"Abrogare le leggi del privilegio. Introdurre il reato di
ostruzione alla giustizia. Premiare l'economia della legalità.
Confiscare i patrimoni illeciti. Solo così l'Italia potrà liberarsi da
cricche, caste e mafie. Lo potrà e lo vorrà fare davvero la compagine
governativa che vuole guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non
si sia fatto in passato?". Con una lettera aperta Antonio Ingroia chiede
al candidato premier del centrosinistra di prendere posizione sui temi
della giustizia.
di Antonio Ingroia
Caro Pierluigi Bersani,
leggo su tutti i giornali, da mesi ormai, la Sua probabile vittoria come premier candidato dal centrosinistra alle prossime, ormai imminenti, elezioni politiche, e non posso sinceramente che augurarglielo ed augurarmelo, specie a fronte del profilarsi all'orizzonte dell'ennesima candidatura di una vecchia e nefasta conoscenza degli italiani, Silvio Berlusconi, artefice del disastro economico-finanziario, politico-istituzionale e etico-morale in cui è precipitato il Paese in questi ultimi anni. Un sisma che ha divorato dall'interno l'economia, ma anche l'anima del Paese. Un Paese che rischia di restare per sempre senza anima e senza futuro, futuro che pertanto potrebbe essere fra qualche mese nelle Sue mani. Cosa che, da una parte, mi rasserena per i rischi che pesano sull'altro piatto della bilancia, ma che, dall'altra parte, non mi tranquillizzano del tutto.
E sa perché, pur avendo stima della Sua persona e pur essendo certo della Sua buona fede, non mi sento né tranquillo né tranquillizzato? Perché, al contrario, di molti italiani, ho esercitato in questi anni di rimozione, il vizio della memoria. Che non è solo un vizio, è anche un gusto. Il gusto della memoria, che ti consente di sentire la storia, di apprezzarla, di farne un'esperienza ed una ricchezza. Ebbene, esercitare il gusto della memoria mi consente di sentire anche il retrogusto amaro della delusione. La delusione delle tante occasioni mancate, le tante occasioni che altre coalizioni di governo di centrosinistra hanno perduto negli anni passati, appena giunte alla prova del fuoco. Quando si trattava di cambiare l'Italia, di imprimere una svolta ad un Paese, a volte stanco e sfiduciato, ma ugualmente pronto, generosamente, a credere nel cambiamento. Una fiducia nel cambiamento troppe volte frustrata anche dall'incapacità che, per ragioni che sarebbe inutile esaminare qui ed ora, il centrosinistra ha dimostrato in passato proprio su questo terreno cruciale, quello del suo dna quale forza di progresso.
Io sono un cittadino ed un magistrato. Non rappresento nessuno se non me stesso, ma ho la fortuna di portare con me, in Italia come in Guatemala, un bagaglio di valori, idee e principi, che ritengo di condividere con molti italiani, i tanti "partigiani della Costituzione" che per fortuna affollano ancora ogni angolo del nostro territorio nazionale. E che, sconsiderati o appassionati che siano, credono ancora nella possibilità di cambiare in meglio il nostro Paese.
E quindi mi rivolgo a Lei, con l'umiltà ma anche con l'autorità che mi deriva da questo duplice ruolo di cittadino "partigiano della Costituzione" e di magistrato che discende da una generazione di uomini di Stato che hanno dato un contributo, anche di sangue, alla lotta contro i poteri criminali, per la giustizia e l'eguaglianza di tutti gli italiani, e quindi alla crescita della democrazia. E' solo in virtù di questo che mi permetto di porLe anche alcune questioni ed interrogativi a cui spero vorrà rispondere, non a me, ma agli italiani indecisi ancora se votarLa come futuro premier.
Perché dico che l'Italia sta diventando un Paese senz'anima? Perché l'anima del Paese è la sua Costituzione, specie in un caso come il nostro, dove la carta dei principi fondamentali è densa di così tanti valori promotori di "diritti progressisti". E questa Carta dei Valori e dei Principi troppe volte è stata sfregiata, mortificata, umiliata. I cittadini sono più poveri di diritti, a partire dal principio dei principi, a fondamento di tutti gli altri in uno Stato democratico, il principio di eguaglianza, che necessita di essere ripristinato, formalmente e sostanzialmente. E per ripristinarlo occorrono alcuni provvedimenti urgenti, che dovrebbero essere i primi da approvare da una coalizione governativa che voglia davvero cambiare le cose. A cominciare dalle leggi ad personam, che a decine sono state approvate negli ultimi anni. Un'intollerabile legislazione di privilegio che ha creato praterie di impunità per i potenti, ma soprattutto ha mortificato il principio di eguaglianza dei cittadini.
