mercoledì 25 febbraio 2015

IKEA : una storia senza fine


Recentemente c’è stata una riproposizione politica “bipartisan” a favore dell’insediamento dell’IKEA a San Martino in Campo. Mi auguro che le scelte dell’attuale Amministrazione comunale siano di altro tipo e non più dettate dall’assecondare particolari interessi speculativi, come fatto in precedenza, dalla passata Giunta Boccali.
Ricordo rapidamente i fatti.
Il costruttore progettista dell’IKEA aveva chiesto la disponibilità di ben 30 ettari, nonostante il progetto presentato prevedesse la costruzione di una struttura commerciale solo su due ettari di superficie, a cui andavano aggiunte le aree per i parcheggi, mai quantificate, per le quali era stata approvata la “monetizzazione” del 40 %; ossia, pagando, si riducevano i posti auto, rispetto agli standard di legge.
Era  di tutta evidenza la sproporzione tra la richiesta urbanistica per 30 ettari e la reale necessità edificatoria, visto che lo “scatolone blu e giallo”, a conti fatti, non avrebbe superato, ragionevolmente, una superficie di 3- 4 ettari, come è a Firenze, a Roma, ad Ancona, a Padova, a Chieti. 
La variante al PRG non si sarebbe dovuta, né potuta approvare, a termine di legge, per la semplice ragione che nel Comune di Perugia esisteva già un'altra area edificabile, a Lidarno, di 12 ettari, idonea ad accogliere il progetto IKEA;  eppure la variante al Piano Regolatore è stata fatta come da richiesta: 30 ettari di buoni terreni agricoli sono stati d’un colpo resi edificabili, con la moltiplicazione del relativo valore fondiario: senza colpo ferire, si paga 10, si guadagna 200.
Non si è mai capito, né si è mai spiegato da parte della passata Amministrazione il perché di tale spropositata variante urbanistica, a tutto vantaggio del solo richiedente.
Allora proposi, da Consigliere Comunale inascoltato ed in solitaria compagnia, che tale insediamento commerciale fosse spostato a Lidarno, sui 12 ettari già edificabili, di proprietà del Comune, in modo che a guadagnare fosse il bilancio della città e non soggetti speculativi.
Inoltre la scelta edificatoria a Lidarno avrebbe impedito ed impedirebbe di stringere in una stretta ed asfissiante morsa di traffico Ponte San Giovanni.
Fu tutto inutile: l’operazione urbanistica, propedeutica all’insediamento, si concretizzò attraverso strane permute di alcuni terreni delle ex Opere Pie, con un vigneto a Montefalco, di proprietà del richiedente e, a seguire, la Variante al PRG fu, ciecamente, approvata a grande maggioranza.
Ora, se il colosso svedese  proprio insiste su quell’area a San Martino in Campo, si riveda almeno la Variante urbanistica, attualizzandola e riducendola all’effettiva necessità del progetto, che è dieci volte meno di quanto a suo tempo incautamente approvato.
                                             
                                                Giorgio Corrado
                                         (ex Consigliere Comunale )

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