La proliferazione delle centrali a biomasse si sta ponendo anche in
Umbria come un furto d’aria, di terra e di democrazia contro cui
Rifondazione comunista proseguirà la sua battaglia insieme ai cittadini.
E’ con questo spirito che aderiamo all’appello del Coordinamento
nazionale Terre Nostre dei comitati no biomasse no biogas e per la
salute e l'ambiente e parteciperemo alla 1^ Marcia nazionale per l’aria,
l’acqua, la terra e il cibo sani, il prossimo 25 maggio ad Assisi. Lo
faremo nell’interesse degli umbri, anche in rappresentanza dei tanti
tra loro che in questi mesi si sono opposti insieme a noi alla
proliferazione selvaggia di questi impianti nella nostra regione.
In linea con la piattaforma del Coordinamento Terre Nostre e con
quanto abbiamo da sempre sostenuto, chiediamo che la Giunta Regionale
dell’Umbria riveda il suo Regolamento e cancelli la delibera 494 del 7
maggio 2012 con cui si sono ridotte le distanze delle centrali a
biomasse a biogas dai centri abitati da 500 a 300 metri e si sono tolte
le limitazioni sulle distanze di approvvigionamento grazie
all’escamotage della mancata fissazione del limite di 6 chili di CO2
prodotta per ogni tonnellata di biomassa trasportata. Come si ricorderà,
come puntualmente denunciammo allora e come l’Umbria sta sperimentando
oggi tra le proteste delle popolazioni locali, la delibera voluta
dall’Assessore Rometti fu un vero e proprio blitz, un viatico per la
proliferazione senza regole di questi impianti divenuta ormai senza
freni in quanto attratta dai super incentivi previsti con la scusa di
una green economy nel caso niente green e tanto economy.
Il rischio è che vi sia un’invasione di impianti (almeno 1 ogni 2 o 3
comuni umbri), grazie alle mire per un profitto ingente e sicuro ed in
barba ad una saggia gestione dei rifiuti (che con le biogas e le
biomasse può assumere la dimensione di uno smaltimento diffuso e
incontrollabile anziché puntare sui rifiuti zero), alla qualità
dell'aria (compromessa da nuove fonti di combustione diretta e
indiretta), alla qualità, alla sicurezza ed alla sovranità alimentare
(minacciata dalla concorrenza drogata delle agri-energie e dalla
ulteriore sottrazione di superfici destinate alla produzione di cibo),
alla tanto decantata riduzione dello spreco alimentare ed alla
democrazia, alle prerogative dei consessi elettivi locali ed alla
partecipazione dei cittadini.
Grazie alle maglie larghe delle disposizioni introdotte nel 2012 e
confermate nel recente consiglio regionale contro le nostre proposte di
rivisitazione, e con buona pace della battaglia per la riduzione delle
emissioni di CO2, per le centrali a biomasse in Umbria si potrebbe
tranquillamente ricorrere all’approvvigionamento transcontinentale di
materia prima che giungerebbe così in gran quantità dall’Africa, il Sud
America e l’Asia, ovvero da quei continenti dove si è già prodotto uno
sfruttamento intensivo dei terreni agricoli o delle foreste per colture
utili alla produzione di biocarburanti o per la gestione degli impianti a
biomasse, compromettendo spesso la biodiversità e sottraendo il
territorio alla stessa produzione di cibo per il fabbisogno locale.
Parimenti, volendo ragionare proprio nell'ottica delle rinnovabili, le
emissioni di CO2 che si produrrebbero con il reperimento, la
lavorazione, il trasporto e il processo di combustione finale della
materia prima sarebbero tante e tali da non giustificare il ricorso alla
realizzazione delle centrali a biomasse grandi e a filiera lunga: si
produrrebbe anzi un saldo ambientale negativo.
Per queste ragioni, consideriamo sacrosanta e sposiamo la piattaforma
della manifestazione così come promossa dal Coordinamento Terre Nostre e
che prevede:
- un drastico ridimensionamento degli incentivi per la produzione
elettrica da biogas e biomasse destinata alla immissione in rete
indipendentemente dalla taglia degli impianti;
- l'applicazione della valutazione ambientale degli effetti cumulativi anche agli impianti di pur ridotta potenza;
- la verifica stringente e su più adeguati criteri dei bilanci
energetici e dei criteri di sostenibilità e requisiti di filiera corta
delle fonti energetiche utilizzate;
- la verifica dell'impatto sui sistemi agricoli locali e più
stringenti criteri di esclusione delle aree di produzioni tipiche, di
pregio paesistico, a vulnerabilità ambientale e idraulica;
- la valutazione del bilancio della sostanza organica dei suoli ed
esclusione preventiva delle aree caratterizzate da maggior gravità del
problema della scarsità di sostanza organica;
- l'esclusione senza eccezioni di impianti a combustione diretta e indiretta delle aree con qualità dell'aria compromessa;
- il rispetto di distanze dalle abitazioni e dai centri abitati tali
da prevenire qualsiasi conseguenza per la sicurezza, la tranquillità e
la salute;
- la verifica della compatibilità delle centrali entrate in esercizio
rispetto a gravi impatti su salute e ambiente ai fini del loro
ridimensionamento, modifica o disattivazione;
- il reindirizzo delle risorse verso la ricerca e la sperimentazione
nel campo dello sfruttamento delle autentiche energie rinnovabili e
verso l'incentivazione capillare degli interventi per il risparmio
energetico e la riduzione di energia e materia.
La Marcia di Assisi sarà utile affinché la battaglia delle
popolazioni umbre contro l’ennesimo assalto alla diligenza dei beni
comuni possa fare massa critica, unire tutte le vertenze locali e
rafforzarsi: è per questo che invitiamo tutti i nostri militanti a
parteciparvi ed è per questo che da tempo abbiamo mobilitato i nostri
circoli.
Il PRC umbro sarà presente anche in ragione del nostro sostegno alla
campagna nazionale per la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero.
Luciano Della Vecchia, segretario PRC Umbria
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