PERUGIA - Le chiacchiere stanno a zero, Boccali è stato affondato dal fuoco amico. L’analisi di Claudio Carnieri (Aur) e dal prof. Bruno Bracalente (Università di Perugia) sui flussi elettorali delle elezioni comunali di Perugia è chiara ed inequivocabile, il tradimento nei confronti di Boccali è stato consumato dagli elettori del partito Democratico, del Partito Socialista e della lista civica Perugia Bene Comune.
Se Boccali al primo turno aveva preso quasi 39mila voti, al ballottaggio ne conta 25mila, pertanto ne sono venuti a mancare 14mila.
Dei voti del Pd, al ballottaggio per Boccali ne mancano 10mila, infatti di 29mila votanti del 25 maggio solo 19mila lo hanno rivotato, di cui 9mila si sono astenuti e mille hanno votato Romizi. Circa il 31% degli elettori del Pd al ballottaggio non hanno votato Boccali.
L’altro scherzetto lo hanno fatto i socialisti e i cattolici, su 7mila voti del primo turno a Boccali, 3200 hanno votato direttamente Romizi e 1600 si sono astenuti.
Un bel servizio “barba e capelli” al povero Boccali considerando che i socialisti (il partito della Gesenu, come vengono chiamati) esprimevano il vice-sindaco e la lista dei cattolici (piena di transfughi del centrodestra) sarebbe stato il valore aggiunto, il famoso allargamento della coalizione, è il caso di dire che è stato compiuto un vero e proprio capolavoro politico.
Diciamo che lo Schema del PD, “tutto il potere a socialisti e dentro pezzi del centrodestra” è miserevolmente franato dando luogo alla più cocente delle sconfitte, la perdita del capoluogo dell’Umbria, Perugia.
I più fedeli a Boccali si sono rivelati gli elettori della “sinistra”, quelli che ancora ritengono lo schieramento di centro sinistra uno schieramento di valori politici, sociali e culturali, infatti il 70% è tornato a votarlo al ballottaggio.
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