di Armando Allegretti, Umbrialeft.it
PERUGIA - Sono oltre due milioni di persone ad
essere affetti dalla cosiddetta ludopatia, quel desiderio irrefrenabile
di giocare a slots, videopoker o ad altre macchinette mangia soldi.
Spesso è difficile distinguere la ludopoatia dall’alcolismo o dalla
tossicodipendenza, proprio perché si fatica a leggerne i sintomi in chi
ne è affetto.
Il ludopatico, o giocatore patologico, da manuale è colui che “ha
bisogno di giocare sempre più spesso e con una quantità sempre maggiore
di denaro; cerca di smettere, ma non ci riesce, perché il gioco lo aiuta
a sfuggire ai problemi”. E ancora, il ludopatico è quella persona che
mente ai familiari, alle persone vicine, compromette il proprio lavoro,
le relazioni sentimentali e infrange la legge per trovare denaro: ed
ecco che si ruba in casa, ci si gioca gli affitti, interi stipendi e
pensioni.
È una condizione estrema, quella del ludopatico, più
diffusa di quanto si possa immaginare. Il dossier Azzardopoli 2.0,
presentato da Libera, cita una ricerca del Centro Sociale Papa Giovanni
XXIII, coordinata dal Conagga (Coordinamento nazionale gruppi per
giocatori d’azzardo), che stima che i giocatori a rischio siano il 5,1%
del totale e quelli compulsivi il 2,1%: nel nostro Paese si tratta di 1
milione e 720 mila adulti a rischio e 708 mila patologici. Senza contare
i minorenni.
Ed ecco che in Italia si spendono circa 1450 euro pro capite per
tentare la sorte, per cercare di aggiudicarsi l’ultimo jackpot che
potrebbe cambiare la vita. Si stimano oltre 800mila persone dipendenti
da gioco d’azzardo e quasi due milioni a rischio. Con un fatturato
legale di 79.9 miliardi di euro nel 2011 al quale vanno aggiunti gli 11
miliardi di quello illegale. Un fatturato destinato inesorabilmente a
salire, considerando l’incremento del 10% nel 2012, con 88 miliardi di
fatturato legale e 15 miliardi illegali.
L’Italia occupa il primo posto in Europa e il terzo posto tra i paesi che giocano di più al mondo.
Ma dalle proiezioni dei primi dieci mesi del 2012 l’Italia potrebbe
andare in cima alle classifiche, con il contributo del comparto
illegale. Un trend in constante crescita. Facciamo un esempio: nel mondo
del “Gratta e vinci” un tagliando su cinque di quelli venduti al mondo è
italiano. Ma non è tutto. Sono 400mila le slot machine presenti in
Italia, una ogni 150 abitanti. Ovunque ti trovi basta guardare in alto
verso un’insegna ed ecco comparire sale slots, e videopoker.
Rien va plus. Benvenuti in Azzardopoli, questa è l’Italia, il paese
del gioco d’azzardo. Il paese dove il gioco non risente della crisi ed
ha un bilancio sempre attivo. Il paese dove al tavolo verde si siedono
anche le mafie. E fanno saltare il banco.
Dal Piemonte alla Lombardia, dalla via Emilia
attraversando la Capitale fino alla Campania per arrivare in Calabria e
Sicilia. Senza dimenticare la Puglia. I soliti noti: dai Casalesi di
Bidognetti ai Mallardo, dai Santapaola ai Condello, dai Mancuso ai Cava,
dai Lo Piccolo agli Schiavone. Così i clan fanno il loro gioco. Le loro
puntate e vincono sempre. Sono 41 i clan che gestiscono il gioco
d’azzardo.
Le informazioni, in un dossier presentato da Libera, non lasciano
molto spazio all’immaginazione. Le irregolarità sono tante e il “nero” è
in costante aumento. Nel 2010, ad esempio, in tutta Italia, sono state
6.295 le violazioni riscontrate dalla Guardia di Finanza che ha
denunciato oltre 8mila. E ancora, sono stati sequestrati 3.746
videogiochi irregolari, alla media di 312 al mese e 1.918 i punti di
raccolta di scommesse non autorizzate o clandestine scoperti (più 165%
rispetto al 2009).
