Dopo
la vittoria di Syriza in Grecia, la cupola che comanda in Europa si è
trovata un po’ spaesata. Così le prime reazioni sono state improntate al
paternalismo o al tentativo di assorbire la novità: siamo tutti Tsipras. Dopo i primi giorni e preso atto che Tsipras faceva sul serio contro l’austerità – come conferma anche l’accordo con Anel, forza nazionalista antiausterity
– il registro di attacco al nuovo governo greco è diventato molto più
chiaro. La tesi che viene propagandata a piene mani è riassumibile così:
se si desse retta a Tsipras e si tagliasse il debito greco, questo taglio verrebbe pagato dagli altri popoli europei. In questo modo da Junker a Salvini
il mantra è uno solo: quella di Syriza non è una proposta di uscita
dalle politiche di austerità ma un incredibile atto di egoismo del
popolo greco che vuole continuare a vivere alle spalle degli altri
popoli europei.
Il tentativo è cioè quello di deformare quella che è una proposta contro l’austerità e il neoliberismo, quella che è una proposta contro la speculazione finanziaria, in una proposta nazionalistica della Grecia contro tutti gli altri.
Si tratta di una lettura falsa e fuorviante, che vuol cancellare il
senso profondo della proposta di Syriza, che contro questa Europa dei
banchieri e contro il nazionalismo razzista dei Salvini e delle Le Pen,
propone una terza via basata sull’uscita dall’austerità di tutti i
popoli europei e propone di mettere la museruola alla speculazione
facendo diventare le legittime istituzioni europee e nazionali sovrane
della moneta.
Non mi voglio dilungare sul fatto che i prestiti che l’Europa ha dato
alla Grecia non sono finiti al popolo greco ma sono serviti a pagare
interessi da usura alle banche tedesche, francesi, etc. etc.
È cosa nota. Voglio motivare perché la proposta greca non è contro gli altri popoli europei ma
al contrario è una proposta che tutti i popoli europei devono adottare
al fine di uscire da questa dittatura degli speculatori.
È infatti del tutto evidente che sarebbe sufficiente che la BCE –
oppure una apposita istituzione europea garantita dalla BCE – acquisti
metà del debito pubblico greco e degli altri paesi europei per
determinare il dimezzamento nei fatti dei debiti sovrani senza che
nessuno debba pagare nemmeno un soldo. La forma può essere quella delle
obbligazioni perpetue o un’altra ma il punto è chiarissimo: è
sufficiente che la BCE svolga la funzione di banca centrale come fanno
tutte le altre banche centrali del mondo – come in modo fortemente
distorto succede con il Quantitative Easing appena deliberato – per risolvere il problema.
Chiunque abbia letto anche solo un manuale di economia per le scuole
superiori sa che è così e solo la pervicace volontà di sostenere gli
speculatori e i poteri forti permette alla cupola che dirige Bruxelles
di sostenere l’opposto, negando il bisogno di un cambiamento che
potrebbe avviare l’inizio di una strategia economica per porre fine
all’impoverimento continuo, e cominciare a fare i conti con le
condizioni di uno sviluppo nel quale i miti neoliberisti vengano
accantonati.
Come l’arricchimento delle classi egemoni è intervenuto senza alcuna mediazione produttiva, e cioè artificialmente attraverso la speculazione finanziaria, così gli oneri sociali corrispondenti possono ora essere bilanciati, altrettanto artificialmente, con l’intervento della Banca Centrale Europea.
Gli esempi non mancano e infatti il governo greco propone di dar vita ad una conferenza europea sul debito in modo da mettere in campo tutte le scelte politiche ed economiche necessarie per determinare questo passaggio positivo.
Come l’arricchimento delle classi egemoni è intervenuto senza alcuna mediazione produttiva, e cioè artificialmente attraverso la speculazione finanziaria, così gli oneri sociali corrispondenti possono ora essere bilanciati, altrettanto artificialmente, con l’intervento della Banca Centrale Europea.
Gli esempi non mancano e infatti il governo greco propone di dar vita ad una conferenza europea sul debito in modo da mettere in campo tutte le scelte politiche ed economiche necessarie per determinare questo passaggio positivo.
Il punto fondamentale di scontro politico oggi in Europa riguarda
proprio questo: si continua a far strozzare gli Stati dagli usurai – in
modo da obbligarli a distruggere il welfare – oppure la si smette di
regalare soldi agli speculatori e si esce dall’austerità?
Non deve stupire da questo punto di vista la posizione espressa dal Presidente Obama
a favore dell’uscita dall’austerità e favorevole alla riduzione
concordata del debito greco. Negli Usa, in questi anni la Federal
Reserve ha acquistato a tasso di interesse zero (zero, avete letto bene)
4500 miliardi di dollari di titoli di Stato.
Così come non può non saltare agli occhi che oggi i titoli greci – su
cui si stanno accanendo gli speculatori che cercano di far saltare per
aria il governo Tsipras prima che possa realizzare i suoi propositi –
pagano interessi di oltre il 10% mentre il tasso di interesse a cui la Banca Centrale Europea presta i soldi alle banche private è dello 0,05%.
Per quale ragione le banche private devono avere il denaro in prestito a
gratis e uno Stato sovrano per avere denaro in prestito deve farsi
salassare dagli usurai? Non vi è alcuna ragione tecnica per cui questo
avvenga, vi è solo una criminale scelta politica voluta
dal governo tedesco e accettata da tutti i servi che fino a ieri
presiedevano i governi in Europa. Fino a ieri appunto, perché oggi la
proposta di Tsipras in quanto presidente del consiglio della Grecia è
destinata a far cadere questo castello di carte ponendo un quesito
semplicissimo: se è possibile uscire dall’austerità senza che i popoli
debbano pagare nulla ma semplicemente impedendo che gli speculatori
continuino a intascarsi i soldi delle nostre tasse, perché non lo si fa?
Questa è la domanda che pone Tsipras e attorno a questa domanda occorre oggi costruire l’alternativa alle politiche di austerità di cui Renzi è un fedele esecutore.
Nessun commento:
Posta un commento