di Enrico Piovesana -
Il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, parlando alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, ha chiesto maggiori investimenti nel settore militare (F-35 in primis) non per ragioni di sicurezza nazionale, ma per non perdere il prestigio derivante dalla partecipazione alle missioni di guerra. L’ammiraglio ha chiesto il Parlamento ad autorizzare “con la massima urgenza” lo stanziamento di adeguate risorse “per l’ammodernamento dei mezzi e l’addestramento degli uomini” e per continuare a godere de “l’apprezzamento dei Paesi alleati per l’opera fornita dall’Italia nelle missioni all’estero” in quanto “strumento privilegiato di politica estera”. Anche perché, ha buttato lì l’ammiraglio, “non si può escludere” la necessità di nuovi interventi militari in Paesi a noi molto vicini. Un chiaro riferimento alla Libia.
Il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, parlando alle commissioni Difesa riunite di Camera e Senato, ha chiesto maggiori investimenti nel settore militare (F-35 in primis) non per ragioni di sicurezza nazionale, ma per non perdere il prestigio derivante dalla partecipazione alle missioni di guerra. L’ammiraglio ha chiesto il Parlamento ad autorizzare “con la massima urgenza” lo stanziamento di adeguate risorse “per l’ammodernamento dei mezzi e l’addestramento degli uomini” e per continuare a godere de “l’apprezzamento dei Paesi alleati per l’opera fornita dall’Italia nelle missioni all’estero” in quanto “strumento privilegiato di politica estera”. Anche perché, ha buttato lì l’ammiraglio, “non si può escludere” la necessità di nuovi interventi militari in Paesi a noi molto vicini. Un chiaro riferimento alla Libia.
Non poteva mancare il richiamo al programma-feticcio che ossessiona
la Difesa: i cacciabombardieri F-35. “Gli F-35 sono necessari – ha
spiegato l’ammiraglio alle commissioni – per continuare a concorrere
alle future azioni della Nato, dell’Ue e delle Nazioni Unite. Senza
interoperabilità il sistema difesa italiano viene escluso. Quindi la
domanda è se il sistema difesa italiano voglia ancora contribuire e fare
la sua parte oppure no, e questo è un problema politico”.
Se per il capo di stato maggiore gli F-35 sono un’arma di politica
estera, per il ministro della Difesa, Mario Mauro, i nuovi
cacciabombardieri sono un taumaturgico strumento di pace. Intervistato
dal Messaggero, il ministro spiega: “Sistemi di difesa avanzati come gli
F-35 servono per fare la pace” e quindi “le forze armate italiane,
attraverso l’acquisizione di un jet che nasce da un progetto di ricerca
(mica sotto un cavolo! ndr), garantiscono la difesa della pace”,
concludendo che “gli F-35 saranno l’egida della pace e non uno sfizio da
toglierci”.
Anche per il ministro della Difesa Mauro – intervistato dal
Messaggero – gli F-35 sono una necessità legata alla volontà di
partecipare alle missioni militari all’estero. “Gli F-35 non sono uno
sfizio, ma sistemi di difesa avanzati che servono per fare la pace. Se
vogliamo la pace dobbiamo possedere sistemi di difesa che ci consentano
di neutralizzare i pericoli che possono insorgere in conflitti che
magari sono distanti migliaia di chilometri da casa nostra. L’Italia è
una grande potenza e questo ci obbliga ad assumerci le nostre
responsabilità”.
dal Fatto quotidiano
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