Beppe Grillo in Sicilia ha preso una sventola clamorosa. L’ha presa in compagnia dei vecchi notabili del centrodestra anche loro clamorosamente sconfitti, se non addirittura bastonati, nella terra del 61 a zero, che alle scorse politiche aveva determinato, in zona Cesarini, il clamoroso pareggio del Pdl al Senato. Ma tutto questo sembra non bastare per guarire il Pd dalla sua vocazione autodistruttiva.
Raffaele Stancanelli, che con spocchia e arroganza aveva governato Catania, completando in modo radicale lo sfascio avviato dalla buonanima di Scapagnini, non è stato sconfitto, è stato pesantemente umiliato dal ritorno di Enzo Bianco. Il vecchio sindaco della Primavera degli anni ’80 oggi torna trionfalmente al timone, anche grazie all’assoluta mancanza di una nuova classe dirigente nel centrosinistra catanese. Bianco diventa così, con un’alleanza fin troppo larga per non destare una qualche preoccupazione, l’unica alternativa allo sfascio berlusconiano e lombardiano. La speranza è che la sua capacità di governo resti immune dagli interessi dei grandi padroni della città, che la città hanno divorato seduti – almeno così sembra emergere da alcune inchieste giudiziarie – in uno scellerato convivio con Cosa nostra.
Due cose mi sembrano interessanti osservando questo giro elettorale. Parto dal crollo di Beppe Grillo, perché di questo si tratta, al di la dei bizantinismi e dei riferimenti a dati strampalati, rispetto al successo delle Regionali siciliane dello scorso anno, che proprio in Sicilia ha segnato l’inizio dello Tsunami elettorale che ha poi portato al clamoroso risultato dello scorso febbraio. Di fronte ad un palese crollo politico, la scusa accampata in queste ore è la stessa che abbiamo sentito due settimane fa a proposito della sconfitta maturata nelle altre città italiane nelle quali si votava: i candidati erano scarsi.
La candidata a Catania per i grillini ha superato la soglia del ridicolo, affermando che il 3 per cento, racimolato in queste elezioni, è un buon risultato: “Rispetto al 2008 siamo andati avanti”, ha affermato serafica, certo rispetto al 1994 poi è stato un trionfo! In Sicilia i grillini si consolano con il 15 per cento racimolato a Ragusa, dove il candidato 5 Stelle va al ballottaggio, seppur staccato del doppio dei voti dal candidato di centrosinistra.
Grillo si è mosso sulla stessa lunghezza d’onda della sua candidata catanese, scrivendo sul suo blog: “Il cammino del Movimento 5 Stelle all’interno delle istituzioni è lento, ma inesorabile” e indica le folgoranti vittorie di Assemini, un centro di 27 mila abitanti in provincia di Cagliari, e di Pomezia, 57 mila abitanti in provincia di Roma. Esticazzi! verrebbe da dire.
Non una parola autocritica sull’assoluta incapacità politica mostrata da Grillo e dai suoi alla prima prova seria che la politica ha posto loro di fronte. La gente li aveva votati per cambiare, il risultato sono state vuote chiacchiere, voti chiusi in congelatore che hanno aperto la strada alle larghe intese e diatribe stucchevoli su diarie e scontrini, condite da fatwe ed espulsioni, ma anche tradimenti e coltellate alla schiena, come quella vibrata nelle costole del senatore Mario Michele Giarrusso, che non è diventato presidente della Giunta per le elezioni del Senato (si, proprio quella che dovrà decidere sull’ineleggibilità di Berlusconi) a causa dell’ex capogruppo Vito Crimi che non lo ha votato perché, afferma, essersi perso tra i corridoi.
Il secondo punto sono le surreali affermazioni di Enrico Letta, secondo il quale, il voto che fa a pezzi Centrodestra e Grillini e premia le alleanze di centrosinistra, rafforzerebbe la linea delle Larghe Intese. Dunque, un elettorato che vota contro il centrodestra, manderebbe a dire al centrosinistra, con sottile e raffinatissima comunicazione, che col centrodestra bisogna stare sempre più abbracciati? Che bisogna salvare Berlusconi dai suoi processi, mantenerlo in Senato anche se la legge dice che non può starci, proseguire con una politica di recessione, fare il Presidenzialismo, farlo senatore a vita e magari eleggerlo, tutti insieme, Capo dello Stato. Ma vi rendete conto di cosa hanno detto gli elettori di centrosinistra che hanno votato Marino e Bianco e hanno mandato via a calci nel sedere Stancanelli e Alemanno? e io che avevo capito tutto il contrario…
La vocazione al suicidio continua. E’ inutile illudersi, prima o poi, come tutti gli aspiranti suicidi che reiterano il gesto, il centrosinistra ci riuscirà a compierlo, anche a costo di un Autodafè colossale nel quale rischiamo di vedere ardere quel che resta della nostra democrazia.
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