domenica 16 giugno 2013

Il M5S in mare aperto: ad un passo dalla scissione




E Grillo torna a minacciare di usare l'"arma di distruzione di mondo"
I sostenitori di Grillo in piazza martedì. Ma i 5 Stelle paiono sempre più gli uni contro gli altri armati. Cresce la fronda pro-Gambaro. E si fa concreta l'Ipotesi di un nuovo gruppo a Palazzo Madama che cambierebbe i rapporti di forza. Il Pdl scruta con trepidazione la fibrillazione in casa M5S che potrebbe "indurre in tentazione il Pd" o, quanto meno, depotenziare la minaccia della destra di revocare la fiducia al governo per tornare alle urne. E Epifani getta il sasso nello stagno: "La fine del governo può non essere la fine della legislatura". Gasparri: "Governo rosso? Sarebbe deprecabile".
Nuovi gruppi parlamentari, espulsioni, rese dei conti. A due giorni dalla decisione sulla sorte della ribelle Adele Gambaro, il Movimento 5 Stelle continua a perdere pezzi. Tanto che Vito Crimi, ex capogruppo al Senato e ora a fianco del nuovo leader Nicola Morra, ha annunciato che non si escludono conseguenze estreme: “Il Parlamento è impotente e io non escludo che da parte nostra si possa arrivare a gesti eclatanti”. Azioni choc nel caso l’assemblea congiunta decidesse di non votare l’espulsione della senatrice Adele Gambaro. Secondo la ricostruzione del Quotidiano Nazionale e de La Stampa, Beppe Grillo potrebbe persino decidere di ritirare il simbolo o chiedere a tutti i parlamentari di dimettersi. Un’eventualità drastica che in pochi si sentono di escludere, soprattutto se il numero dei potenziali dissidenti si aggirasse davvero sui sessanta tra deputati e senatori.
Un numero in realtà probabilmente sovrastimato, che tiene conto non solo dei veri e propri ribelli, ma anche di quelli che tra una assenza in assemblea e l’altra hanno dato prova di maggiore debolezza. “L’arma fine di mondo” del ritiro del simbolo, insomma, per ora sembra lontana. Perché dalle minacce si passi ai fatti, Grillo dovrebbe trovarsi in minoranza non solo nelle assemblee parlamentari. Ma anche tra gli iscritti, dove, al contrario, l’insofferenza sembra essere concentrata contro i dissidenti, rei di voler decidere in autonomia il destino – ma è solo l’ultimo caso – di Adele Gambaro a scapito del voto della base più ortodossa che reclama il rispetto da parte degli eletti del ruolo di portavoce.
E ancora più significative sono le parole di Maurizio Gasparri che parla di un pericolo di “governo rosso” e soprattutto del segretario del Pd Guglielmo Epifani che passa a un vero e proprio avvertimento al centrodestra: “Se qualcuno – spiega – pensasse di mettere in difficoltà questo governo, non è detto che alla fine di un governo corrisponda la fine di una legislatura”.
Intanto, però, i dissidenti vogliono passare dalle parole ai fatti e lavorano allo statuto del nuovo gruppo. Poche righe con le quali i ‘ribelli’ sottolineano che intendono dare continuità al progetto del M5S ma – viene spiegato – “con maggiore attenzione alla gestione della democrazia interna”. La seconda condizione su cui la fronda sta lavorando anche in queste ore, è raggiungere l’adesione di almeno 20 colleghi (numero minimo per la formazione di un gruppo parlamentare alla Camera). Lunedì potrebbe essere proprio l’assemblea congiunta con i senatori a sancire l’avvio della procedura di espulsione della senatrice Adele Gambaro. In quella occasione, se la procedura non verrà sospesa, il nuovo gruppo potrebbe uscire definitivamente allo scoperto.
Per contro, i sostenitori dell’ex comico sembrano pronti a raccogliersi in piazza martedì mattina per un sit-in. ”Martedì 18, dalle ore 9 alle ore 12 – si legge nel profilo twitter del M5S Roma – tutti in piazza Montecitorio per manifestare il nostro sostegno a Beppe Grillo e i nostri parlamentari”. In Aula, a rappresentare la linea dura, c’è invece Vito Crimi che in mattinata su Facebook ha ribadito come la riunione sia stata convocata su sua personale decisione: “Si tratta di un’iniziativa diretta del sottoscritto, capogruppo uscente e del capogruppo entrante Nicola Morra. Iniziativa necessaria al fine di affrontare in modo definitivo la questione, ormai improcrastinabile, nella sede prevista dai nostri regolamenti”.
