lunedì 10 dicembre 2012

M5S, le mani di Grillo e Casaleggio sulla macchina delle primarie

Né controlli esterni né dati ufficiali. L'esperto: "Possibile in teoria truccare i risultati, serviva la certificazione di un ente terzo". Giallo sui voti dei candidati. I dissidenti: più trasparenza


di ANNALISA CUZZOCREA e TIZIANO TONIUTTI, La Repubblica

ROMA - Nessuna certificazione del voto, nessun controllo di terzi sullo scrutinio, nessun dato ufficiale sul numero degli elettori, sulla suddivisione delle circoscrizioni o sui voti ricevuti dai diversi candidati. Una sola certezza: con "Parlamentarie" fatte in questo modo, senza un software certificato da un esterno, senza controlli di alcun tipo ai seggi - seppure online - Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, nel segreto del server, avrebbero potuto fare, indisturbati, qualsiasi cosa. Scegliere i capolista, manomettere le votazioni, recepire dei voti e non raccoglierne altri. Quel che è certo, è che il "capo politico" dei 5 stelle ha scelto la totale opacità. Il MoVimento che è entrato nei consigli comunali e regionali con le webcam in mano, e che proclama di voler fare lo stesso in Parlamento, sceglie i suoi "portavoce" rimettendosi alla buona fede dei capi supremi. Che hanno deciso tutto: i requisiti di chi poteva candidarsi e di chi poteva votare, la suddivisione delle circoscrizioni, le inclusioni e le esclusioni ad personam.

Corpo elettorale sconosciuto
Fino a giovedì sera, giorno della conclusione del voto, non se ne sapeva proprio nulla. L'unico numero conosciuto era quello dei candidati: 1.400. Poi, un post in cui si parla di 95mila "voti disponibili". Qualcuno ha pensato si trattasse degli aventi diritto. Sbagliato: il giorno dopo gli stessi attivisti segnalano che quel numero va diviso per tre, perché ciascuno poteva esprimere tre preferenze. Quindi, il corpo elettorale - coloro che sono stati abilitati a votare da Grillo e Casaleggio - dovrebbe essere di 31.600 persone. Anche su questo, però, non c'è alcuna certezza né alcuna ufficialità. Così come non si sa in base a cosa siano state divise le circoscrizioni, visto che non si è tenuto conto della maggiore o minore presenza del MoVimento nelle diverse regioni (il che influisce non poco sul numero delle preferenze che un singolo candidato riesce a prendere). Di più: di quei 31mila, alcuni non sono riusciti o non hanno voluto votare. Secondo i dati raccolti da alcuni attivisti, che si parlano sulla pagina Facebook "Solo 5 stelle", in Trentino avrebbero votato solo 173 persone, in Umbria 311, in Liguria 650, in Emilia 1.770. Che divisi per tutti i candidati, fa una manciata di voti ciascuno.

Nessuna certificazione attendibile
"Non dico che i risultati siano stati truccati, ma era sicuramente possibile farlo", dichiara a Repubblica uno dei maggiori esperti di strategie di Rete italiani. "Per evitare ogni dubbio, il MoVimento avrebbe dovuto e potuto affidare a un agente terzo, magari una società di rilevazione statistica come la Doxa, la gestione dei voti e dei conteggi, certificandone la validità attraverso l'utilizzo di una struttura esterna a Casaleggio Associati", ovvero la spina dorsale tecnologica della presenza web di Beppe Grillo. "La mancanza di trasparenza dà adito a congetture. È come se in una partita di calcio una delle squadre facesse anche la funzione dell'arbitro. Per garantire l'elettore e i candidati, invece, si poteva anche solo realizzare un sistema di certificati elettronici collegati al codice fiscale, con la gestione delegata a un terzo attore. Così il voto sarebbe stato sicuro. Le "Parlamentarie" sono elezioni a costo zero, ma sono mancati i servizi necessari per garantirne la veridicità e la trasparenza".

Il numero dei voti
Per chi non ha votato, il numero delle preferenze ricevute dai candidati resta un mistero. Consultando gli elenchi sul blog compaiono solo nome, cognome e posizione in lista. Se però si accede al portale con le credenziali utilizzate per votare, si arriva a una pagina in cui i numeri dei voti compaiono, ma solo per la circoscrizione di competenza. Nel Lazio 1 la capolista Federica Daga ne ha presi 390. La seconda, Marta Grande, 335 e 332 la terza, Roberta Lombardi. Numeri esigui per una consultazione da 95 mila voti previsti, anche nelle circoscrizioni popolose. Il tutto, inficiato dall'impossibilità (o dalla possibilità ripetuta) di votare per bizze del sistema, denunciata da alcuni aventi diritto.

L'attestazione del voto
Nessun documento, cartaceo o elettronico, ha certificato la votazione, com'era stato inizialmente annunciato. L'unica testimonianza era data dal sistema web che, quando si accedeva alla sezione elettorale nei giorni del voto, mostrava la scritta "Hai votato". La schermata ora è sparita, sostituita dai risultati. Lo "staff" (occorre ricordarlo, del tutto misterioso) ha comunicato di aver avuto problemi con gli indirizzi gmail, uno dei più diffusi. Sarebbe questa la ragione della mancata ricevuta, così come delle mail non arrivate agli aventi diritto cui erano state promesse come via libera al voto.

Le polemiche
Alcuni dissidenti hanno lanciato una petizione in cui chiedono al "guru" "di rendere immediatamente pubblici e trasparenti il numero totale certo delle persone iscritte al Portale, di coloro che sono stati abilitati al voto e dei votanti suddivisi per regione e provincia". Altri stanno facendo un sondaggio online per verificare quante persone sono incappate in problemi o irregolarità. Puntuale, un post scriptum apparso sul blog minaccia: "Sono in corso alcuni tentativi di acquisire i dati degli iscritti al MoVimento 5 Stelle tramite sedicenti sondaggi o censimenti pubblicati su Facebook. Sono ovviamente degli illeciti e saranno denunciati alle autorità". Anche stavolta, di risposte nel merito, nemmeno una.

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