Le chiedo, la maggioranza da Lei guidata vorrà abrogare, tutte, senza esclusione alcuna, le leggi ad personam fino ad oggi approvate? Ed ancora, per parlare ancora del diritto penale, materia che mi è più congeniale per la mia passata esperienza, nel diritto anglosassone c’è un reato molto grave, l'ostruzione della giustizia, ampiamente praticata, e con successo, nel nostro Paese. Perché non introdurla anche in Italia, con pene altrettanto severe, così ampliando la figura attualmente vigente, ma inadeguata, dell'intralcio alla giustizia?
E perché non punire, finalmente, il mercato dei voti fra candidati in campagna elettorale e mafie e lobby illegali di ogni tipo e genere? Cominciando col sanzionare seriamente lo scambio elettorale politico-mafioso, oggi solo apparentemente punito dall'attuale formulazione dell'art.416-ter del codice penale, che invece è garanzia di impunità? E perché ancora ignorare l'incriminazione dell'autoriciclaggio che consente ai colletti bianchi riciclatori di professione di farla franca?
Ho fatto solo degli esempi minimi, ma c'è da affrontare il tema più importante del nostro Paese dentro una crisi profonda, etica ed economica. Due aspetti niente affatto indipendenti. Un Paese senza un'etica e senz'anima, come ho detto prima, un Paese senza passione, non può uscire dalla crisi dove si trova. Una crisi che perciò rischia di divenire un coma irreversibile, che non può essere curato da un medico dalle ottime cognizioni tecniche ma che, privo di passione per la giustizia e l'eguaglianza, può essere disposto, come l'attuale Premier Monti, a salvare una parte dell'organismo lasciando andare in cancrena gli organi ritenuti "meno nobili", i deboli ed i senza diritto che in Italia oggi sono sempre più poveri e meno tutelati.
Bisogna cambiare pagina. E se si vuole la crescita dell'economia bisogna attaccare, alle radici e senza tregua, l'economia dell'illegalità, perché il "sistema Italia" è strangolato da mafie e corruzione, la vera palla al piede, la zavorra che impedisce alla nostra economia di crescere. Che respinge gli investitori esteri, che penalizza gli operatori economici puliti, che priva i lavoratori dei loro diritti. Solo se il prossimo Governo, caro Bersani, riuscirà davvero ad uscire dalla logica della convivenza col sistema politico-economico della illegalità, si potrà imprimere una spinta per la crescita.
Premiare l'economia della legalità e confiscare i patrimoni illeciti, tutti ed in fretta. I patrimoni della mafia e dei colletti bianchi suoi complici. E le ricchezze dei corrotti. Restituire il maltolto all'Italia della legalità. Non attraverso belle dichiarazioni di principio, ma attraverso provvedimenti concreti che ripristinino ciò che è stato distrutto negli anni della rottamazione berlusconiana del diritto penale e che costruiscano un diritto propulsivo dei diritti e della crescita economica nella legalità. Anche e non solo attraverso aggiornati strumenti operativi e legislativi dentro nuovi testi unici normativi, antiriciclaggio e antimafia.
Insomma, c'è molto da fare e si può fare. Si può cambiare l'Italia. Si possono creare le premesse per un autentico rinnovo della classe dirigente, recidendone i legami col sistema criminale integrato delle mafie e della corruzione che ha schiavizzato e sfruttato il Paese. Occorre una nuova Liberazione. La liberazione dalle cricche, dalle caste e dalle mafie. Lo potrà e lo vorrà fare davvero la compagine governativa che vuole guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non si sia fatto in passato?
di Antonio Ingroia
Caro Pierluigi Bersani,
leggo su tutti i giornali, da mesi ormai, la Sua probabile vittoria come premier candidato dal centrosinistra alle prossime, ormai imminenti, elezioni politiche, e non posso sinceramente che augurarglielo ed augurarmelo, specie a fronte del profilarsi all'orizzonte dell'ennesima candidatura di una vecchia e nefasta conoscenza degli italiani, Silvio Berlusconi, artefice del disastro economico-finanziario, politico-istituzionale e etico-morale in cui è precipitato il Paese in questi ultimi anni. Un sisma che ha divorato dall'interno l'economia, ma anche l'anima del Paese. Un Paese che rischia di restare per sempre senza anima e senza futuro, futuro che pertanto potrebbe essere fra qualche mese nelle Sue mani. Cosa che, da una parte, mi rasserena per i rischi che pesano sull'altro piatto della bilancia, ma che, dall'altra parte, non mi tranquillizzano del tutto.
E sa perché, pur avendo stima della Sua persona e pur essendo certo della Sua buona fede, non mi sento né tranquillo né tranquillizzato? Perché, al contrario, di molti italiani, ho esercitato in questi anni di rimozione, il vizio della memoria. Che non è solo un vizio, è anche un gusto. Il gusto della memoria, che ti consente di sentire la storia, di apprezzarla, di farne un'esperienza ed una ricchezza. Ebbene, esercitare il gusto della memoria mi consente di sentire anche il retrogusto amaro della delusione. La delusione delle tante occasioni mancate, le tante occasioni che altre coalizioni di governo di centrosinistra hanno perduto negli anni passati, appena giunte alla prova del fuoco. Quando si trattava di cambiare l'Italia, di imprimere una svolta ad un Paese, a volte stanco e sfiduciato, ma ugualmente pronto, generosamente, a credere nel cambiamento. Una fiducia nel cambiamento troppe volte frustrata anche dall'incapacità che, per ragioni che sarebbe inutile esaminare qui ed ora, il centrosinistra ha dimostrato in passato proprio su questo terreno cruciale, quello del suo dna quale forza di progresso.
