Giovedì
scorso a Servizio Pubblico è andata in onda una bagarre sulle pensioni
tra Renzi, Belpietro ed un pensionato benestante. Il più reazionario è
apparso Matteo Renzi. Il nostro vuole più asili e meno pensioni,
riconteggiare le pensioni di anzianità che gli sembrano troppo generose,
mettere le mani sulle reversibilità.
Renzi ci ha voluto ricordare di una sua nonna che rimasta vedova con 6 figli a 40 anni, da allora percepirebbe 3.000 €uro di pensione di reversibilità al mese (lordi o netti?): per un assegno così consistente il coniuge doveva percepire una retribuzione molto alta in quanto l’assegno di reversibilità non può superare il 60% di quanto spetta o spetterebbe di pensione al coniuge defunto ed è subordinato al reddito. Questi signori sostengono che le pensioni sono spesa pubblica e fingono di ignorare che invece vengono pagate con i contributi, che sono quote di salario, che ogni anno sono versate dai lavoratori e dalle lavoratrici…e aggiungono che, di fatto, i giovani non avranno la pensione e che si vuole proteggere si deve rivolgere alle compagnie assicurative.
Quel signore, ex dirigente di azienda, che si lamentava del prelievo del 5% sulla quota di pensione sopra i 100.000 €uro l’anno e che gridava che sono soldi suoi è bene ricordare che il suo fondo pensione presso l’Inps risulta in deficit di 3 miliardi e quattrocento milioni ogni anno e viene ripianato con l’attivo dei fondi dei lavoratori precari e dei dipendenti. È bene ricordare inoltre che la media dell’importo della pensione dei lavoratori dipendenti è inferiore ad 11.000 €uro l’anno, quella dei dirigenti d’azienda supera i 50.000. La confusione poi (voluta?) è sovrana: si confondono i vitalizi con le pensioni, si sostiene che le pensioni degli autonomi sarebbero causa ed incentivo all’evasione fiscale, si continua ad insistere sulle baby pensioni cancellate da 40 anni ma poi si tace ad esempio sui privilegi dei professionisti (giornalisti compresi). In ogni caso per Renzi i 270 miliardi di spesa pensionistica sono inaccettabili.
Renzi ci ha voluto ricordare di una sua nonna che rimasta vedova con 6 figli a 40 anni, da allora percepirebbe 3.000 €uro di pensione di reversibilità al mese (lordi o netti?): per un assegno così consistente il coniuge doveva percepire una retribuzione molto alta in quanto l’assegno di reversibilità non può superare il 60% di quanto spetta o spetterebbe di pensione al coniuge defunto ed è subordinato al reddito. Questi signori sostengono che le pensioni sono spesa pubblica e fingono di ignorare che invece vengono pagate con i contributi, che sono quote di salario, che ogni anno sono versate dai lavoratori e dalle lavoratrici…e aggiungono che, di fatto, i giovani non avranno la pensione e che si vuole proteggere si deve rivolgere alle compagnie assicurative.
Quel signore, ex dirigente di azienda, che si lamentava del prelievo del 5% sulla quota di pensione sopra i 100.000 €uro l’anno e che gridava che sono soldi suoi è bene ricordare che il suo fondo pensione presso l’Inps risulta in deficit di 3 miliardi e quattrocento milioni ogni anno e viene ripianato con l’attivo dei fondi dei lavoratori precari e dei dipendenti. È bene ricordare inoltre che la media dell’importo della pensione dei lavoratori dipendenti è inferiore ad 11.000 €uro l’anno, quella dei dirigenti d’azienda supera i 50.000. La confusione poi (voluta?) è sovrana: si confondono i vitalizi con le pensioni, si sostiene che le pensioni degli autonomi sarebbero causa ed incentivo all’evasione fiscale, si continua ad insistere sulle baby pensioni cancellate da 40 anni ma poi si tace ad esempio sui privilegi dei professionisti (giornalisti compresi). In ogni caso per Renzi i 270 miliardi di spesa pensionistica sono inaccettabili.
