domenica 17 novembre 2013

I Nichi e i Poveri Di ilsimplicissimus


nichi-vendola_10323L’ultima cosa che vorrei fare è infierire su Vendola dopo il fattaccio della telefonata con Archinà. Ma proprio il protagonista e soprattutto i suoi fans rendono impossibile il silenzio: invece di rimettere nelle mani di Sel la sua poltrona di presidente, anche solo per quella “educazione politica” sempre richiesta agli avversari, Nichi si sta avvitando dentro comportamenti tipici del berlusconismo e dentro parole contraddittorie e impacciate. Per prima cosa lancia la solita querela al vento contro chi ha pubblicato un documento che parla da solo, poi ci ripensa e dice di vergognarsi di aver riso di un giornalista che cercava di fare informazione sull’Ilva. Poi tenta di scagionarsi dicendo che lui non ha preso “gioielli e diamanti” che insomma la pastetta con l’Ilva era gratuita come se questo non fosse ancor peggio visto che esclude persino le debolezze personali, poi ci ripensa ancora e dice che le risate sul giornalista erano finalizzate a una “captatio benevolentiae” nei confronti di Archinà, che è come confessare di voler entrare nelle grazie dei Riva.
Ma ancor peggiore è la reazione del partito e dei simpatizzanti organizzati che naturalmente parlano  di manipolazioni, sciacallaggio, campagna contro Sel. Mi chiedo dove viva questa gente (dove non vive lo so: vicino all’Ilva) per non sapere che le battaglie politiche si fanno proprio così in tutto il mondo e soprattutto in questa Italia dei ricatti, che l’importante sarebbe semmai non dare armi all’avversario. Invece di chiedersi come sia andata davvero la faccenda dell’Ilva, di chiedere a Vendola delle spiegazioni che non siano le frasette imbarazzanti di cui sopra, partono a testa bassa come dei Bondi qualsiasi.  E così si scandalizzano della “strumentalizzazioni” dopo essersi scandalizzati della Lorenzin e della miserabile tesi secondo cui a Taranto e nel Salento si muore di cancro a causa di pessime abitudini di vita. Ma forse è che fare l’operaio è divenuta una pessima abitudine di vita per chi non si è mai misurato direttamente col lavoro.
Perché il fatto reale è che a Tarantosi continua a morire di cancro mentre ci si accapiglia e che nell’ormai famosa telefonata Vendola parrebbe in qualche modo consapevole del ricatto lavoro -salute per accettarlo con fatalistica rassegnazione: basta ascoltare gli ultimi sessanta secondi, quando dice che la Fiom è la migliore alleata dei Riva e quando parla di “realtà produttiva” in tono assolutorio per sé e per gli altri.
Ora se qualcuno si domanda perché la sinistra stia scomparendo, basta far mente locale a questa vicenda, alle sue dinamiche e alla sua dialettica: chi potrebbe sentirsi rappresentato e difeso da piccole elite residuali che invece di dare spiegazioni si inoltrano in dedali di parole e invece di chiedere spiegazioni, fanno quadrato a prescindere, riproducendo in miniatura gli stessi atteggiamenti che abbiamo sopportato per tanti anni? Chi potrebbe mai credere che possano portare a qualche reale alternativa?  Quando si sente dire da Sansonetti che Sel è vittima assieme alla Cancellieri delle sopraffazioni della magistratura, cosa si deve pensare, oltre la sincera pena che suscita il personaggio in questione? E’  a questo purtroppo che si è ridotta una sinistra discutidora che nemmeno per un momento pensa alla tragedia del lavoro che l’Ilva rappresenta nella sua essenza più pura e preferisce ridere con il padrone.

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