Il
sonno della ragione crea Renzi. E qui più che di sonno si tratta di un
coma profondo, di encefalogramma piatto del Paese nel suo complesso.
Dopo la salita del cane da guardia dell’austerità ,Juncker al soglio di
presidente della commissione Ue, avvenuta anche grazie a chi aveva
chiesto il voto per tutt’altro, vedo che i media in grande spolvero di
irrealismo ci presentano la clamorosa sconfitta come una mezza vittoria e
gaudiosamente annunciano che con le riforme chieste dalla troika e
parte del programma di governo, forse sarà possibile ottenere un po’ di
flessibilità sui parametri.
In soldoni che del resto è la moneta corrente
dell’informazione, viene considerata una mezza vittoria il fatto che ci
troviamo di fronte allo stesso bivio, allo stesso ricatto in seguito al
quale fu piazzato Monti a Palazzo Chigi invece di andare alle elezioni,
lo stesso che fu la stella polare delle larghe intese Letta con tanto di
rielezione di Napolitano e che ora viene grottescamente riproposto tal
quale in presenza di un premier che godrebbe del 40,8% di consenso nelle
urne. Che si tratti di esecutivi di emergenza o senza una chiara
maggioranza o con una straordinaria maggioranza, la musica non cambia. E
anzi proprio il peso del consenso ha permesso l’operazione Junker e la
messa in mora di ogni politica di apertura sui trattati: la forza di
Renzi, del resto una creazione tutta made in Europa, è la debolezza
dell’Italia. Con un’aggravante: che più passa il tempo e più diventa
chiara l’assurdità delle ricette imposte.
Senza quei voti l’eterno ritorno dell’austerità non sarebbe stata
possibile. E non sarebbe nemmeno stato possibile se non in un quadro di
disgregazione della Ue: come si può facilmente evincere dalla stampa
europea, ma soprattutto tedesca, il no inglese a Junker è stato superato
grazie alla convinzione che ormai la Gran Bretagna sia in rotta di
uscita dall’Unione. La vicenda ucraina ha ormai fatto dell’Europa
un’appendice degli Usa, ruolo che sarà sancito dal trattato
transatlantico e dunque anche l’obiettivo di poter giocare in proprio
nel campo geopolitico è venuto meno ancor prima di una possibile
realizzazione concreta: Londra, visti i suoi stretti legami con gli Usa
ha tutto l’interesse a non far parte del gregge ormai proprietà della
finanza e sorvegliato dal pastore berlinese per svolgere un proprio
ruolo minimamente autonomo. La prospettiva europea di frapporsi tra il
blocco nord americano e quello russo cinese in formazione è venuta
definitivamente meno a Kiev e con essa anche il significato dell’euro
come moneta di scambio mondiale.
Non ovviamente come aureo strumento di demolizione del welfare, di
tutele sul lavoro e creazione di precarietà che sono poi le riforme che
ci vengono richieste in nome di una competitività, scientificamente
smentita da quelli stessi che la impongono politicamente come esclusiva
competitività del profitto: alla troika non interessano di certo i
pasticci infantili e deformi sul Senato se non come segnale di riduzione
della democrazia partecipata. Tutto il resto è fuffa. E Renzi è il suo
profeta.
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