Scena prima. «La verità sai qual è, Enzo? È che c’è una situazione vergognosa dei media, la nostra è una battaglia Davide contro Golia», dice Marco Revelli. E Enzo sapete chi è? Un religioso, uomo che per la prima volta, forse, capita di vedere a una riunione eminentemente politica: Enzo Bianchi, il priore di Bose, che è venuto anche lui qui, al teatro Gobetti, quadri risorgimentali alle pareti, tappeti rossi, la meglio gioventù e la meglio vecchiaia sabauda, unite in una sorta di enclave dei professoroni, che lanciano la candidatura di Curzio Maltese e Alessandra Quarta alle europee. Bianchi annuisce: «E’ vero, ma il paese reagisce, risponde, risponde alle vostre proposte».
Scena seconda. Arriva Gustavo Zagrebelsky, il professorone tra i professoroni. Ironico e divertente, per chi ha l’occasione di conoscerlo è davvero tutto il contrario della caricatura che ne fa la destra. Dice che «80 euro sono una pezza» (Gallino dirà «spiccioli» per la conservazione). Ma per Zagrebelsky «il problema non è Renzi, lui non è un tiranno; è che dicono a me conservatore, ma i conservatori sono loro, messi lì per garantire lo status quo». Tiene dotta lezione su come la politica è scomparsa e l’economia spadroneggia, su quanto l’espressione «fallimento di uno Stato sia un controsenso, mescola un concetto politico e giuridico, lo Stato, struttura che non può fallire, con uno commerciale». Il succo è che questa Europa sta svilendo anche le antichissime nozioni di politica. Poi racconta un aneddoto su giovani e vecchi, chiaramente destinato a Renzi e renziani vari: «In certe tribù dell’America del nord gli anziani venivano portati, cosparsi di miele, in una capanna, piena di termiti, e la mattina si passava a ritirare il loro scheletro. Non vorrei fare la stessa fine, in questo giovanilismo generale...».
Scena terza. Curzio Maltese, capolista di Tsipras, usa parole severe anche contro i media: «Se ci fosse un’informazione normale, nel nostro Paese, Tsipras sbancherebbe». Oppure: «Un coro di giornali pensa che sia iniziata un’èra di vent’anni di Renzi. E se invece tra un anno non va così, e scopriamo che nessuno ci può salvare?». Infine, su Grillo, riflette: «Dovrebbe ringraziare i media tutti contro, lo favoriscono, vista la considerazione che hanno i giornalisti in Italia».
Dato di fatto. Restano i professori. Oppure, Tsipras.
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