Perfino Bonanni, il segretario della Cisl parla di "lottizzazione ordinaria". Le nomine delle “aziende di Stato” riportano il Bel Paese nella “Prima Repubblica”. Tutto si può rottamare, tutto si può “prendere a calci”, perfino le donne inermi a terra, ma la vera casta italiana, quella che conta davvero e ha in mano le filiere politico-affaristiche, è irremovibile.
Quattro donne presidente, Marcegaglia (Eni), Grieco (Enel), Todini (Poste) e Bastioli (Terna), Moretti dalle ferrovie a Finmeccanica. Gli amministratori delegati saranno De Scalzi, Caio e Starace. Tetto agli stipendi fissato a 238 mila euro. Ma che grande rivoluzione! Una riconferma che ha dello scandaloso,infine, quella di Gianni De Gennaro, che rimane sulla sua poltrona a Finmeccanica e lavorerà con Moretti. Secondo Bonanni, "non ci sono stati gli azionisti a pronunciarsi, e' pura politica". Un argomento, questo, che taglia la testa al toro.
Mentre tutti i quotidiani, da Repubblica al Corriere della Sera, dalla Stampa all’Unità intrecciano alti osanna all’opera “riformatrice” di Renzi, l’unico critico è il commento di Stefano Feltri, sul Fatto Quotidiano, “Rottamare a metà”, mentre il manifesto ironizza con il titolo di apertura “In nomine Renzi”, con una foto di Mauro Moretti e il simbolo di Confindustria, l'aquila.
Dietro la patina della “rivoluzione rosa”, che nel caso di Marcegaglia è una vera e propria presa in giro visti i suoi interessi imprenditoriali nel settore dell’energia, non c’è nessun ricambio. Anzi, nel caso di Eni siamo al “delfinato”. Al gruppo petrolifero viene promosso Claudio Descalzi, artefice della grande fortuna nell'esplorazione del Cane a sei zampe e unanimemente considerato l’allievo più fedele e devoto del precedente a.d, mentre al gruppo elettrico Francesco Starace conquista la poltrona principale dopo aver gestito con successo il business delle rinnovabili con Enel Green Power. Di quale rinnovamento stiamo parlando? E poi le dismissioni sono solo apparenti. Per alcuni dei manager 'licenziati', potrebbero aprirsi altre porte, come quella di Fintecna per Alessandro Pansa, mentre l'attuale presidente di Eni, Giuseppe Recchi, e' gia' destinato a Telecom Italia.
Mentre tutti i quotidiani, da Repubblica al Corriere della Sera, dalla Stampa all’Unità intrecciano alti osanna all’opera “riformatrice” di Renzi, l’unico critico è il commento di Stefano Feltri, sul Fatto Quotidiano, “Rottamare a metà”, mentre il manifesto ironizza con il titolo di apertura “In nomine Renzi”, con una foto di Mauro Moretti e il simbolo di Confindustria, l'aquila.
Dietro la patina della “rivoluzione rosa”, che nel caso di Marcegaglia è una vera e propria presa in giro visti i suoi interessi imprenditoriali nel settore dell’energia, non c’è nessun ricambio. Anzi, nel caso di Eni siamo al “delfinato”. Al gruppo petrolifero viene promosso Claudio Descalzi, artefice della grande fortuna nell'esplorazione del Cane a sei zampe e unanimemente considerato l’allievo più fedele e devoto del precedente a.d, mentre al gruppo elettrico Francesco Starace conquista la poltrona principale dopo aver gestito con successo il business delle rinnovabili con Enel Green Power. Di quale rinnovamento stiamo parlando? E poi le dismissioni sono solo apparenti. Per alcuni dei manager 'licenziati', potrebbero aprirsi altre porte, come quella di Fintecna per Alessandro Pansa, mentre l'attuale presidente di Eni, Giuseppe Recchi, e' gia' destinato a Telecom Italia.
Infine, la nomina di Luisa Todini, imprenditrice, eletta deputata europea nelle liste di Forza Italia nel 1994. alle Poste grida vendetta. E il colloquio tra Berlusconi e Renzi sulle cosiddette riforme che l’ha propiziato un penoso teatrino.
"Moretti a Finmeccanica, Marcegaglia all'Eni, Caio alle poste, De Gennaro riconfermato... Una vera rivoluzione!”, è il commento a caldo del segretario del Prc Paolo Ferrero. “Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere – continua Ferrero - non un nome fuori dal giro, non un nome al di fuori del club degli amici degli amici che passano da un incarico all'altro recitando di volta in volta una diversa parte in commedia''. ''Domani ci spiegheranno che si sono messi al servizio del paese - aggiunge - e invece i servitori siamo noi che garantiscono prebende e benefit a questa casta che vive sulle nostre spalle con un solo compito: distruggere le imprese pubbliche privatizzando ogni settore che possa dare profitti ai privati, cioe' a coloro che hanno occupato lo stato con Renzi e soci".
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