Dopo tanto parlare di disoccupazione giovanile e della questione dell'aumento dell'Iva, il governo scopre finalmente le carte. Ma è un puro bluff. Stando alle notizie di agenzia la destinazione per favorire la disoccupazione giovanile sarebbe di soli 1,5 mld di euro. Potrebbe perciò riguardare al massimo 200 mila persone la cui assunzione a tempo indeterminato verrebbe premiata con un incentivo di 650 euro al mese per dodici mesi.
Una goccia nel mare della disoccupazione che cresce a ritmi frenetici nel nostro paese. Siamo infatti su una cifra di 3,1 milioni di disoccupati, cui però vanno aggiunti i cassaintegrati senza speranza di ritorno al lavoro e coloro, gli scoraggiati, che hanno perso persino la voglia di cercare il lavoro. E superiamo così i 4 milioni di persone. Poi ci sono i Neet, un acronimo inglese che indica la condizione dei giovani che non sono a scuola, né al lavoro, né dentro un precorso formativo. Si tratta di 1,2 milioni di giovani. Una generazione perduta che , nel migliore dei casi, ha solo la prospettiva di emigrare. Ma anche nel complesso dell'Europa, a parte la Germania, l'aumento della disoccupazione ha portato i senza lavoro a oltre 26,6 milioni , di cui 19,4 nell'Eurozona, di cui 7,5 giovani fra i 15 e i 24 anni. La concorrenza per un posto di lavoro è forte anche valicate le Alpi.
Eppure Letta e Alfano parlano di due goal del governo e i sindacati si dichiarano soddisfatti. Letta dice che le misure del governo assicureranno 200mila nuovi posti di lavoro, ex novo. Non solo è poco ma a guardar bene non sarà neppure così. Come ci insegna l'esperienza - visto che la storia degli incentivi è assai lunga e deludente nel nostro paese - verranno trasformati a tempo indeterminato rapporti di lavoro che avrebbero probabilmente avuto lo stesso esito anche senza oliare la macchina perché comunque utili se non indispensabili alle imprese. Oppure saranno assunti giovani a bassissimi livelli di qualificazione per lavori comunque necessari. Quindi qualche goccia sul bagnato. Intanto gli altri resteranno esclusi o al massimo faranno un contratto a termine dietro l'altro visto che il governo, su input della Confindustria, vuole eliminare ogni causale per giustificare l'assunzione a tempo determinato piuttosto che quella a tempo indeterminato e l'intervallo di tempo tra un contratto e l'altro. Una vita di contratti a termine, quindi. La produttività generale del sistema, il grave problema italiano, non sortirà alcun vantaggio.
Di misure serie, quali potrebbero essere l'introduzione, come ci chiede da due anni lo stesso parlamento europeo, di forme di reddito garantito per evitare il ricatto della precarietà e aiutare i giovani a trovare un lavoro decente, neanche l'ombra. Per non parlare di un vero e proprio piano del lavoro collegato alle esigenze, per esempio, di manutenzione del territorio. Ma si sa per questo ci vogliono ben altre poste di bilancio e queste sono inibite dal fiscal compact, dal two pack, dalla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, tutte cose che legano le mani alla spesa pubblica e che nessuno nella maggioranza delle larghe intese intende minimamente modificare. Ovvero il rigore e l'austerità contro la speranza e il diritto di un lavoro.
Quanto all'altro goal segnato dal governo secondo Letta e Alfano, scappa quasi da ridere. Una tassa lava l'altra, ma non la leva. Infatti L'incremento dell'Iva, che porterebbe immediatamente a una riduzione dei consumi già miseri - e quindi a una diminuzione delle entrate fiscali dello Stato per circa 3,5 miliardi di euro - non è altro che un autogol. Ma non è da meno la misura assunta nel Consiglio dei ministri di stamane, dal momento che per rimandare l'incremento dell'Iva si aumenta l'anticipo dell'Irpef per le persone al 100% (peggiorando quello che aveva fatto il precedente governo Monti) e al 101% per le imprese. Un capolavoro di ingegneria contabile!
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