il quarto polo insomma ha una gamba, quella del movimento arancione che traballa e non scioglie le riserve sulla questione alleanze, mentre il movimento di “cambiaresipuò”  va avanti e si territorializza. Di Pietro invece continua ogni giorno a suonare il campanello di casa Bersani, ma la porta, almeno per ora, non si apre. In poche parole l'idea che Tonino ripropone è quella di chiedere a Bersani una sorta di riproposizione della foto di Vasto con sfondo arancione cercando di “contrattare” con Bersani l'inversione ad U rispetto all'agenda Monti. De Magistris sembra in sintonia con questa richiesta di dialogo, attende e con lui attendono come una catena di Sant'Antonio anche il Pdci e, in qualche modo i Verdi. Da vedere tra l'altro, se questa apertura di dialogo avvenga prima o dopo le elezioni politiche, non è dato quindi sapere cosa faranno gli arancioni e cosa deciderà il loro leader. Chiudere un accordo con il PD chiedendo di abbandonare l'agenda Monti è di fatto una sorta di missione impossibile dati i tempi, e - detto da chi scrive - anche abbastanza lontana dalle scelte di fondo del PD riconfermate dall'intervista di Bersani sul Wall Street Journal. Pesa il giudizio dei mercati per un eventuale allargamento a sinistra, pesano i veti dei centristi del pd, ed ancora di più  gli attacchi a Giorgio Napolitano ritenuti da molti come macchia indelebile . A prova dell'ostilità del campo progressista si riporta a titolo di esempio l'articolaccio di Conchita Sannino su Repubblica.it che invece di riportare un'assemblea che aveva tutto un altro segno inquadra come elemento centrale della giornata gli attacchi a Giorgio Napolitano di De Magistris e Sonia Alfano . Una polemica questa che non fa che complicare i piani di chi prova ad aprire un'alleanza competitiva con il PD al di fuori del meccanismo delle primarie. Ma il quarto polo non è soltanto tattica, e in questi giorni molto si muove, l'appello di “cambiaresipuò” pur in un contesto “caotico ” sta espandendosi nei territori. Ad oggi, le assemblee previste per le giornate del 14 – 15 – 16 dicembre sono circa un centinaio in tutto il territorio italiano e dovranno dare il via dal basso alla giornata del 22 dicembre che deciderà come proseguire il percorso della presentazione di una lista alternativa in tempi brevissimi. Questo percorso si dice è intrecciato alla lista arancione, stride però la richiesta di democrazia e partecipazione delle assemblle con la trattativa nelle sedi chiuse che qualcuno sta facendo per capire dove collocarsi. Un tema questo che in molti sollevaranno nelle assemblle dove si fa strada l'ipotesi di decidere tutto sulla base di una testa un voto.  Un meccanismo questo che potrebbe diventare interessante, dato che a differenza del PD non dovrebbe decidere semplicemente i candidati ed il capolista ma anche un programma partecipato, frutto di assemblee territoriali che rimettono al centro la politica come metodo di azione collettiva.

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