I sostenitori di Grillo in piazza martedì. Ma i 5 Stelle paiono
sempre più gli uni contro gli altri armati. Cresce la fronda
pro-Gambaro. E si fa concreta l'Ipotesi di un nuovo gruppo a Palazzo
Madama che cambierebbe i rapporti di forza. Il Pdl scruta con
trepidazione la fibrillazione in casa M5S che potrebbe "indurre in
tentazione il Pd" o, quanto meno, depotenziare la minaccia della destra
di revocare la fiducia al governo per tornare alle urne. E Epifani getta
il sasso nello stagno: "La fine del governo può non essere la fine
della legislatura". Gasparri: "Governo rosso? Sarebbe deprecabile".
Nuovi gruppi parlamentari, espulsioni, rese dei conti. A due giorni
dalla decisione sulla sorte della ribelle Adele Gambaro, il Movimento 5
Stelle continua a perdere pezzi. Tanto che Vito Crimi, ex capogruppo al
Senato e ora a fianco del nuovo leader Nicola Morra, ha annunciato che
non si escludono conseguenze estreme: “Il Parlamento è impotente e io
non escludo che da parte nostra si possa arrivare a gesti eclatanti”.
Azioni choc nel caso l’assemblea congiunta decidesse di non votare
l’espulsione della senatrice Adele Gambaro. Secondo la ricostruzione del
Quotidiano Nazionale e de La Stampa, Beppe Grillo potrebbe persino
decidere di ritirare il simbolo o chiedere a tutti i parlamentari di
dimettersi. Un’eventualità drastica che in pochi si sentono di
escludere, soprattutto se il numero dei potenziali dissidenti si
aggirasse davvero sui sessanta tra deputati e senatori.
Un numero in realtà probabilmente sovrastimato, che tiene conto non
solo dei veri e propri ribelli, ma anche di quelli che tra una assenza
in assemblea e l’altra hanno dato prova di maggiore debolezza. “L’arma
fine di mondo” del ritiro del simbolo, insomma, per ora sembra lontana.
Perché dalle minacce si passi ai fatti, Grillo dovrebbe trovarsi in
minoranza non solo nelle assemblee parlamentari. Ma anche tra gli
iscritti, dove, al contrario, l’insofferenza sembra essere concentrata
contro i dissidenti, rei di voler decidere in autonomia il destino – ma è
solo l’ultimo caso – di Adele Gambaro a scapito del voto della base più
ortodossa che reclama il rispetto da parte degli eletti del ruolo di
portavoce.
E ancora più significative sono le parole di Maurizio Gasparri che
parla di un pericolo di “governo rosso” e soprattutto del segretario del
Pd Guglielmo Epifani che passa a un vero e proprio avvertimento al
centrodestra: “Se qualcuno – spiega – pensasse di mettere in difficoltà
questo governo, non è detto che alla fine di un governo corrisponda la
fine di una legislatura”.
Intanto, però, i dissidenti vogliono passare dalle parole ai fatti e
lavorano allo statuto del nuovo gruppo. Poche righe con le quali i
‘ribelli’ sottolineano che intendono dare continuità al progetto del M5S
ma – viene spiegato – “con maggiore attenzione alla gestione della
democrazia interna”. La seconda condizione su cui la fronda sta
lavorando anche in queste ore, è raggiungere l’adesione di almeno 20
colleghi (numero minimo per la formazione di un gruppo parlamentare alla
Camera). Lunedì potrebbe essere proprio l’assemblea congiunta con i
senatori a sancire l’avvio della procedura di espulsione della senatrice
Adele Gambaro. In quella occasione, se la procedura non verrà sospesa,
il nuovo gruppo potrebbe uscire definitivamente allo scoperto.
Per contro, i sostenitori dell’ex comico sembrano pronti a
raccogliersi in piazza martedì mattina per un sit-in. ”Martedì 18, dalle
ore 9 alle ore 12 – si legge nel profilo twitter del M5S Roma – tutti
in piazza Montecitorio per manifestare il nostro sostegno a Beppe Grillo
e i nostri parlamentari”. In Aula, a rappresentare la linea dura, c’è
invece Vito Crimi che in mattinata su Facebook ha ribadito come la
riunione sia stata convocata su sua personale decisione: “Si tratta di
un’iniziativa diretta del sottoscritto, capogruppo uscente e del
capogruppo entrante Nicola Morra. Iniziativa necessaria al fine di
affrontare in modo definitivo la questione, ormai improcrastinabile,
nella sede prevista dai nostri regolamenti”.
