Il Tg3 notte che ho appena visto aveva ben tre donne parlamentari presenti
perché si sarebbe parlato di femminicidio, visto che l’indomani il parlamento
approverà la Convenzione internazionale appunto contro il femminicidio.
Le tre
parlamentari, una del Pd, una di Sel, una del Pdl hanno confuso subito il
femminicidio con la violenza sessuale e lo stupro, stupidamente. E si sono
affrettate a dire che non è contro gli uomini, che bisogna agire insieme ecc.
ecc.,come se avessero gran paura di essere credute delle femministe, che
certissimamente non sono, essendo addirittura al massimo delle tiepide
emancipate. Ma anche femminismo, come comunismo è parola censurata ormai.
Si chiama dunque femminicidio l’UCCISIONE di una donna, perchè donna,
potrei dire che è un assassinio con l’aggravante dei futili motivi. Non bisogna
smettere di sottolineare che di morte, uccisione, assassinio si tratta, e che
sta interamente dentro quella arcaica cultura che nel codice Rocco prevedeva e
sosteneva ancora il “delitto d’onore”, che infatti si cerca di ripristinare.
Nella grande maggioranza ie donne uccise non vengono stuprate, ma appunto viene
loro tolta la vita. E per capire in che senso si possono e debbono coinvolgere
gli uomini (cioé chiamarli a rendere conto) si deve capire se vi sia una
ragione per distinguere il FEMMINICIDIO dall’omicidio.
La cultura che sostiene il femminicidio non è quella dello stupro, cha fa
riferimento all’incoercibiiità istintiva della sessualità maschile, bensì
all’altro pilastro del patriarcato, cioè che la donne non è persona, bensì’ un
bene, una merce, una proprietà e il suo possessore ha diritto di picchiarla,
segregarla, persino di ucciderla ed essere pochissimo punito. Il fondamento del
femminicidio è la proprietà, non la sessualità.
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