Renzi ci racconta palle. Vi avevamo avvertito fin dal giorno delle “slides” a palazzo Chigi, quando promise “1.000 euro per tutti in busta paga il 27 aprile”.
Poi fece slittare la scadenza al 27 maggio per “motivi tecnici”. Poi cominciarono tutti a fare un po' di conti e a dire – Confindustria in testa – che forse la promessa era stata un po' eccessiva.
Ora arriva l'Istat a fare i conti precisi. Spiegando che se proprio va tutto bene, e soltanto per i salari più poveri, quelli al limite dell'”incapienza” - insomma: 8.000 euro annui, soglia sotto la quale non si paga l'Irpef – ci potrebbe essere un beneficio inferiore ai 60 euro mensili.
Per i salari appena un po' più consistenti lo sconto scende rapidamente. Quei “riccastri” che incassano quasi 25.000 euro lordi l'anno (all'incirca 1.300 euro al mese) vedranno invece entrare in tasca meno di 40 euro. Se ne andranno quasi tutti per la Tasi e qualche altra tassucola aumentata qui e là. Ma siate contenti, “questo governo redistribuisce!”.
Le misure del Def, secondo le stime dell'istituto di statistica, potrebbero comunqeu produrre un eggetto contabile positivo sul sul Pil, anche se di appena dello 0,2%. Il fisco, invece, pur incassando quasi 6 miliardi in meno di imponibile Irpef, dovrebbe incassare qualcosa di più - 11,3 miliardi all'anno – a causa della “maggiore spesa per consumi” (Iva, Irpef dei commercianti, tasse delle imprese).
Poca roba per correggere il deficit spaventoso di occupazione, in qualsiasi fascia di età. ''Dal 2008 al 2013 – ha spiegato l'Istat nel corso dell'audizione in Parlamento sul Def - la perdita è stata di quasi 1 milione di occupati (-984.000 pari al 4,2%)''.
Le differenze territoriali col Mezzogiorno si sono amplificate, visto che rispetto al 2008 quest'ultimo ha registrato un calo del 9% di occupati rispetto al -2,4% del Nord.
E ''il moderato miglioramento dei ritmi di attività economica'' - ''nel primo trimestre 2014 il Pil è previsto in leggera accelerazione rispetto al quarto trimestre 2013 (+0,2%)'' - non è tale da scalfire minimamente questo quadro.
Anche per la Banca d'Italia, coinvolta nella stessa occasione, ''Il 2014 si è aperto con un quadro macroeconomico in lento miglioramento e con primi segnali di ripresa della domanda interna: consumi, investimenti. Ma la ripresa resta fragile''. A dirlo Luigi Federico Signorini, vicedirettore di Via Nazionale. ''Per il progressivo riassorbimento della disoccupazione, specie della componente giovanile, più colpita dalla crisi, è necessaria una crescita robusta e duratura. Bisogna che prosegua il graduale miglioramento delle aspettative delle imprese e delle famiglie''.
Silenzio totale sul soggetto che dovrebbe produrre la “crescita robusta e duratura”. Le imprese non investono o delocalizzano, lo Stato taglia la spesa, Renzi fa gli show...
Poi fece slittare la scadenza al 27 maggio per “motivi tecnici”. Poi cominciarono tutti a fare un po' di conti e a dire – Confindustria in testa – che forse la promessa era stata un po' eccessiva.
Ora arriva l'Istat a fare i conti precisi. Spiegando che se proprio va tutto bene, e soltanto per i salari più poveri, quelli al limite dell'”incapienza” - insomma: 8.000 euro annui, soglia sotto la quale non si paga l'Irpef – ci potrebbe essere un beneficio inferiore ai 60 euro mensili.
Per i salari appena un po' più consistenti lo sconto scende rapidamente. Quei “riccastri” che incassano quasi 25.000 euro lordi l'anno (all'incirca 1.300 euro al mese) vedranno invece entrare in tasca meno di 40 euro. Se ne andranno quasi tutti per la Tasi e qualche altra tassucola aumentata qui e là. Ma siate contenti, “questo governo redistribuisce!”.
Le misure del Def, secondo le stime dell'istituto di statistica, potrebbero comunqeu produrre un eggetto contabile positivo sul sul Pil, anche se di appena dello 0,2%. Il fisco, invece, pur incassando quasi 6 miliardi in meno di imponibile Irpef, dovrebbe incassare qualcosa di più - 11,3 miliardi all'anno – a causa della “maggiore spesa per consumi” (Iva, Irpef dei commercianti, tasse delle imprese).
Poca roba per correggere il deficit spaventoso di occupazione, in qualsiasi fascia di età. ''Dal 2008 al 2013 – ha spiegato l'Istat nel corso dell'audizione in Parlamento sul Def - la perdita è stata di quasi 1 milione di occupati (-984.000 pari al 4,2%)''.
Le differenze territoriali col Mezzogiorno si sono amplificate, visto che rispetto al 2008 quest'ultimo ha registrato un calo del 9% di occupati rispetto al -2,4% del Nord.
E ''il moderato miglioramento dei ritmi di attività economica'' - ''nel primo trimestre 2014 il Pil è previsto in leggera accelerazione rispetto al quarto trimestre 2013 (+0,2%)'' - non è tale da scalfire minimamente questo quadro.
Anche per la Banca d'Italia, coinvolta nella stessa occasione, ''Il 2014 si è aperto con un quadro macroeconomico in lento miglioramento e con primi segnali di ripresa della domanda interna: consumi, investimenti. Ma la ripresa resta fragile''. A dirlo Luigi Federico Signorini, vicedirettore di Via Nazionale. ''Per il progressivo riassorbimento della disoccupazione, specie della componente giovanile, più colpita dalla crisi, è necessaria una crescita robusta e duratura. Bisogna che prosegua il graduale miglioramento delle aspettative delle imprese e delle famiglie''.
Silenzio totale sul soggetto che dovrebbe produrre la “crescita robusta e duratura”. Le imprese non investono o delocalizzano, lo Stato taglia la spesa, Renzi fa gli show...
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