Una linea che aveva già ribadito ai giornalisti qualche giorno fa:
“Per alcuni sono un burattino nelle mani di Grillo, ma in realtà io
condivido appieno le cose che scrive. Alcuni post – aggiunge – sarebbero
da incorniciare perché esprimono esattamente quel che proviamo noi qui
dentro”. Tanto che nemmeno il post sul Parlamento tomba maleodorante,
dice, lo ha fatto tentennare. “Il giorno prima mi trovavo a Brescia –
racconta – e cercavo di esprimere lo stesso concetto, l’impotenza che
proviamo. Lui l’ha spiegato alla perfezione”.
Di certo, il cortocircuito interno al Movimento 5 Stelle avvantaggia
l’ipotesi di maggioranze alternative al Senato, dove l’ampiezza di
un’eventuale scissione potrebbe cambiare i rapporti di forza nel governo
a favore del Pd. In molti, a cominciare dall’ex segretario Bersani, che
oggi lo ha detto espressamente in una intervista al Corriere della
Sera, sperano di agganciare i fuoriusciti dal movimento e ribaltare i
rapporti di forza al Senato, togliendo al Pdl e a Berlusconi la capacità
di interdizione che oggi esercita sul governo Letta. Numeri alla mano,
Bersani è convinto che se il Cavaliere dovesse decidere di staccare la
spina all’esecutivo, il ritorno alle urne non sarebbe scontato.
Abbastanza per alleggerire la pressione del centrodestra su Letta? Di
certo che Maurizio Gasparri il pericolo sembra vederlo da vicino: “La
crisi dei grillini propone varie considerazioni – riflette – La perdita
di consenso può riportare a sinistra qualche punto percentuale di voto,
mentre i transfughi, non solo ostili a imposizioni ma sensibili
all’integrità dei compensi, potrebbero offrire alla sinistra i voti che
mancano al Senato per un eventuale e deprecabile governo ‘rosso’.
Insomma, dal bene di una dimostrazione di assoluta inadeguatezza di
questa realtà, può nascere un male”. L’ex capogruppo del Pdl al Senato
avverte: “Nessuno quindi pensi a furbate. Inoltre la rapida crisi di un
aggregato che si era presentato arrogante e insultante dimostra che, se
l’esasperazione di molti elettori può essere comprensibile, la
rappresentanza di questa protesta si rivela in rapido volgere
pateticamente inadeguata”.
Intanto il malumore nel movimento continua a crescere. Lo esprime con
decisione Paola Pinna, deputata della Sardegna, che in un’intervista a
La Stampa ribadisce: “Le persone hanno il diritto costituzionale di
manifestare il proprio pensiero. La Gambaro ha detto delle cose
discutibili, sulle quali ci si poteva confrontare. Ma non si può
eliminare il dibattito per cancellare il problema. E il problema c’è”.
La costituzione di un nuovo gruppo parlamentare è un’ipotesi sempre più
concreta: “Se si rendesse necessario”, lei sarebbe pronta ad entrare in
un nuovo gruppo parlamentare. Se tra di noi non riusciamo a discutere in
modo costruttivo, è giusto costituire un’altra casa”.
Dei post di Grillo Pinna sul blog non condivide “le evocazioni di
immagini di morte, decomposizione, vuoto: incutono un senso di
frustrazione e sconfitta. Stimolano più l’aggressività che la
partecipazione, i contenuti e i toni usati sul blog forse non esprimono
il lavoro che stiamo portando avanti in Parlamento. Non siamo più in
campagna elettorale. E poi contano anche le dinamiche del gruppo”. Tra i
5 Stelle, dice, c’è un clima “di sospetto. Di controllo dell’attività
degli altri. Avverto forte il rischio di una ‘dittatura della
maggioranza’”.
