Certe
storie vanno raccontate. Anche se sono storie tristi. Anche se sono
squallide. Sarebbe bello occuparsi solo di eventi culturali, di ambienti
glitter, di stili pop/underground/mainstream. Ci si potrebbe
illudere di vivere in un mondo colorato, pieno di bei giovani creativi,
affascinanti e ottimisti.
Invece la procedura pelosa, con le sue miserie, irrompe nella realtà “bassa” e la ferisce, la spacca.
Invece la procedura pelosa, con le sue miserie, irrompe nella realtà “bassa” e la ferisce, la spacca.
A Bologna esisteva un servizio pubblico d’eccellenza: il Punto
Prelievi Centralizzato dell’Ospedale S.Orsola Malpighi, in Via Pelagi.
Avevano impiegato mesi per ottimizzarlo. I vari CUP cittadini fissavano
l’appuntamento, rilasciando un numero progressivo e una fascia oraria
(8.50, 9.00 ecc). Arrivato al Punto Prelievi l’utente controllava la
propria posizione su un tabellone luminoso. Quando appariva la sua
fascia oraria, e il numero corrispondente, completava l’accettazione. Le
attese erano contenute, i ritardi minimi, anche se il Centralizzato
effettuava dai 300 ai 350 prelievi di sangue al giorno, oltre al ritiro
dei campioni biologici. Poi aspettava il proprio turno agli ambulatori,
ognuno con due infermiere, e anche qui i ritardi erano accettabili.
Infine il referto si poteva scaricare da internet, con una password che
veniva inviata al telefono cellulare o via mail.
Ora il Centralizzato non esiste più. E’ stato chiuso, e gli utenti
redistribuiti nei vari ambulatori sparsi per la città e nelle città
satellite. Aumenteranno le attese, i ritardi (essendo molte strutture
già sovraccariche), e non si potrà visualizzare il referto, ma ci si
dovrà munire di un francobollo per una spedizione via posta, oppure
tornare di persona a ritirarlo, con un incremento dei mezzi di trasporto
ecc.
Il comunicato stampa dell’AUSL non la cita, ma non ci sono dubbi
sulla motivazione di questa scelta: l’ignominia nazionale denominata Spending Rewiew.
Vale a dire l’opera accurata, paziente, violenta di smantellamento di
ciò che resta del servizio pubblico. Si torna indietro, si eliminano
servizi importanti, si depaupera la struttura. Sono “scelte
sovraordinate”, si recita, imposte dall’Europa. In realtà i soldi
servono per tamponare le falle delle banche, che non concedono più
prestiti e mutui ma incassano miliardi dalla BCE che poi investono in
titoli di stato esteri; per le “grandi opere”; per il mantenimento di
una casta politica parassitaria e inutile; per le mostruose spese
militari (un servizio de L’espresso rivela che i generali
spenderanno ventidue miliardi di euro solo per digitalizzare l’esercito,
oltre a una lunga serie di balocchi privati di nessuna utilità), e
molto altro.
I responsabili di questo disastro sono ogni giorno in televisione,
vezzeggiati, coccolati da simil-intervistatori che li chiamano
“Presidente” (ma quanti sono i presidenti in Italia?) e offrono
loro il palcoscenico per predicare sul “bene del paese”. E soprattutto
per ripetere, con cadenza ossessiva, i fondamenti del Pensiero Unico del
Regime Transnazionale dei Predator: non può esistere altro programma
all’infuori del nostro, denominato “rigore”. Chiunque affermi il
contrario è un illuso, uno stupido e un irresponsabile.
Non dobbiamo crederci. Non dobbiamo ascoltarli. Non dobbiamo guardarli.
La sola loro immagine veicola onde negative, che potrebbero anche
causare disturbi neurovegetativi. Non dobbiamo pronunciare i loro nomi,
perché Proust ci ha raccontato quale potenza visionaria viaggia sui
nomi.
Soprattutto dobbiamo respingere alcuni dei più importanti codici
subliminali del Pensiero Unico: se sei una vittima devi tacere e
ubbidire, perché potrebbe capitarti di peggio; se rubi con astuzia te la
sfanghi; se rispetti l’ordine gerarchico naturale forse puoi entrare
nella nostra élite, nella nostra casta.
Solo così sarà possibile organizzare una vera Resistenza.
Perché un dato è certo: non arriverà un esercito di alleati a liberarci.
Gli alleati sono loro.
Perché un dato è certo: non arriverà un esercito di alleati a liberarci.
Gli alleati sono loro.
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