La trasformazione in autostrada della E45 rappresenta
l'opera più costosa custodita nei cassetti, per ora, dell'Anas. Per
scriverla in lire ci vogliono tredici zero. Solo il progetto del ponte
di Messina gli può stare alla pari. Non ci vuol molto, quindi, a capire
che si tratta, di conseguenza, del più grande affare, per un sacco di
gente, dei tempi nostri. Solo gli ingenui possono pensare che una cifra
con la quale si potrebbero sistemare tutte le emergenze legate alla
sicurezza del disastrato territorio italiano non possa essere
squisitamente attraente per i soliti prìncipi, valvassori e valvassini
che imperano nel ristretto mondo delle grandi opere pubbliche e che,
quindi, solo per questo, diventa la priorità italiana, l'occasione che
non si può perdere.
C'è chi ci ricorda che si tratta di un investimento privato,
a parte un paio di miliardi che non entreranno nelle casse dello stato
per via di graziosissimi sgravi fiscali. Si tratta allora di un
investimento che si misura con le regole del libero mercato? Mica tanto.
A parte i proventi del pedaggio esistono nel contratto delle voci che
garantiscono a chi costruisce la copertura di eventuali perdite. Paga lo
stato, cioè noi, prima con il pedaggio e poi con le tasse. Si lavora
con la garanzia del guadagno, comunque. Sembra il solito miracolo dei
pani e dei pesci dove tutti mangiano e nessuno paga, una storia di
duemila anni fa. Invece è storia dei giorni nostri. I coraggiosi
capitani d'impresa costruiscono l'autostrada più lunga d'Italia dopo
quella del Sole senza rischiare nulla.
Il problema della E45 tutta nuova e larga il doppio è
uscito dalle assemblee dei soliti e mai troppo amati ambientalisti
grazie a una iniziativa del comune di Perugia che ha invitato i
cittadini a discuterne nel corso di un consiglio comunale straordinario,
il cosiddetto "Consiglio Grande". Così, per la prima volta, il giorno
dopo, abbiamo potuto ascoltare persino la voce del Pd, non quella delle
istituzioni, ma proprio del partito, quello di Piazza della Repubblica
dove si ripetono i soliti concetti di sempre. Il progetto rappresenta
una importante occasione di sviluppo e di rilancio del territorio, rompe
l'atavico isolamento dell'Umbria, dovrà rispettare la sempre invocata
sostenibilità ambientale. Vogliono un'autostrada vera e propria ma la
vogliono anche rispettosa del territorio. "Non sproporzionata". Al
botteghino non hanno ancora spiegato che le autostrade sono tutte uguali
e non è previsto un modello speciale per la valle del Tevere o per la
straordinaria zona del Monti Martani. Un'autostrada è un'autostrada e
basta. Il Pd la vuole o no? Certo che la vuole, però salvaguardando il
territorio, senza aggravio di traffico, anche di mezzi pesanti, senza
che si ingolfi il transito sulle strade laterali e liberando gli
abitanti dei comuni interessati dal lungo serpentone dal pagamento del
pedaggio. La botte piena e la moglie ubriaca. Perché no?
Il Pd è forza di governo. Bene, vada al ministero
dei lavori pubblici e ponga la questione. Cioè, provi a spiegare perché i
veneti, i romagnoli, i laziali sono meno uguali, come cittadini
italiani, degli umbri. Poi spieghino che l'Umbria è una regione isolata
pur con i due vecchi raccordi autostradali e con tre superstrade in
costruzione da qualche tempo che la collegano con il mare delle Marche,
il famoso quadrilatero, e con quello della Toscana, la Due Mari,
appunto. Poi spieghino ancora che le merci prodotte in Umbria in Umbria
restano per gran parte. Di quale sviluppo parlano i nostri giovani
politici? Naturalmente la necessità di non massacrare l'ambiente e le
valli più straordinarie di questa regione resta sempre sullo sfondo.
Sono cinquanta anni che non facciamo che lamentarci per il nostro
isolamento e non ci siamo accorti di essere una delle regioni più ricca
di strade ma con i salari più bassi d'Italia. Le vere risorse
dell'Umbria, il suo equilibrio naturale, il territorio e l'agricoltura e
anche, certo, la vitalità del settore manifatturiero sono questioni
troppo serie per essere lasciate nelle mani di una classe dirigente che
vuole tutto e il contrario di tutto, quindi, non sa cosa vuole. Dentro
questo dilemma ci sono tutti, la sinistra e la destra. Non tutte le
strade portano a Roma, una volta, forse. Adesso vanno verso lidi
sconosciuti e misteriosi dove c'è di tutto, e non sempre i veri
interessi di questo paese.
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