Io sono un cittadino ed un magistrato. Non rappresento nessuno se non me stesso, ma ho la fortuna di portare con me, in Italia come in Guatemala, un bagaglio di valori, idee e principi, che ritengo di condividere con molti italiani, i tanti "partigiani della Costituzione" che per fortuna affollano ancora ogni angolo del nostro territorio nazionale. E che, sconsiderati o appassionati che siano, credono ancora nella possibilità di cambiare in meglio il nostro Paese.
E quindi mi rivolgo a Lei, con l'umiltà ma anche con l'autorità che mi deriva da questo duplice ruolo di cittadino "partigiano della Costituzione" e di magistrato che discende da una generazione di uomini di Stato che hanno dato un contributo, anche di sangue, alla lotta contro i poteri criminali, per la giustizia e l'eguaglianza di tutti gli italiani, e quindi alla crescita della democrazia. E' solo in virtù di questo che mi permetto di porLe anche alcune questioni ed interrogativi a cui spero vorrà rispondere, non a me, ma agli italiani indecisi ancora se votarLa come futuro premier.
Perché dico che l'Italia sta diventando un Paese senz'anima? Perché l'anima del Paese è la sua Costituzione, specie in un caso come il nostro, dove la carta dei principi fondamentali è densa di così tanti valori promotori di "diritti progressisti". E questa Carta dei Valori e dei Principi troppe volte è stata sfregiata, mortificata, umiliata. I cittadini sono più poveri di diritti, a partire dal principio dei principi, a fondamento di tutti gli altri in uno Stato democratico, il principio di eguaglianza, che necessita di essere ripristinato, formalmente e sostanzialmente. E per ripristinarlo occorrono alcuni provvedimenti urgenti, che dovrebbero essere i primi da approvare da una coalizione governativa che voglia davvero cambiare le cose. A cominciare dalle leggi ad personam, che a decine sono state approvate negli ultimi anni. Un'intollerabile legislazione di privilegio che ha creato praterie di impunità per i potenti, ma soprattutto ha mortificato il principio di eguaglianza dei cittadini.
Le chiedo, la maggioranza da Lei guidata vorrà abrogare, tutte, senza esclusione alcuna, le leggi ad personam fino ad oggi approvate? Ed ancora, per parlare ancora del diritto penale, materia che mi è più congeniale per la mia passata esperienza, nel diritto anglosassone c’è un reato molto grave, l'ostruzione della giustizia, ampiamente praticata, e con successo, nel nostro Paese. Perché non introdurla anche in Italia, con pene altrettanto severe, così ampliando la figura attualmente vigente, ma inadeguata, dell'intralcio alla giustizia?
E perché non punire, finalmente, il mercato dei voti fra candidati in campagna elettorale e mafie e lobby illegali di ogni tipo e genere? Cominciando col sanzionare seriamente lo scambio elettorale politico-mafioso, oggi solo apparentemente punito dall'attuale formulazione dell'art.416-ter del codice penale, che invece è garanzia di impunità? E perché ancora ignorare l'incriminazione dell'autoriciclaggio che consente ai colletti bianchi riciclatori di professione di farla franca?
Ho fatto solo degli esempi minimi, ma c'è da affrontare il tema più importante del nostro Paese dentro una crisi profonda, etica ed economica. Due aspetti niente affatto indipendenti. Un Paese senza un'etica e senz'anima, come ho detto prima, un Paese senza passione, non può uscire dalla crisi dove si trova. Una crisi che perciò rischia di divenire un coma irreversibile, che non può essere curato da un medico dalle ottime cognizioni tecniche ma che, privo di passione per la giustizia e l'eguaglianza, può essere disposto, come l'attuale Premier Monti, a salvare una parte dell'organismo lasciando andare in cancrena gli organi ritenuti "meno nobili", i deboli ed i senza diritto che in Italia oggi sono sempre più poveri e meno tutelati.
Bisogna cambiare pagina. E se si vuole la crescita dell'economia bisogna attaccare, alle radici e senza tregua, l'economia dell'illegalità, perché il "sistema Italia" è strangolato da mafie e corruzione, la vera palla al piede, la zavorra che impedisce alla nostra economia di crescere. Che respinge gli investitori esteri, che penalizza gli operatori economici puliti, che priva i lavoratori dei loro diritti. Solo se il prossimo Governo, caro Bersani, riuscirà davvero ad uscire dalla logica della convivenza col sistema politico-economico della illegalità, si potrà imprimere una spinta per la crescita.
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1 commento:
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