La risposta del governo al dilagare della disoccupazione è davvero
originale, percorre una via davvero inesplorata in questi ultimi trenta
anni, la maggiore flessibilità del lavoro!
Più contratti precari e più precarietà nei contratti e, udite udite,
la staffetta genitori figli, mezzo lavoro a me, mezzo lavoro a te,
prendi due e paghi uno. Ma che vadano all’inferno.
Ancora una volta dobbiamo sorbirci la stampa di regime che presenta
queste come soluzioni riformiste finalmente concrete, tanto quando
falliranno clamorosamente, come è sicuro, potrà sempre concentrarsi
sulle diarie dei parlamentari o sui dissidi nel PD o tra i 5 Stelle.
È così che un paese muore, per colpa della sua classe dirigente
allargata, che al momento buono sa solo riproporre ricette liberiste,
affrontando la crisi con dosi sempre più alte di ciò che della crisi è
proprio la causa.
E poi ci si stupisce che Berlusconi sia sempre lì, è il suo programma che stanno realizzando tutti quelli che governano.
Non viene neanche più voglia di fare proposte alternative, tanto non
ti ascoltano. Ridurre l’orario di lavoro e abbassare l’età della
pensione, senza chiedere a chi ha i redditi più bassi di tagliarli
ancora. Fare investimenti pubblici per case scuole ed ospedali, per
l’ambiente e la cultura. Riconvertire il sistema industriale e
nazionalizzare tutto ciò che serve ed il mercato distrugge. Usare i
soldi della Tav e degli F35 per ricostruire L’Aquila.
Ma dai, queste non sono proposte concrete, questo è fare ideologia. E
allora il Palazzo risponde meccanicamente: “perché, voi che non siete
d’accordo, non fate proposte alternative?”.
Non vogliono sentire nulla che metta in discussione davvero la
politica di austerità, perché sono parte costituente di essa da trenta
anni. Così se si taglia l’Imu si alza l’Iva, se si licenzia si assume,
se uno mangia l’altro digiuna.
È la solita coperta troppo corta che serve soprattutto a coprire lor signori.
È inutile che diversi premi Nobel della economia affermino che di austerità si muore in Europa, anzi muore L’Europa.
La governance bancaria continentale di cui il nostro governo è parte
non ascolta, non risponde, va avanti con la flessibilità e la
competitività.
La manifestazione della FIOM di sabato ha così avuto immediata
risposta. Avanti, anzi indietro come sempre. D’altra parte anche
Maurizio Landini aveva affermato che non si scendeva in piazza contro il
governo. Contro chi allora? Se si manifesta a metà, si viene ignorati
del tutto.
La crisi del paese si aggrava anche perché tutto ruota attorno al
solito vecchio teatrino. Il PD non era ufficialmente alla manifestazione
dei metalmeccanici? Ma chissenefrega.
Nascerà la nuova sinistra da quella piazza S.Giovanni? Direi proprio di no e in ogni caso c’è bisogno di ben altro.
C’è bisogno di rovesciare l’austerità nel solo modo possibile,
cancellando i patti europei che la impongono. L’esatto opposto di quanto
periodicamente ripropone il Presidente Giorgio Napolitano.
C’è bisogno di affermare con azioni concrete che il solo debito
legittimo è quello verso i poveri, citazione testuale del nuovo
Pontefice.
Bisogna finirla con il moderatismo, la concertazione e la passività
delle confederazioni sindacali, che ancora tentano di accordarsi con la
Confindustria su come rendere esigibili quegli accordi che rendono più
flessibile il lavoro.
C’è bisogno di rovesciare il tavolo dove si siedono a decidere tutti quelli che non ascoltano e continuano come sempre.
C’è bisogno di coerenza e di fare sul serio. Come le lavoratrici e i
lavoratori del San Raffaele, che hanno fatto ritirare i licenziamenti e
reintegrare i licenziati, dopo aver bocciato l’accordo di CGIL CISL UIL e
continuato a lottare.
La loro vittoria ci insegna che si può fare quel che c’è da fare.
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