di Enrico Flamini* segretario regionale di Rifondazione Comunista
La
Segreteria Regionale di Rifondazione comunista dell’Umbria si è riunita
per discutere del Documento Annuale di Programmazione redatto dalla
Giunta Regionale. Intanto, nel metodo verifichiamo che non c’è stata e
non c’è alcuna discussione nè con i gruppi consiliari di maggioranza, nè
con le forze politiche. Peggio. La Giunta ha preadottato il testo il 15
dicembre 2014 perseguendo ancora una volta un atteggiamento di
autosufficienza e di estraneità al complesso delle forze politiche di
maggioranza. Non è davvero una novità, visto che anche sulla legge
elettorale il Pd ha voluto un testo a proprio uso e consumo sul quale
abbiamo votato negativamente.
Nel merito, Il Dap è del
tutto insufficiente rispetto alla crisi che investe la nostra regione,
una crisi ulteriormente certificata dal Rapporto Economico e Sociale
dell’Umbria presentato dall’Aur in cui si evince che dal 2008 al 2012
l’Umbria ha perso quasi 11 punti percentuali di Pil (contro i 7 della
media italiana), superando il Mezzogiorno (-10,3%). In questa situazione
la Regione Umbria continua a non giocare alcun ruolo rispetto ai tagli
centrali riproponendo sul tema un approccio ragioneristico inadeguato e
subalterno di fronte ai diktat del governo Renzi. In effetti una cosa è
riconoscere che la Legge di Stabilità induce le Regioni ad operare sulla
sanità e sui trasporti, ben altra cosa è capitolare e apprestarsi a
tagliare sanità e trasporti a nome e per conto di Matteo Renzi. Sui
trasporti poi è davvero difficile tagliare visto che la Regione non
mette risorse proprie. Sulla questione fiscale se è vero che il sistema
di tassazione resterà invariato, è altrettanto vero che la progressività
Irpef continua a non determinare quell’extragettito necessario a
reperire risorse in un’ottica di solidarietà e giustizia sociale,
drenandole dagli stipendi altissimi di manager pubblici e privati a
fronte di insuccessi sotto gli occhi di tutti.
La
prevista realizzazione di due impianti di produzione del CSS, mascherata
dalla rinuncia alla realizzazione di un nuovo inceneritore nel
territorio, costituisce di fatto l’inserimento della regione Umbria
nella filiera transregionale dell’incenerimento: grazie anche alle
disposizioni dello sblocca Italia ed ai ripetuti interventi sulle norme
in materia ambientale, l’Umbria diverrà esportatrice ed importatrice di
rifiuti di ogni tipologia e provenienza, come ben dimostrato dalle
vicende degli inceneritori di Terni, le cui proprietà intendono appunto
alimentare i propri impianti con rifiuti di provenienza urbana e
sanitaria. Una strategia insostenibile ambientalmente e socialmente, che
non risolve la situazione critica delle discariche umbre, blocca la
crescita della differenziata e lo sviluppo locale del settore del
riciclo e del riuso, a vantaggio delle lobbies dell’energia e dei
rifiuti.
Il nuovo ciclo di programmazione dei fondi
comunitari per gli anni 2014-2020 è davvero centrale per ripensare il
modello di sviluppo complessivo dell’Umbria, per contrastare la
disoccupazione e l’allargamento delle povertà. Ma anche su questo tema
giunge inesorabile la beffa del governo che sottrae 200 milioni di euro
su un totale di 1.700 milioni destinati alla nostra regione. Il tutto in
un contesto in cui i Comuni e le Province subiscono tagli pesantissimi e
vengono lasciati soli ad affrontare una crisi senza precedenti.
Le
stesse ipotesi di riforma del regionalismo italiano, che con la
riduzione del numero delle Regioni determinerebbero la fine dell’Umbria
quale Ente con una propria dimensione territoriale di governo, vanno
sin d’ora contrastate attraverso la riaffermazione di un’idea di
sviluppo e di progresso sociale centrata sulla specificità storica,
economica e culturale della nostra comunità. A fronte del tacito ma
sostanziale fallimento della riforma endoregionale del 2011, le cui
previsioni sono rimaste in gran parte sulla carta, occorre urgentemente
concentrare gli interventi su tre priorità: nuovo modello di
coordinamento delle funzioni intercomunali e di area vasta, salvaguardia
e ricollocamento del personale in esubero, iniziativa in sede di
conferenza delle regioni verso il governo per garantire risorse
essenziali per il sistema delle autonomie locali.
Per
queste ragioni Rifondazione comunista dell’Umbria lavorerà alla
definizione de L’Altro Dap, una serie di proposte concrete che si
pongono l’obiettivo di costruire misure di governo contro la crisi,
proposte che offriamo alla discussione e alla partecipazione delle forze
politiche e sociali della sinistra umbra, a partire dall’apertura di
un’autentica Vertenza Umbria con il governo Renzi e dalla definizione di
un Piano Regionale del Lavoro, non solo declamato, ma costituito da
prospettive concrete a partire dalla completa rivisitazione del ciclo
dei rifiuti.
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