Viene
in mente quel passo di Nietzsche in cui si parla del pallido
delinquente: “egli era degno della sua azione quando la commise, ma
appena l’ebbe compita non seppe sopportarne la sua immagine”. Così egli
alla fine balbetta di fronte al giudice che gli indica le prove e rivela
i suoi complici.
Qualcosa di simile, anche se ridotto alla
modesta sostanza umana del personaggio, è accaduto nei giorni scorsi
a Palazzo Chigi: il tracotante padroncino di Rignano, avvolto nei panni
del vincitore dopo essere riuscito ad imporre come presidente un
gerontocrate democristiano, è riuscito solo a farfugliare qualche
twitter orale quando ha ricevuto Tsipras e il suo ministro delle
finanze, Yanis Varoufakis, che per la cronaca è un economista
conosciuto e stimato, autore di molti saggi, docente in Gran Bretagna,
Australia e Usa oltre che in Grecia.
Per la verità le cronache ancillari dei media maistream hanno messo
un velo pietoso all’imbarazzo del “bomba” che da una parte non poteva
dispiacere ai propri padroni e dall’altro non poteva nemmeno osteggiare
più di tanto l’ospite: si sono limitati a riportare il suo vago e
ipocrita “sostegno” al leader greco per tenere in vita l’equivoco doppio
forno nel quale fermenta e cuoce il pane amaro di Renzi. In realtà le
cose sono andate diversamente e i greci hanno costretto il pallido
furfante a scoprirsi e a dire da che parte sta: il premier che dopo le
140 battute ha qualche difficoltà di coerenza, dopo le rituali
congratulazioni e il tentativo di simpatizzare, ha dovuto svelare il suo
appoggio pieno alla governance di Bruxelles e l’adesione di fatto ai
diktat della troika.
Varoufakis, non dovendo fare atto d’omaggio alla faccia tosta e alla incompetenza gli ha risposto duramente: “avete
rispettato le regole di bilancio che vuole Bruxelles, avete applicato
le indicazioni della Ue, ma il vostro debito pubblico è insostenibile e
continua a crescere. Le regole, quindi, sono sbagliate e proprio voi
italiani ne siete la prova”. Renzi non ha saputo che blaterare: “il
nostro governo è diverso dal vostro” attingendo si sacri testi che
formano il nerbo vivo della sua cultura: “la mia banca è differente”,
“noi di banca Mediolanum ci mettiamo la faccia” e via dicendo.
Naturalmente per salvare la figura dell’ex rottamatore e oggi capo
riesumatore del cimitero monumentale Italia, la “grande” informazione
si è subito dedicata a creare un origami di bugie per far credere che il
nostro Paese rischia di non vedere tornare indietro 40 miliardi
prestati alla Grecia: sperando che ha questo punto Tsipras diventi
antipatico nonostante la sua battaglia anti austerità. Nel tentativo
alla Totò di rinvigorire il morale nazionale giocando a fare i tedeschi
con i greci hanno trascurato il piccolo e margine particolare che
l’Italia non ha prestato un centesimo alla Grecia: è stata invece
costretta da Bruxelles a consegnare 40 miliardi al cosiddetto fondo
salva stati che li ha passati ad Atene con il vincolo imposto dalla
troika di girarli immediatamente ai creditori esteri, ossia alla banche
soprattutto tedesche e francesi che detenevano i titoli ellenici.
Insomma grazie a Monti e ai suoi successori abbiamo salvato le banche
dei nostri ricchi vicini, altro che la Grecia.
Purtroppo il premier non è mai all’altezza dei suoi “delitti”
compiuti sotto dettatura: balbetta, impallidisce e riesce a concepire
solo l’ immagine di sé.
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