Paola Pinna non è sola. “Nessuna espulsione per la senatrice Gambaro,
manca l’oggetto del contendere, la libertà di parola c’è ancora, no?”.
Così Alessandra Bencini al Corriere della Sera. E’ della stessa opinione
il senatore Fabrizio Bocchino: “Io non voto per l’espulsione di
nessuno. Per principio. Sostenere Adele non significa mettersi contro
Grillo”. Di lei, dice, “vedo il grande lavoro che ha fatto in
commissione e la serietà di una persona tranquilla e misurata”.
Decisa anche la senatrice Serenella Fucksia, che ribadisce: “Non ci
sono le condizioni per espellere nessuno. Anzi. Mi piacerebbe buttare
dentro qualcuno, magari del Pd, e veder crescere il nostro gruppo. Per
il Parlamento finora siamo stati una boccata d’ossigeno”. Nuti parla di
compravendita? “Non esiste una cosa del genere e non capisco perché la
dice. Da lui vorrei sentire piuttosto contenuti. Vorrei che parlasse di
politica. Se conosce i nomi li faccia. Ecco, vede, questa è la cosa
peggiore del nostro Movimento, qui dobbiamo veramente cambiare. A quanto
mi risulta siamo tutti con Adele“.
di Paolo Flores d'Arcais, Il Fatto Quotidiano
Tre mesi fa quasi nove milioni d’italiani hanno investito il M5S con uno tsunami di responsabilità.
Hanno affidato ai parlamentari di quel movimento il crogiuolo della
loro rabbia e delle loro speranze, di un bisogno ormai disperato di
“liberazione” dalla politica come corruzione e come chiacchiera, come
menzogna e come trattativa con le mafie, come privilegio e come
autoreferenzialità. Vi hanno delegato per amore di “giustizia e
libertà”, i valori fondanti della Costituzione repubblicana che il governo Berlusconi-Napolitano
(eufemisticamente, per i più piccini, governo Letta-Alfano) vuole
ripudiare. Quasi nove milioni di cittadini vi hanno chiesto di
inaugurare e realizzare un’Altrapolitica.
Sembra invece che quella straordinaria ricchezza di rabbia e di speranze abbiate deciso di dissiparla, di gettarla al macero.
Non ne avete il diritto. Non potete trattare il tesoro di passione
civile e di rivolta morale che gli italiani vi hanno consegnato, come
fosse un bottino che potete sperperare ad libitum. Voi siete,
per usare una definizione di Beppe Grillo, i nostri “dipendenti” (e
Grillo, dunque, parafrasando la Chiesa per il Papa, il dipendente dei
dipendenti del sovrano elettore). Non dovete rispondere a qualche
migliaio di attivisti che votano in rete, ma a nove milioni di cittadini
che non potete oltraggiare con l’ennesima delusione. Lo state già
facendo, però. Altrimenti a Roma non vi avrebbero abbandonato in tre
mesi due elettori su tre, e a Catania nove su dieci. Ne tradirete, e
perderete, molti altri, se continuerete a trastullarvi col vostro
ombelico nella tristezza delle espulsioni e nell’indecenza degli
anatemi.
La senatrice Gambaro
dice che i toni di Grillo fanno perdere consensi. Può avere torto
marcio, ragione solo in parte, o aver messo il dito nella piaga. Ma è
demenziale anche solo pensare di cacciarla, perché la “lesa maestà” è
diventata obsoleta con la presa della Bastiglia, e l’obbedienza perinde ac cadaver è la divisa della Compagnia di Gesù, non dell’Altrapolitica.
Sento dire che andrebbe espulsa non per l’attacco a Grillo, ma per averlo pronunciato in tv.
Per favore! L’avesse scritto in un blog (ripreso ovviamente da tv e
giornali) Grillo avrebbe elegantemente incassato e magari seriamente
discusso? Siate perciò responsabili. Finitela con la litania dei “chi
dice x è fuori”, “chi non fa y è fuori”, dedicatevi all’azione comune con i cittadini che vi hanno eletto
e che si aspettano di avervi al loro fianco nelle lotte e nelle
proposte, non che vi auto-umiliate nella miseria delle scomuniche.
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