di Riccardo Chiari
Sinistra in Toscana. Con una sola lista unitaria in
aperta concorrenza al renzianissimo Pd locale. Con l’obiettivo di
passare più che agevolmente il quorum del 5%, ed entrare nella
futura assemblea regionale — di soli 40 consiglieri — con un numero
di eletti sufficiente per dare battaglia politica contro un’azione
di governo sempre più allineata alle direttive nazionali. La
decisione, che assicura tre mesi di tempo a una campagna
elettorale appassionante, è stata presa insieme da Sel e dai
comitati dell’Altra Europa, Rifondazione comunista e numerose
liste di cittadinanza, Pcdi e Sinistra Anticapitalista.
Insieme: «In alternativa all’austerity e alle politiche liberiste,
per un’Europa e una Toscana dei diritti di tutti e dei beni comuni».
La riunione finale, quasi un segno del destino, si
è svolta all’indomani della (s)vendita di Ansaldo Breda, fabbrica
simbolo di Pistoia e per l’intera industria toscana. Una cessione
che, secondo i non pochi critici, darà il via a una progressiva
perdita delle capacità progettuali e di ricerca, in ambito
ferroviario e ferrotramviario, che sono vanto dello
stabilimento di via Ciliegiole. A riprova, alla benedizione dei
vertici del Pd toscano hanno fatto da contraltare le richieste della
Rsu di conoscere al più presto, dai nuovi padroni di Hitachi,
i piani industriali.
Mentre il sostanziale silenzio della Cgil Toscana, a fronte delle critiche di Corso Italia, dà il segno di quanto le elezioni di maggio siano già banco di prova anche nel più grande sindacato della regione.
Mentre il sostanziale silenzio della Cgil Toscana, a fronte delle critiche di Corso Italia, dà il segno di quanto le elezioni di maggio siano già banco di prova anche nel più grande sindacato della regione.
Se il lavoro è al primo posto nelle preoccupazioni e nel disegno alternativo delle forze politiche,
associative e di base che hanno dato vita al polo unitario di
sinistra, la natura e le caratteristiche dei movimenti sociali
toscani aprono la strada a una campagna elettorale a 360 gradi.
Dall’acqua che resta semiprivata — e forse in vendita — alle grandi
opere sempre più contestate (Tav sotto Firenze, aeroporto Vespucci,
Autotirrenica), dallo sfruttamento delle risorse naturali (marmo,
geotermia) a una sanità sempre più sussidiarizzata verso il
privato, per finire con il governo di un territorio sempre più
a rischio idrogeologico, non mancano certo argomenti, competenze
e idee, in un rassemblement che unisce i comitati locali e le loro
reti ambientaliste alle realtà di cittadinanza già operanti in
gran parte della Toscana: da Siena a Prato, dall’Empolese Valdelsa
a Pisa, fino a Firenze.
Per parte loro, le forze partitiche organizzate — come Sel e Rifondazione comunista —
sono già rodate dall’esperienza comune con l’Altra Europa per Tsipras.
I cui comitati toscani hanno fatto da lievito a un’operazione
politica che vedrà come candidato presidente regionale uno
storico attivista dei movimenti sociali, il fiorentino Tommaso
Fattori di Transform!. Scelto per la sua storia — Forum sociali
europei e mondiali, Movimenti per l’acqua pubblica, apprezzata
candidatura nella Sinistra Europea — e per l’esperienza del lavoro
in rete maturata in vent’anni di lavoro di base.
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