di Enzo Lanciano
L'onda lunga della protesta anti-casta che ha alimentato la crescita nei sondaggi del movimento di Beppe Grillo sembra già spegnersi, ben prima dell'inizio della vera campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. E non poteva essere altrimenti. Il M5S, non appena è stato messo sotto osservazione in modo più attento e circostanziato dai media, ha evidenziato tutte le sue debolezze. Non c'è voluto molto per capire che è affatto un movimento "dal basso" o sinceramente "democratico", ma bensì una creatura costruita accuratamente dall'alto dalla coppia Grillo-Casaleggio, con una finalità meramente "economica" ben prima che politica o sociale.
Tutto questo, ovviamente, con buona pace della stragrande maggioranza degli attivisti che, laddove non sono dei bonaccioni che ben poco hanno a che fare con l'impegno civico o politico, sono sinceramente animati da una autentica voglia di "cambiamento". Ma tutta l'attività di Grillo-Casaleggio è oramai grandemente artefatta, poco autentica, per nulla credibile. La farsa delle "parlamentarie" ha dato il primo serio colpo all'immagi ne fatta di "pulizia" autoreferenziale del movimento. Entusiasmarsi (fintamente) per i 32.000 voti complessivi che hanno deciso chi candidare al Parlamento (al Parlamento, badate bene, non ad una regione...) dà la misura di quanto anche Grillo debba fare di necessità virtù per un clamoroso flop. Trentaduemila voti in totale per selezionare una classe dirigente; abbondantemente meno delle preferenze che uno solo qualsiasi della "vecchia" classe dirigente prendeva come preferenze ai tempi del voto con l'indicazione del candidato.
E cosa dire dell'assoluta mancanza di trasparenza di tutta l'operazione? Con i voti che sono transitati, incontrollabili, dal server di Casaleggio. Con i misteriosi problemi informatici che hanno escluso qualcuno degli attivisti più apprezzati dalla base, per la loro indipendenza e capacità "pensante", e per questo invisi ai due capi. La Rete non è democratica e trasparente di per se stessa. La Rete è un mezzo, e come tale può essere usato con modalità positive o con finalità "interessate". A me appare oramai evidente che Grillo la utilizzi da tempo per i suoi interessi personali: la voglia di salvare il Paese c'entra poco, l'afflato verso il movimento ancora meno. Il nuovo interesse verso l'attivismo politico suscitato dal M5S avrà un futuro solo se saprà affrancarsi dalla cappa dispotica di Grillo-Casaleggio, osando sfidare gli inevitabili anatemi dei Capi contro quanti oseranno mostrare e dimostrare di saper "pensare", "progettare", "decidere", senza limitarsi ad essere delle marionette nelle mani di un guru che sembra uscito da un romanzo di Asimov e di un comico che, da quando crede di poter essere un capopopolo, fa ridere sempre di meno.
L'onda lunga della protesta anti-casta che ha alimentato la crescita nei sondaggi del movimento di Beppe Grillo sembra già spegnersi, ben prima dell'inizio della vera campagna elettorale per le prossime elezioni politiche. E non poteva essere altrimenti. Il M5S, non appena è stato messo sotto osservazione in modo più attento e circostanziato dai media, ha evidenziato tutte le sue debolezze. Non c'è voluto molto per capire che è affatto un movimento "dal basso" o sinceramente "democratico", ma bensì una creatura costruita accuratamente dall'alto dalla coppia Grillo-Casaleggio, con una finalità meramente "economica" ben prima che politica o sociale.
Tutto questo, ovviamente, con buona pace della stragrande maggioranza degli attivisti che, laddove non sono dei bonaccioni che ben poco hanno a che fare con l'impegno civico o politico, sono sinceramente animati da una autentica voglia di "cambiamento". Ma tutta l'attività di Grillo-Casaleggio è oramai grandemente artefatta, poco autentica, per nulla credibile. La farsa delle "parlamentarie" ha dato il primo serio colpo all'immagi ne fatta di "pulizia" autoreferenziale del movimento. Entusiasmarsi (fintamente) per i 32.000 voti complessivi che hanno deciso chi candidare al Parlamento (al Parlamento, badate bene, non ad una regione...) dà la misura di quanto anche Grillo debba fare di necessità virtù per un clamoroso flop. Trentaduemila voti in totale per selezionare una classe dirigente; abbondantemente meno delle preferenze che uno solo qualsiasi della "vecchia" classe dirigente prendeva come preferenze ai tempi del voto con l'indicazione del candidato.
E cosa dire dell'assoluta mancanza di trasparenza di tutta l'operazione? Con i voti che sono transitati, incontrollabili, dal server di Casaleggio. Con i misteriosi problemi informatici che hanno escluso qualcuno degli attivisti più apprezzati dalla base, per la loro indipendenza e capacità "pensante", e per questo invisi ai due capi. La Rete non è democratica e trasparente di per se stessa. La Rete è un mezzo, e come tale può essere usato con modalità positive o con finalità "interessate". A me appare oramai evidente che Grillo la utilizzi da tempo per i suoi interessi personali: la voglia di salvare il Paese c'entra poco, l'afflato verso il movimento ancora meno. Il nuovo interesse verso l'attivismo politico suscitato dal M5S avrà un futuro solo se saprà affrancarsi dalla cappa dispotica di Grillo-Casaleggio, osando sfidare gli inevitabili anatemi dei Capi contro quanti oseranno mostrare e dimostrare di saper "pensare", "progettare", "decidere", senza limitarsi ad essere delle marionette nelle mani di un guru che sembra uscito da un romanzo di Asimov e di un comico che, da quando crede di poter essere un capopopolo, fa ridere sempre di meno.
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