Caro
Landini (…) l’unico limite che hai identificato è che il patto (sulla
Rappresentanza, ndr) “non risolve il problema della Fiat”, ed è “proprio
per questo necessario arrivare comunque ad una legge” che evidentemente
speri possa ricalcare i medesimi contenuti dell’accordo. Inizia così la
lunga lettera (testo completo) che
Carlo Guglielmi, presidente del Forum Diritti Lavoro, indirizza al
leader della Fiom sul giudizio, “positivo”, che questi ha dato
dell’accordo tra sindacati confederali e Confindustria raggiunto pochi
giorni fa. Questi i punti di critica elencati da Guglielmi.
- Il dato elettorale” nelle elezioni per le Rsu.
In base all’accordo del 31 maggio nei posti di lavoro (di certo
prevalenti) ove i lavoratori già oggi non votano per eleggere i propri
rappresentanti si potrà procedere al “passaggio alle elezioni delle Rsu
….solo se definito unitariamente dalle federazioni aderenti alle
Confederazioni firmatarie il presente accordo” con pesantissimo
arretramento rispetto al protocollo del 1993 che prevedeva il potere di
impulso a qualsiasi sindacato raccogliesse il 5% delle firme dei
lavoratori e aderisse alle procedure elettorali di cui al protocollo
stesso. Con il patto del 31 maggio il diritto di scelta dei propri
rappresentati non è più neppure formalmente dei lavoratori ma diviene
una facoltà di Cgil, Cisl e Uil azionabile discrezionalmente a seconda
delle convenienze azienda per azienda. Insomma, quand’anche la Fiat
rientrasse in Confindustria, comunque senza il consenso di Fim e Uilm e
Federmeccanica i lavoratori non potrebbero votare.
- Ma addirittura stupefacente è la successiva previsione contenuta nell’accordo del 31 maggio per
cui comunque - laddove le elezioni delle Rsu invece si terranno – ‘ai
fini della misurazione del voto espresso da lavoratrici e lavoratori
nella elezione della Rappresentanza Sindacale Unitaria varranno
esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione
Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente
intesa’. Insomma - dato che tu stesso additi le regole dell’accordo di
venerdì scorso “alla politica” come strumento per “risolve(re)…quella
che è una crisi generale della rappresentanza” - è come se consigliassi
all’omologo governo di larghe intese di fare una riforma elettorale che
dica che il cittadino può scegliere il partito che vuole ma poi, per la
distribuzione dei seggi in Parlamento, varranno esclusivamente le
tessere e i voti espressi per i soli partiti aderenti alla maggioranza
che sostiene il Governo Letta-Alfano, realizzando un sistema quanto
meno”protetto” cioè autoritario.
- Alla domanda sui limiti dell’accordo, tu abbia del tutto omesso
di riferire come per te (e per la tua organizzazione) sia almeno un
“problema” il fatto che l’accordo del 31 maggio non solo prevede
“l’impegno... a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi” ma
che ad esso si aggiunge il rinvio ai contratti di categoria per
identificare “le conseguenze di eventuali inadempimenti”. E così il
patto del 31 maggio ha fatto cadere persino la davvero minimale clausola
di garanzia contenuta nell’accordo del 28 giugno 2011 che quanto meno
imponeva che le sanzioni riguardassero “non i singoli lavoratori” avendo
invece da oggi i contratti nazionali facoltà di colpirli qualora
vogliano mettere in campo “iniziative di contrasto” (come subito
rilevato dal vicepresidente di Confindustria Dolcetta sul Sole 24 ore
del 2 giugno).
- Insomma forse per qualche giorno la tua personale credibilità e quella della tua organizzazione potranno impedire
ai più di comprendere appieno i contenuti dell’accordo e quindi
prendere per buona la tua affermazione per cui l’accordo del 31 maggio
“riconosce il valore delle nostre lotte”. Ma il punto è che quando dici
“nostre” non puoi fare riferimento solo al gruppo dirigente nazionale
che ti sostiene e neppure alla sola Fiom ma lo devi fare al ben più
ampio movimento di cittadini, studiosi, personalità pubbliche,
associazioni, partiti e altri sindacati che con te si sono attivati e
battuti. Ti ricordo allora che le “nostre” lotte non erano per
sostituire la regola dell’art. 19 dello Statuto per cui può
rappresentare i lavoratori solo chi firma il contratto con la nuova
regola del 31 maggio per cui possono rappresentare i lavoratori solo
Cgil Cisl e Uil. Le “nostre” lotte non erano solo per ottenere il
doverosissimo reingresso della Fiom ai tavoli della contrattazione e
nella pienezza dell’agibilità sindacale (trattenute, diritto di
assemblea eccetera) in cambio della rinunzia al conflitto sindacale e
giudiziario. Le “nostre” lotte erano per l’esatto contrario: un nuovo
protagonismo conflittuale e democratico dei cittadini al lavoro.
- Credo quindi tu abbia oggi tre scelte davanti a te da prendere molto rapidamente.
La prima è dire che il tuo giudizio positivo atteneva alla scelta di
contare voti e tessere ma che non approverai mai nessun accordo e
nessuna legge che non prevederanno il diritto universale dei lavoratori
di votare e il corrispondente dovere di contare voti e tessere di tutti i
lavoratori senza alcuno scambio con il diritto al conflitto,
continuando così ad essere uno dei protagonisti assoluti della battaglia
per la democrazia sul posto di lavoro.
La seconda scelta è dire la
verità sui disastrosi contenuti dell’accordo del 31 maggio e provare a
spiegare la tua posizione per tentare di tenere unito un filo di
confronto con i moltissimi che hanno guardato alla Fiom e a te
personalmente con speranza e fiducia e che ora si sentono abbandonati e
delusi.
La terza scelta è continuare a sostenere che l’accordo del 31
maggio sia “positivo e importante… un passo avanti in materia …di
democrazia nei luoghi di lavoro” da generalizzare per legge, diventando
così tu di fatto un vero e proprio ostacolo (forse il maggiore) sulla
strada della democrazia del lavoro in questo paese.
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