Una linea che aveva già ribadito ai giornalisti qualche giorno fa: “Per alcuni sono un burattino nelle mani di Grillo, ma in realtà io condivido appieno le cose che scrive. Alcuni post – aggiunge – sarebbero da incorniciare perché esprimono esattamente quel che proviamo noi qui dentro”. Tanto che nemmeno il post sul Parlamento tomba maleodorante, dice, lo ha fatto tentennare. “Il giorno prima mi trovavo a Brescia – racconta – e cercavo di esprimere lo stesso concetto, l’impotenza che proviamo. Lui l’ha spiegato alla perfezione”.
Di certo, il cortocircuito interno al Movimento 5 Stelle avvantaggia l’ipotesi di maggioranze alternative al Senato, dove l’ampiezza di un’eventuale scissione potrebbe cambiare i rapporti di forza nel governo a favore del Pd. In molti, a cominciare dall’ex segretario Bersani, che oggi lo ha detto espressamente in una intervista al Corriere della Sera, sperano di agganciare i fuoriusciti dal movimento e ribaltare i rapporti di forza al Senato, togliendo al Pdl e a Berlusconi la capacità di interdizione che oggi esercita sul governo Letta. Numeri alla mano, Bersani è convinto che se il Cavaliere dovesse decidere di staccare la spina all’esecutivo, il ritorno alle urne non sarebbe scontato.
Abbastanza per alleggerire la pressione del centrodestra su Letta? Di certo che Maurizio Gasparri il pericolo sembra vederlo da vicino: “La crisi dei grillini propone varie considerazioni – riflette – La perdita di consenso può riportare a sinistra qualche punto percentuale di voto, mentre i transfughi, non solo ostili a imposizioni ma sensibili all’integrità dei compensi, potrebbero offrire alla sinistra i voti che mancano al Senato per un eventuale e deprecabile governo ‘rosso’. Insomma, dal bene di una dimostrazione di assoluta inadeguatezza di questa realtà, può nascere un male”. L’ex capogruppo del Pdl al Senato avverte: “Nessuno quindi pensi a furbate. Inoltre la rapida crisi di un aggregato che si era presentato arrogante e insultante dimostra che, se l’esasperazione di molti elettori può essere comprensibile, la rappresentanza di questa protesta si rivela in rapido volgere pateticamente inadeguata”.
Intanto il malumore nel movimento continua a crescere. Lo esprime con decisione Paola Pinna, deputata della Sardegna, che in un’intervista a La Stampa ribadisce: “Le persone hanno il diritto costituzionale di manifestare il proprio pensiero. La Gambaro ha detto delle cose discutibili, sulle quali ci si poteva confrontare. Ma non si può eliminare il dibattito per cancellare il problema. E il problema c’è”. La costituzione di un nuovo gruppo parlamentare è un’ipotesi sempre più concreta: “Se si rendesse necessario”, lei sarebbe pronta ad entrare in un nuovo gruppo parlamentare. Se tra di noi non riusciamo a discutere in modo costruttivo, è giusto costituire un’altra casa”.
Dei post di Grillo Pinna sul blog non condivide “le evocazioni di immagini di morte, decomposizione, vuoto: incutono un senso di frustrazione e sconfitta. Stimolano più l’aggressività che la partecipazione, i contenuti e i toni usati sul blog forse non esprimono il lavoro che stiamo portando avanti in Parlamento. Non siamo più in campagna elettorale. E poi contano anche le dinamiche del gruppo”. Tra i 5 Stelle, dice, c’è un clima “di sospetto. Di controllo dell’attività degli altri. Avverto forte il rischio di una ‘dittatura della maggioranza’”.
Paola Pinna non è sola. “Nessuna espulsione per la senatrice Gambaro, manca l’oggetto del contendere, la libertà di parola c’è ancora, no?”. Così Alessandra Bencini al Corriere della Sera. E’ della stessa opinione il senatore Fabrizio Bocchino: “Io non voto per l’espulsione di nessuno. Per principio. Sostenere Adele non significa mettersi contro Grillo”. Di lei, dice, “vedo il grande lavoro che ha fatto in commissione e la serietà di una persona tranquilla e misurata”.
Decisa anche la senatrice Serenella Fucksia, che ribadisce: “Non ci sono le condizioni per espellere nessuno. Anzi. Mi piacerebbe buttare dentro qualcuno, magari del Pd, e veder crescere il nostro gruppo. Per il Parlamento finora siamo stati una boccata d’ossigeno”. Nuti parla di compravendita? “Non esiste una cosa del genere e non capisco perché la dice. Da lui vorrei sentire piuttosto contenuti. Vorrei che parlasse di politica. Se conosce i nomi li faccia. Ecco, vede, questa è la cosa peggiore del nostro Movimento, qui dobbiamo veramente cambiare. A quanto mi risulta siamo tutti con Adele“.