Ci auguriamo, ma rimarrà un sogno di
mezza estate, che i vari mattatori della Tv, i Vespa, Santoro, Formigli,
Paragone, Porro, Telese, Gruber, Lerner etc. organizzino una
discussione seria sulle pensioni.
Proviamo a chiarire alcune questioni
1. I pensionati italiani percepiscono un
assegno pensionistico inferiore a quasi tutti gli altri paesi europei.
La cosiddetta spesa pensionistica è minore di almeno 3 punti della media
europea in quanto in Italia vi è conteggiato il TFR e non si calcolano
quei 34 miliardi prelevati dal fisco, cosa che non avviene negli altri
paesi europei.
2. L’evasione contributiva viaggia tra i 30/40 miliardi l’anno e l’Inps vanta crediti (concordati) di circa 30 miliardi di mancati versamenti contributivi da parte delle aziende.
3. Il governo Monti ha prelevato dalle pensioni la parte più consistente delle risorse per raggiungere il pareggio di bilancio attraverso la legge Fornero. Legge che tra l’altro garantisce allo Stato per il prossimo decennio un ulteriore prelievo di 10 miliardi l’anno.
4. Tra importi di pensione erogati ed i contributi versati, i fondi dei precari e dei lavoratori dipendenti sono in attivo di circa 12 miliardi che vengono utilizzate per ripianare le passività dei fondi dei lavoratori autonomi, del clero, dei dirigenti di azienda.
5. Il passaggio all’Inps della gestione delle pensioni del pubblico impiego vi ha caricato un deficit di circa 10 miliardi maturati a causa dei mancati versamenti contributivi da parte delle amministrazioni pubbliche.
6. Permane ancora una commistione tra previdenza ed assistenza e soprattutto con le agevolazioni contributive alle aziende.
7. Il bilancio dell’Inps è in attivo, e persino il suo Presidente, lautamente pagato, lo conferma: “Non ci sono problemi per la tenuta del sistema previdenziale”.
2. L’evasione contributiva viaggia tra i 30/40 miliardi l’anno e l’Inps vanta crediti (concordati) di circa 30 miliardi di mancati versamenti contributivi da parte delle aziende.
3. Il governo Monti ha prelevato dalle pensioni la parte più consistente delle risorse per raggiungere il pareggio di bilancio attraverso la legge Fornero. Legge che tra l’altro garantisce allo Stato per il prossimo decennio un ulteriore prelievo di 10 miliardi l’anno.
4. Tra importi di pensione erogati ed i contributi versati, i fondi dei precari e dei lavoratori dipendenti sono in attivo di circa 12 miliardi che vengono utilizzate per ripianare le passività dei fondi dei lavoratori autonomi, del clero, dei dirigenti di azienda.
5. Il passaggio all’Inps della gestione delle pensioni del pubblico impiego vi ha caricato un deficit di circa 10 miliardi maturati a causa dei mancati versamenti contributivi da parte delle amministrazioni pubbliche.
6. Permane ancora una commistione tra previdenza ed assistenza e soprattutto con le agevolazioni contributive alle aziende.
7. Il bilancio dell’Inps è in attivo, e persino il suo Presidente, lautamente pagato, lo conferma: “Non ci sono problemi per la tenuta del sistema previdenziale”.
Si vuole eliminare il sistema
previdenziale pubblico, solidale e universale in quanto non decollano né
la previdenza integrativa né le polizze assicurative con grande
sofferenza dei mercati finanziari. Soprattutto è l’unità (di classe) tra
lavoratori e pensionati rappresentata dai contributi (salario
differito), per diminuire il costo del lavoro da un lato e dall’altro
dicono per responsabilizzare le persone a premunirsi per quando saranno
anziani.
SANTE MORETTI
da Liberazione.it
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