di Pier Giorgio Gawronski
In questi giorni, gli economisti si telefonano, si scrivono, s’incontrano al bar, e si scambiano impressioni sul caso Grecia;
si rassicurano a vicenda: “I toni belligeranti? È parte del gioco! È il
negoziato! Vedrai…alla fine si metteranno d’accordo. È ovvio: un
accordo conviene a tutti!”. Poveri economisti! La Storia, ancora una
volta, minaccia di prendere una piega diversa. Lo farà se l’opinione pubblica nei paesi creditori non riporterà a più miti consigli i negoziatori europei.
Vediamo intanto i termini della questione. La Grecia chiede di continuare a pagare nei prossimi anni ai creditori quello che già sta pagando: circa 4-4,5 mld. l’anno (400 euro pro capite), non di più a meno che il suo Pil non si riprenda.
Ora, che il Pil greco si riprenda è anche nel nostro abietto interesse:
in caso contrario, i greci non potranno restituirci granché, è
pacifico. Se la Grecia si riprende, gli attuali pagamenti di interessi (non altissimi, ma neppure disprezzabili: per l’Italia sono circa 400 mil. l’anno) avranno una tendenza crescente.
Cosa chiede invece l’Europa alla Grecia? Di rispettare le intese sottoscritte nel 2012-13.
E cosa prevedono queste intese? Di portare i pagamenti della Grecia da
4-4,5 a circa 13 mld. l’anno. Poiché i greci sono 11 milioni, stiamo
chiedendo a ciascun greco – vecchi e bambini inclusi – di pagare ai
creditori non 400 bensì 1.200 euro l’anno. Stiamo cioè chiedendo alla
Grecia di fare un altro giro di austerità, per raccogliere e bonificarci altri 8,5 mld l’anno. Ma il costo, per i greci, non finirebbe qui: l’austerità ha effetti depressivi
sull’economia. La nuova dose di austerità provocherebbe una nuova
caduta del reddito nazionale, stimabile in -20 mld l’anno: -1.800 euro
pro capite. Già in passato la stessa cura ha depresso il Pil del 25%
(-6.400 euro pro capite l’anno). La caduta dei redditi colpirebbe
soprattutto i nuovi disoccupati: la disoccupazione arriverebbe al 29%.
E allora? La crisi umanitaria greca? Non è affar nostro! La Grecia in mani neonaziste? Ci fa il solletico: mica è la Germania! La Grecia alleata di Putin? Ce ne faremo una ragione! Il problema sono Tsipras e Varoufakis:
non capiscono quanto ragionevole, terapeutica, moralmente elevata sia
l’austerità (hem…). Un mancato accordo fra Grecia e Resto d’Europa – a
meno di una clamorosa ribellione della Bce contro la Germania, per
salvare le banche greche a suon di miliardi – porterà a una guerra finanziaria
fra Grecia ed Europa. Gli europei non rinnoveranno le linee di credito
(oggi usate dai greci non per aumentare, ma per rinnovare i
debiti/titoli in scadenza). La Grecia farà default, dovrà stampare moneta e “uscire” dall’Euro; a quel punto non ci pagherà neppure gli interessi che paga oggi. E il Grexit metterà a dura prova la tenuta dell’Eurozona. Per noi, i rischi sono incalcolabili, i guadagni nulli, le perdite probabili.
E allora perché? Cos’è che sfugge agli economisti? L’irrazionalità
umana! Tutta la scienza economica è basata sull’ipotesi di un homo economicus
che calcola e massimizza i profitti, il benessere, il piacere,
minimizza le perdite, il dolore, ecc. Ma l’Europa non è dominata dalla
razionalità, bensì dall’orgoglio, dai farisei e dalle loro regole farlocche, perciò indiscutibili.
L’economista Varoufakis – autore di due libri sulla razionalissima teoria dei giochi
– ha commesso un grave errore psicologico. Poteva chiedere e ottenere
uno sconto sul debito, cappello in mano. Ma non poteva sfidare
simultaneamente l’orgoglio della Germania, l’ortodossia liberista, l’ideologia del Potere. Un semplice calcolo di costi e benefici economici è diventato ora una questione di principio.
E di fronte alle questioni di principio, tutto il resto passa in
secondo piano: l’umanità, il calcolo, tutto. La Grecia diventa un verme
da schiacciare. E la Terza Guerra Mondiale (finanziaria) una possibilità concreta: perché “sono loro, che se la sono cercata!”.
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