Ieri l’affondo contro i dissidenti. Oggi Beppe Grillo torna a parlare dal blog, passando ai fatti: «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle», scrive. «Li
prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica
con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la
loro brillante attività di consiglieri».
Lo
stesso Favia, nei giorni scorsi, aveva detto che il leader dei 5Stelle
non avrebbe potuto espellerli dal Movimento, ma avrebbe potuto impedire
loro l’utilizzo del logo. E in un’intervista ad Affaritaliani, Federica Salsi
racconta i retroscena di quanto accaduto e commenta l’annuncio di ieri
di Beppe Grillo «Fuori dalle palle». Raccontando di aver già ricevuto
notifica via lettera dell’inibizione a usare il simbolo dei 5Stelle. «Il dissenso non è concepito all’interno del Movimento», dice la consigliera ad Affaritaliani. «I
partiti, con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono
più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio».
Quello che secondo la consigliera emerge da quanto sta accadendo in questi giorni non è un «progetto
politico ma uno slogan elettorale. Viene il dubbio se non via sia la
volontà solo di aumentare il volume di affari del blog di Beppe». Anche perché i candidati scelti con le Parlamentarie «non sono minimamente preparati», dice la Salsi.
«Siamo all’inizio del crollo», è il commento a caldo di Valentino Tavolazzi,
il consigliere comunale di Ferrara, che è stato uno dei primi espulsi
dal comico genovese, per aver partecipato ad un incontro a Rimini di
dissidenti lo scorso anno.
di Angela Gennaro, Pubblico
Grillini, abbattete la dittatura digitale
di Federico Mello, Pubblico
Dopo Valentino Tavolazzi, la lista
di Cento in provincia di Ferrara, dopo Raffaella Pirini a Forlì,
Fabrizio Biolè in Piemonte, oggi è arrivato il nuovo siluro di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio contro Giovanni Favia e Federica Salsi.
Il delirio di onnipotenza del blogger che voleva cambiare la politica e ora gestisce come un fan club personale
un movimento da 100 parlamentari, è sotto gli occhi di tutti. Mentre i
bilanci della Casaleggio rimangono segreti, piuttosto, partono le
querele contro chi prova a chiedere che fine faranno i soldi che Grillo
ha già “precettato”: sarà lui direttamente a gestire i fondi parlamentari a Cinque Stelle.
Il
partito di Grillo, per volontà diretta del “capo politico” e del suo
riccioluto dioscuro, non ha sedi fisiche, non organi di controllo e di
garanzia, non ha procedure con le quali i militanti possano chiedere
chiarimenti o esprimere dissenso. Non è un caso: la “democrazia diretta”
vista dal comico genovese è verticale, un’azienda più che un movimento, un businnes digitale più che una proposta politica.
Iscritti
e militanti, per non far cadere il loro partito ulteriormente nel
ridicolo, proprio da oggi dovrebbero cominciare ad abbattere la
dittatura digitale. Dovrebbero raccogliere firme, incontrarsi, parlarsi. Dovrebbero buttare le tastiere e cominciare a guardarsi in faccia.
I 5Stelle, se vogliono mantenere anche solo un residuo di quello che era il loro bel movimento,
dovrebbero smetterla di fidarsi dei commenti online, quelli sul sito di
Grillo, su questo sito, sui siti di altri giornali: non esprimono
nulla, possono essere facilmente manipolati da “menti lucidissime che di
dinamiche umane se ne intendono”. Dovrebbero smetterla di fidarsi di
sondaggi online, rating, like, share e retweet: bastano una decina di fake per far apparire quello che non è.
I
5Stelle, da oggi, se vogliono smettere di essere “grillini”, dovrebbero
insomma smetterla di fidarsi della Rete: è ormai chiaro che quella la
controlla Casaleggio con il polso di ferro e unicamente per i suoi
scopi. Meglio la vecchia democrazia rappresentativa. È più faticosa, ma almeno è di tutti. Non di uno solo.
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