Il nuovo ammasso di travi d’acciaio e
calcestruzzo servirà, si dice, ad ospitare gli uffici comunali. Bene,
così avremo una nuova cattedrale che, come è per il Broletto o per gli
uffici di Equitalia al Bellocchio, dopo le cinque del pomeriggio, chiude
e si svuota per lasciare un deserto di silenzio, solitudine e
anonimato, che sarà off limits per la gente comune e spadroneggiato di
notte dalle ombre di losche figure o di poveri giovani disgraziati che,
provati dall’esperienza dell’immigrazione, dalla lontananza da casa,
dalle difficoltà di inserimento, sono spinti a delinquere come ultima
risorsa di vita.
E poi, che bisogno c’è di costruire una nuova
sede per gli uffici comunali?! Si potrebbe fare un lungo elenco di altri
contenitori utili, con un po’ di coordinamento e collaborazione tra
istituzioni pubbliche, a ospitarli. La sede ex Inpad di via Cacciatori
delle Alpi, recentemente ristrutturata con impiego di abbondanti fondi
pubblici, è vuota essendo i dipendenti assorbiti e trasferiti all’Inps
di via Canali. La Provincia di Perugia non riesce a vendere all’asta i
suoi immobili tra i quali quello, antico e di pregio, di via Tornetta,
ex Crued ed ex Università dei Sapori. Ad utilizzare questi contenitori
si farebbe un gran bene alla rivitalizzazione del centro storico, senza
continuare ad appesantire periferie già congestionate di traffico e
cemento.
IL completamento dello Steccone è una “cambiale”
elettorale o politica che va onorata? Oppure è un modo per compiacere e
ingraziarsi, a ridosso delle elezioni, uno dei tradizionali poteri forti
della città, quello dei costruttori,? Evitiamo (anche se è difficile!)
il processo alle intenzioni e sforziamoci di guardare la questione da un
altro angolo visuale: quello di un amministratore pubblico che, in
questo momento di crisi, vede deperire irrimediabilmente l’economia
della propria città e si sente in dovere di fare tutto il possibile per
riattivarla. Ecco, allora, che si torna a puntare sulla industria delle
costruzioni. La vicenda dello Steccone non è unica nel suo genere,
tuttaltro! Somiglia molto a quella di Ponte della Pietra, dove il campo
da calcio verrà soppiantato da un grande complesso urbanistico (sempre
cemento è, anche se ecclesiastico e rivolto ad opere di bene) e, su un
altro versante, quello regionale, dalla accettazione, anzi dalla
richiesta, di trasformare in autostrada la E45.
Il problema è che non è questa la strada per
risalire la china dell’economia! Perché è una strada vecchia, consumata
che, a questo punto tra occupazione del territorio, danni ambientali e
alla salute, criminalità, viene a costare più di quello che da. In
Umbria si proclamano bei concetti come sviluppo e competizione di
qualità, cultura, economia verde e, nella pratica, si fa tutto il
contrario.
Lo spazio per l’edilizia? Ce n’è quanto se ne
vuole; ma invece che per nuove costruzioni venga dato alla
ristrutturazione e al recupero delle aree e degli immobili degradati. A
Fontivegge Bellocchio ed in tutta Perugia ce ne sarebbe un gran bisogno e
si troverebbe un bel mercato!
Considerazione finale: è possibile che a Perugia
non si riesca a coagulare una lista civica di sinistra, aperta e
inclusiva, che, muovendo da un punto di vista critico della realtà, si
proponga di affermare una nuova idea di città, disposta a sfidare
l’egemonia del Pd, fuori o dentro la coalizione?
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