Ma non solo gioco d’azzardo illegale. La situazione
nelle regioni italiane, invece, per quanto riguarda la legalità è la
seguente: il primato, per l’anno 2011, spetta alla Lombardia con
2miliardi e 586 mila di euro, seguita dalla Campania con un miliardo e
795 mila euro. All'ultimo gradino del podio il Lazio con un miliardo e
612 mila euro. Questi sono tutti soldi che si muovono grazie alle
400mila slots “piazzate” in tutto il paese. Per quanto riguarda invece
le spese per il gioco d’azzardo si registra un aumento (nell’arco di 12
mesi), in regioni come il Molise e la Valle d’Aosta, rispettivamente con
un incremento del 47,37% e del 48%. Solo quattro regioni hanno fatto
registrare l’indice negativo. Il Trentino Alto Adige (-0,54), la Puglia
(-2,95), la Sardegna (-20,04) e l’Umbria (-24,07).
L’Umbria non sembra essere in pericolo, non sembra
essere toccata dall’illegalità e dalla compulsione al gioco. L’unico
campanello d’allarme è dato dall’aumento dei “baby scommettitori”.
Infatti dal rapporto presentato emerge che “la diffusione del gioco
d’azzardo nei ragazzi è cresciuta al ritmo del 13% l’anno. Dal 2008 al
2009 la percentuale di studenti tra i 15 e i 19 anni che ha giocato in
denaro almeno una volta in un anno è aumentata dal 40% al 47%. L’aumento
maggiore è stato fra le ragazze, passate dal 29% al 36%, mentre i
maschi sono saliti dal 53% al 57%. In testa alla classifica per regioni
al primo posto c’è la Campania con il 57,8% di studenti “giocatori”, cui
segue Basilicata (57,6%), Puglia (57%), e, a seguire, Sicilia, Lazio,
Abruzzo, Molise, Sardegna, Calabria e Umbria, tutte oltre il 50%. Agli
ultimi posti ci sono Trentino (35,8%), Friuli Venezia Giulia e Veneto
(36,3%). I posti preferiti per giocare sono bar e tabaccherie (32%),
case private (20%) e sale scommesse (12%)”.
Il quadro che emerge dal dossier presentato da Libera
“sollecita una risposta adeguata da parte di tutti, a cominciare dalle
istituzioni” – si legge in calce allo studio. E una risposta c’è stata. A
partire dalla maggioranza, in Comune a Perugia, che mercoledì ha
presentato un ordine del giorno dai toni forti ma chiaro per quello che
riguarda gli obiettivi. Via le slots, da Perugia, subito.
“I maggiori consumatori delle varie forme di gioco d’azzardo di
facile guadagno - scrivono i capigruppo Emiliano Pampanelli (Prc),
Francesco Mearini (Pd), Stelvio Zecca (Idv), Pier Luigi Neri (Comunisti
italiani), Mario Catrana (Sinistra e Socialisti) e Filippo Cardone
(Gruppo misto – Centro democratico) - appartengono quasi sempre alle
classi più disagiate e sotto acculturate, che tentati dal vincere facile
diventano vittime di una vera e propria patologia e quasi sempre, per
dare una svolta alla propria situazione, non fanno altro che rovinare la
propria famiglia arrivando al baratro”.
Quello che chiede la maggioranza è un’ordinanza sanitaria, a firma
del primo cittadino di Perugia, che vieti l’istallazione delle slots su
tutto il territorio comunale. Per combattere la patologia del gioco, la
cosiddetta ludopatia che “spilla” migliaia di euro dalle tasche dei
cittadini. “Ogni italiano spende in media oltre 1.000 euro l’anno per il
gioco d’azzardo – si legge ancora nell’odg presentato - , un dato tra i
più alti al mondo, arrivando in molti casi ad una dipendenza patologica
che porta ad effetti drammatici sul piano economico, sociale e
familiare”.
Ritornando all’Umbria, e concludendo l’analisi,
secondo quanto appreso solo nella nostra regione sono istallate
(legalmente) 5.220 macchine, queste producono giornalmente una cosa come
257 euro ognuna. Facendo due semplici conti e con prospetto alla mano
dalle ultime rilevazioni in 6 mesi sono stati inseriti nelle slots
242.818.740 di euro in monete e banconote. Di questi 30.595.161 sono
andati allo stato (nel caso di slots legali) e il 75% è stato
“restituito” in modo del tutto casuale ai giocatori. Numeri che fanno
riflettere.
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