giovedì 28 novembre 2013

Ai confini della realtà: il bi-Steccone si farà di Leonardo Caponi, Umbrialeft.it




PERUGIA - Questa decisione del Consiglio comunale di Perugia di completare il palazzo dello Steccone a Fontivegge  appare, sinceramente, ai confini della realtà. Dunque, in una città dove già esistono molti grandi immobili, pubblici e privati, vuoti, si decide di aggiungerne un altro ancora; in un quartiere già strozzato dal cemento, dove la sovrabbondanza di offerta abitativa ed edilizia è la causa prima di difficili condizioni di vivibilità, dove esistono centinaia di appartamenti e decine di migliaia di metri cubi sfitti, dove adesso, da ultimo si vuota uno dei tre Palazzi Fioroni per effetto della decisione della Regione di trasferire i propri dipendenti al Broletto; in una realtà di questo tipo si decide di costruire, con gran dispendio di risorse (da trovare!, mix si dice pubblico privato), un nuovo enorme contenitore, per completare così un palazzone dal quale la gente perbene già scappa via, perché abitato da prostitute in quantità e popolato di spacciatori e malfattori di ogni risma. Roba da matti!
   Il nuovo ammasso di travi d’acciaio e calcestruzzo servirà, si dice, ad ospitare gli uffici comunali. Bene, così avremo una nuova cattedrale che, come è per il Broletto o per gli uffici di Equitalia al Bellocchio, dopo le cinque del pomeriggio, chiude e si svuota per lasciare un deserto di silenzio, solitudine e anonimato, che sarà off limits per la gente comune e spadroneggiato di notte dalle ombre di losche figure o di poveri giovani disgraziati che, provati dall’esperienza dell’immigrazione, dalla lontananza da casa, dalle difficoltà di inserimento, sono spinti a delinquere come ultima risorsa di vita. 
    E poi, che bisogno c’è di costruire una nuova sede per gli uffici comunali?! Si potrebbe fare un lungo elenco di altri contenitori utili, con un po’ di coordinamento e collaborazione tra istituzioni pubbliche, a ospitarli. La sede ex Inpad di via Cacciatori delle Alpi, recentemente ristrutturata con impiego di abbondanti fondi pubblici, è vuota essendo i dipendenti assorbiti e trasferiti all’Inps di via Canali. La Provincia di Perugia non riesce a vendere all’asta i suoi immobili tra i quali quello, antico e di pregio, di via Tornetta, ex Crued ed ex Università dei Sapori. Ad utilizzare questi contenitori si farebbe un gran bene alla rivitalizzazione del centro storico, senza continuare ad appesantire periferie già congestionate di traffico e cemento.
   IL completamento dello Steccone è una “cambiale” elettorale o politica che va onorata? Oppure è un modo per compiacere e ingraziarsi, a ridosso delle elezioni, uno dei tradizionali poteri forti della città, quello dei costruttori,? Evitiamo (anche se è difficile!) il processo alle intenzioni e sforziamoci di guardare la questione da un altro angolo visuale: quello di un amministratore pubblico che, in questo momento di crisi, vede deperire irrimediabilmente l’economia della propria città e si sente in dovere di fare tutto il possibile per riattivarla. Ecco, allora, che si torna a puntare sulla industria delle costruzioni. La vicenda dello Steccone non è unica nel suo genere, tuttaltro! Somiglia molto a quella di Ponte della Pietra, dove il campo da calcio verrà soppiantato da un grande complesso urbanistico (sempre cemento è, anche se ecclesiastico e rivolto ad opere di bene) e, su un altro versante, quello regionale, dalla accettazione, anzi dalla richiesta, di trasformare in autostrada la E45.
   Il problema è che non è questa la strada per risalire la china dell’economia! Perché è una strada vecchia,  consumata che, a questo punto tra occupazione del territorio, danni ambientali e alla salute, criminalità, viene a costare più di quello che da. In Umbria si proclamano bei concetti come sviluppo e competizione di qualità, cultura, economia verde e, nella pratica, si fa tutto il contrario.
   Lo spazio per l’edilizia? Ce n’è quanto se ne vuole; ma invece che per nuove costruzioni venga dato alla ristrutturazione e al recupero delle aree e degli immobili degradati. A Fontivegge Bellocchio ed in tutta Perugia ce ne sarebbe un gran bisogno e si troverebbe un bel mercato!
   Considerazione finale: è possibile che a Perugia non si riesca a coagulare una lista civica di sinistra, aperta e inclusiva, che, muovendo da un punto di vista critico della realtà, si proponga di affermare una nuova idea di città, disposta a sfidare l’egemonia del Pd, fuori o dentro la coalizione?     

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