No, no, e ancora no. Stavolta non ci dobbiamo cascare. Stavolta ci
dobbiamo porre l’impegno morale di ignorare (e semmai combattere) chi di
professione gridava alla difesa delle democrazia, poi dopo
amorevolmente calpestata per far posto ai “tecnici” grazie all’unione
contronatura tra Pd-Pdl-Udc. Tutto in nome del dio spread.
È una cosa psicologica, probabilmente. Le mignotte, i cucù, le bugie,
i cortigiani, le corna, il sesso malato, Mediaset, conflitti di
interessi, la cricca, Dell’Utri, la mafia, gli appalti, le barzellette,
Feltri e Sechi che sfondano quotidianamente il muro del buonsenso,
Cicchitto, le gaffe, i video delle gaffe, «il ruolo di kapò», Ghedini
fuori dal tribunale di Milano. E poi, speculari: i post-it, le raccolte
firme, le manifestazioni, i popoli viola, il Fatto Quotidiano comprato
a mo’ di dichiarazione partigiana, post indignati, i libri su di lui,
gli anatemi su di lui, la vergogna per lui, Valigia Blu, mille bolle
blu, Se non ora quando? e le scrittrici radical-chic sul palco, Santoro e
Bella Ciao.
No, no, e ancora no. Basta col giochino dei soldatini blu e dei
soldatini rossi. C’è stato un anno, il 2012, che ci ha spiegato diverse
cose. E ci ha detto che al di là di lui, che al di là della sua presenza
ingombrante e della sua proverbiale ignoranza, c’è stato un governo
sostenuto da centrosinistra e centrodestra che in un perfetto clima
civile e sobrio ha fatto fuori l’articolo 18, ha varato l’ennesima
riforma delle pensioni lasciando senza lavoro e senza pensione decine di
migliaia di persone, ha tolto solo a chi ha sempre pagato, non ha fatto
nulla per i giovani, non ha toccato i grandi patrimoni e i privilegi
della Chiesa, ha tagliato il pubblico e non ha tagliato le spese
militari. Un governo col bon ton, ma neo-liberista e classista, che ha
inserito l’obbligo del pareggio di bilancio in Costituzione. Tradotto,
altri tagli indiscriminati. E dove, se non nel pubblico?
Intanto il debito pubblico nel 2012 è aumentato (magia), la
disoccupazione è aumentata (magia), il pil si è inabissato (magia),
l’inflazione è aumentata (magia), i salari sono scesi (magia). E a
protestare chi è rimasto?
Allora no, no, e ancora no. La scelta non può essere ancora una volta tra quelli per e quelli contro
il signor B. E il voto utile, oggi, non è più tra soldatini rossi e
soldatini blu. La sfida è tra chi ha intenzione di non discostarsi dalle
politiche del rigore a senso unico impartite da Bce e Fmi e chi invece
crede che non può essere il neo-liberismo, lo stesso che ha causato la
crisi, a rappresentare la soluzione.
Berlusconi? Chi se ne frega. Quel nome non riesco nemmeno più a
pronunciarlo. Il tempo del facile sdegno, quando bastava essere
minimamente educati per sembrare rivoluzionari, lasciamolo nel cassetto
dei ricordi. Parliamo di politica. E di chi dovrà pagare cosa, nei
prossimi cinque anni.
PS. Quando c’era Berlusconi si ragionava così. Poi dopo invece…
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