Alcuni
rumors sulle borse stanno gettando degli interrogativi sull’avvicinarsi
di una nuova esplosione dell’ennesima bolla speculativa, generata
dall’eccesso di liquidità. Cosa ne pensi?
Ho difficoltà ad
esprimere un giudizio. I dati sull’economia cinese, il cui rallentamento
ha creato del panico, non sono facilissimi da leggere. La Cina ha
spinto molto sulla domanda interna in questi anni, ed ha continuato a
crescere nonostante la caduta dei mercati di esportazione. Molto dipende
dalla politica economica della Cina. Il rallentamento delle altre
economie non è certo un elemento favorevole.
Tuttavia la creazione di liquidità…
La creazione
di liquidità di per sé in una situazione di economia stagnante non è un
problema, nel senso che non genera inflazione. Piuttosto, si tratta di
una politica scarsamente utile a stimolare l'economia se è slegata da
una politica fiscale espansiva. E poi c’è da dire che essendo stato
fatto ben poco per il controllo del sistema finanziario, il rischio è
che i movimenti speculativi di capitale tra paesi finiscano per creare
altra instabilità. Contrariamente a quello che pensano, e temono, i
tedeschi, l’equazione tra creazione di liquidità e inflazione non
funziona. Purtroppo la Bundersbank sulla base di questo argomento
continua ad appoggiare politiche di austerità e chiede a Draghi di
lasciar correre gli spread perché tanto poi, dicono, le politiche di
risanamento fiscale ristabiliranno la fiducia e quindi l’economia
ripartirà. Non è così.
Veniamo alla situazione europea che potrebbe arrivare a uno sbocco con le elezioni a settembre…
Non
sembra di vedere nelle posizioni del governo tedesco un cambiamento.
Rimane il punto sul fiscal compact e quindi sulla recessione. E questo
nonostante le prove sul forte impatto negativo che le politiche
recessive stanno avendo sull’economia del Vecchio continente. Certo, se
la Francia dovesse prendere una posizione più dura e determinata la
situazione potrebbe aprirsi un po’ di più, ma temo che andremo avanti
per parecchio nella linea della gestione dell’emergenza.
Fino all’esplosione delle contraddizioni sociali…Sì
certo. Non è che loro non le vedano. Il punto è che intanto vanno
avanti. Hanno paura delle contraddizioni che potrebbero aprirsi
nell’economia tedesca oppure traggono più profitto da una situazione in
cui costringono gli altri paesi a badare di più ai conti pubblici? Non
tutti i tedeschi hanno gli stessi interessi. Vista da qui, il punto di
equilibrio sarebbe che la Germania aumentasse la domanda interna e
quindi il proprio tenore di vita in modo da generare una crescita anche
negli altri paesi. Ma una politica di questo genere in quel paese non è
mai stata fatta, hanno sempre puntato sulla crescita trainata dalle
esportazioni. Insomma, bisogna vedere cosa succederà a livello politico.
Scommetterei più sulla gestione della situazione piuttosto che su
improbabili svolte, anche perché non vedo ingiro classi dirigenti in
grado di prendere in mano la situazione.
La crisi intanto sta cambiando i connotati delle economie nazionali…Vedo
che ognuno cerca di fare i propri interessi finché può. La tendenza a
voler privatizzare interi settori dello stato, per esempio, non demorde.
C'è la possibilità di fare ampi profitti se si arrivasse ad una
progressiva privatizzazione della previdenza, istruzione e sanità. In
Italia c’è un segmento di piccole e medie imprese manifatturiere che
esportano e continuano , grazie all’alta specializzazione, a mantenere o
accrescere le proprie quote di mercato. Ma molte imprese, quelle che
producono per il mercato italiano in particolare, ormai sono sull’orlo
del baratro. Quello che si rischia è un tracollo secco dopo un lungo
periodo di recessione. Insomma, si rischia una accelerazione nel
collasso del sistema se non c'è rapidamente una svolta rispetto alle
politiche di austerità.
Draghi si agita sempre di più su questo tema dell’occupazione giovanile. C’è da aspettarsi qualcosa?Finora
non ho percepito niente di diverso sui giovani se non la solita
promessa, usata strumentalmente anche nella riforma delle pensioni, che
si è pronti a fare qualcosa per loro. In realtà questi interventi
pretendono sempre una maggiore flessibilità del mercato del lavoro e
magari qualche intervento sulla formazione. C’è molta ideologia dietro. E
basta. Il punto è che particolarmente in un momento di recessione come
questo non vale l’assunto che l’occupazione dipende dall’incontro tra
domanda e offerta di lavoro. I posti di lavoro non ci sono, e
continueranno a non esserci se non c'è un intervento dal lato della
domanda aggregata. La flessibilità non serve, e molti studi ormai lo
dimostrano.
di Fabio Sebastiani, Controlacrisi.org
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