venerdì 24 maggio 2013

Femminicidio di Lidia Menapace




Il Tg3 notte che ho appena visto aveva ben tre donne parlamentari presenti perché si sarebbe parlato di femminicidio, visto che l’indomani il parlamento approverà la Convenzione internazionale appunto contro il femminicidio. 
Le tre parlamentari, una del Pd, una di Sel, una del Pdl hanno confuso subito il femminicidio con la violenza sessuale e lo stupro, stupidamente. E si sono affrettate a dire che non è contro gli uomini, che bisogna agire insieme ecc. ecc.,come se avessero gran paura di essere credute delle femministe, che certissimamente non sono, essendo addirittura al massimo delle tiepide emancipate. Ma anche femminismo, come comunismo è parola censurata ormai.
Si chiama dunque femminicidio l’UCCISIONE di una donna, perchè donna, potrei dire che è un assassinio con l’aggravante dei futili motivi. Non bisogna smettere di sottolineare che di morte, uccisione, assassinio si tratta, e che sta interamente dentro quella arcaica cultura che nel codice Rocco prevedeva e sosteneva ancora il “delitto d’onore”, che infatti si cerca di ripristinare. Nella grande maggioranza ie donne uccise non vengono stuprate, ma appunto viene loro tolta la vita. E per capire in che senso si possono e debbono coinvolgere gli uomini (cioé chiamarli a rendere conto) si deve capire se vi sia una ragione per distinguere il FEMMINICIDIO dall’omicidio.
La cultura che sostiene il femminicidio non è quella dello stupro, cha fa riferimento all’incoercibiiità istintiva della sessualità maschile, bensì all’altro pilastro del patriarcato, cioè che la donne non è persona, bensì’ un bene, una merce, una proprietà e il suo possessore ha diritto di picchiarla, segregarla, persino di ucciderla ed essere pochissimo punito. Il fondamento del femminicidio è la proprietà, non la sessualità.

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