In perfetta continuità con l'arroganza e l'unilateralismo dimostrati nei mesi precedenti, il Partito Democratico,
con l'interessato sostegno dei socialisti e di tre consiglieri del
centrodestra, è riuscito nell'intento di far approvare dal Consiglio
regionale una legge elettorale rispondente ai propri bisogni di parte,
ignorando completamente la sentenza della Corte Costituzionale, che poco
più di un anno fa ha bocciato il cosiddetto “porcellum”, e i
pronunciamenti di associazioni, gruppi e cittadini ipocritamente
convocati in audizione dalla Commissione per il regolamento.
L'attribuzione del premio di maggioranza a prescindere dal raggiungimento di una certa soglia di
consensi da parte delle liste collegate al Presidente eletto è infatti
una palese alterazione del circuito democratico e una pericolosa
compromissione del principio di uguaglianza del voto: si trasforma una
maggioranza relativa di voti in una maggioranza assoluta di seggi, e
questo proprio nel momento in cui si riduce il numero dei componenti del
futuro Consiglio regionale, il cui ruolo di rappresentanza della
volontà popolare viene dunque ancor più fortemente sacrificato.
L'ulteriore distorsione dei meccanismi democratici introdotta
in aula con l'attribuzione diretta di un seggio al candidato presidente
“miglior perdente” rappresenta inoltre un chiaro favore fatto dal
Partito Democratico e dai socialisti alla futura coalizione di
centrodestra, confermando la presenza anche in Umbria di un asse
privilegiato con il blocco conservatore, teso a contrastare ogni forma
di pluralismo ed a favorire la realizzazione dell'impianto
neocentralista di controllo delle Istituzioni democratiche promosso a
livello nazionale dal Governo Renzi. La governabilità invocata da più
parti non c'entra nulla con le ostruzioni normative prodotte dalla nuova
legge elettorale, la cui vera ragione risiede invece nella chiara
volontà di imporre veri e propri sbarramenti sociali.
I comitati umbri dell'Altra Europa hanno in questi
mesi denunciato con i mezzi loro disponibili la gravità del quadro
normativo che si andava delineando, scontrandosi con il sordo proposito
del Partito Democratico di alterare le regole della competizione
elettorale per garantire la massima continuità con gli equilibri
politici nazionali.
Quello che non possono cambiare è il diritto dei cittadini umbri ad esercitare il proprio voto,
che è e rimane “personale ed eguale, libero e segreto”. Allo stesso
modo, quel che non può essere cambiato è il portato delle scelte e delle
non scelte di questi anni del governo regionale, che hanno contribuito a
determinare in Umbria un'autentica “crisi nella crisi”. Su questi temi,
come già annunciato, apriremo il confronto nei prossimi giorni con
quanti intendano contribuire ad un radicale cambiamento nella nostra
regione e nel Paese, per farla finita con il dibattito asfittico di
questi mesi, funzionale all'autoconservazione di pochi, e porre di nuovo
al centro le persone, i loro bisogni e i loro desideri.
Coordinamento regionale Altra Europa-Umbria
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