Dunque l’accordo c’è, con l’imprimatur finale di Calderoli a sottolineare con marchio indelebile la qualità del pastrocchio e la sua natura porcellesca: il nuovo Senato nasce come un capolavoro di machiavellismo di provincia, di trucchetto per un nuovo già vecchissimo, di luogo designato del gattopardismo più bieco. Tutto il peggio di cui è capace il sistema politico è stato concentrato in questa istituzione rinnovata nel segno dello scempio e dell’impunità. Intanto il Senato che era, a sentire il giovane muratore di Rignano, inutile o anche dannoso, continua ad esistere con tutte le spese di struttura che sono poi le voci di gran lunga principali nei costi della camera alta. Per di più non sarà elettivo, i cittadini non ci metteranno becco direttamente e anche se non c’è ancora alcuna idea di come verranno scelti i senatori e nello stesso tempo sindaci o consiglieri regionali, è fin troppo chiaro che questo ramo del Parlamento sarà un’emanazione del sistema politico e tutore della sua sopravvivenza. Infine il Senato avrà ancora competenza su alcune materie importanti, reintroducendo la doppia lettura e dunque non permettendo tutto lo snellimento promesso peraltro con argomenti semplicistici e grossolani, anzi diventa un nodo di straordinaria ambiguità nel contenzioso tra enti locali e Stato.
Dulcis in fundo i cento senatori conserveranno l’immunità, così che alla fine ci finiranno tutti gli amministratori locali in odore di inchiesta: sostanzialmente un refugium peccatorum, un luogo di impunità gestito direttamente dai partiti, utilissimo per evitare le conseguenze delle malversazioni decentrate e per salvataggi illustri nel caso dei 5 membri di nomina presidenziale: non ci vuole molto a capire che il primo “nuovo” senatore” sarà Berlusconi.
Del resto anche la riforma del titolo V della Costituzione quello che riguarda le competenze delle Regioni sembra piuttosto la ridefinizione della mappa di attività fra bande: abolite le Provincie che rimangono e cambiano solo di nome, le Regioni si vedono togliere alcune competenze in materia di trasporti ed energia, vale a dire, in soldoni, quelle che riguardano direttamente o indirettamente le grandi opere oppure rigassificatori e centrali nucleari, mentre ciò che potrebbe interessare direttamente i cittadini e last but no least portare un bel contributo ai bilanci dello stato, vale a dire la sanità, rimane come cassa continua dei potentati locali.
Su questo, come su un progetto di legge elettorale che nemmeno in Uzbechistan passerebbe e che esclude i cittadini dalla scelta dei proprio rappresentanti, presenta sbarramenti e premi di maggioranza che di fatto anticipano un sistema autoritario, non si discute. La ministra delle forme (il “ri ” è un’aggiunta posticcia) Boschi che deriva direttamente dalle proprietà latifondiste e dagli scambisti di oro con tanto di croce e cappuccio, fa sapere al M5S che Forza Italia e Lega rimangono i veri alleati del PD e scambiando la politica con un the danzante dice che non si cambia il partner all’ultimo minuto.
Piccoli oligarchi crescono.
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