Cari “dipendenti”, finitela di deluderci

di , Il Fatto Quotidiano
 
Tre mesi fa quasi nove milioni d’italiani hanno investito il M5S con uno tsunami di responsabilità. Hanno affidato ai parlamentari di quel movimento il crogiuolo della loro rabbia e delle loro speranze, di un bisogno ormai disperato di “liberazione” dalla politica come corruzione e come chiacchiera, come menzogna e come trattativa con le mafie, come privilegio e come autoreferenzialità. Vi hanno delegato per amore di “giustizia e libertà”, i valori fondanti della Costituzione repubblicana che il governo Berlusconi-Napolitano (eufemisticamente, per i più piccini, governo Letta-Alfano) vuole ripudiare. Quasi nove milioni di cittadini vi hanno chiesto di inaugurare e realizzare un’Altrapolitica.
Sembra invece che quella straordinaria ricchezza di rabbia e di speranze abbiate deciso di dissiparla, di gettarla al macero. Non ne avete il diritto. Non potete trattare il tesoro di passione civile e di rivolta morale che gli italiani vi hanno consegnato, come fosse un bottino che potete sperperare ad libitum. Voi siete, per usare una definizione di Beppe Grillo, i nostri “dipendenti” (e Grillo, dunque, parafrasando la Chiesa per il Papa, il dipendente dei dipendenti del sovrano elettore). Non dovete rispondere a qualche migliaio di attivisti che votano in rete, ma a nove milioni di cittadini che non potete oltraggiare con l’ennesima delusione. Lo state già facendo, però. Altrimenti a Roma non vi avrebbero abbandonato in tre mesi due elettori su tre, e a Catania nove su dieci. Ne tradirete, e perderete, molti altri, se continuerete a trastullarvi col vostro ombelico nella tristezza delle espulsioni e nell’indecenza degli anatemi.
La senatrice Gambaro dice che i toni di Grillo fanno perdere consensi. Può avere torto marcio, ragione solo in parte, o aver messo il dito nella piaga. Ma è demenziale anche solo pensare di cacciarla, perché la “lesa maestà” è diventata obsoleta con la presa della Bastiglia, e l’obbedienza perinde ac cadaver è la divisa della Compagnia di Gesù, non dell’Altrapolitica.
Sento dire che andrebbe espulsa non per l’attacco a Grillo, ma per averlo pronunciato in tv. Per favore! L’avesse scritto in un blog (ripreso ovviamente da tv e giornali) Grillo avrebbe elegantemente incassato e magari seriamente discusso? Siate perciò responsabili. Finitela con la litania dei “chi dice x è fuori”, “chi non fa y è fuori”, dedicatevi all’azione comune con i cittadini che vi hanno eletto e che si aspettano di avervi al loro fianco nelle lotte e nelle proposte, non che vi auto-umiliate nella miseria delle scomuniche.

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