mercoledì 5 giugno 2013

Un patto anticostituzionale sulla rappresentanza sindacale di Sergio Cararo, Contropiano.org





L’accordo del 31 maggio tra Cgil Cisl Uil e Confindustria è una grave lesione alla democrazia e alla democratizzazione nei posti di lavoro. “Useremo tutti gli strumenti per invalidarlo”. Oggi conferenza stampa a Montecitorio della USB.
Sulla rappresentanza sindacale e la democrazia nei luoghi di lavoro serve una legge e non un patto tra privati. E’ durissima la valutazione della Usb contro l’accordo siglato tra Cgil Cisl Uil e Confindustria. L’occasione per chiarire le contestazioni e le contromisure che verranno adottate, è stata una conferenza stampa tenuta questa mattina dai due coordinatori nazionali della Usb: Pierpaolo Leonardi e Fabrizio Tommaselli. Anche la sede non stata scelta casualmente: una saletta dell’Hotel Nazionale su Piazza Montecitorio.
Non si è fatto pregare Leonardi invitando i giornalisti a non chiudere la discussione e spegnere i riflettori sull’accordo relativo alla rappresentanza sindacale. “sembra un argomento tabù visto che i principali sindacati, anche nelle loro correnti più estreme, hanno detto che va bene. In realtà c’è una grave sottovalutazione ci ciò che l’accordo produce in termini di libertà e democrazia nei luoghi di lavoro” ha esordito Leonardi. C’è stata insistenza su un punto che forse fino ad oggi è stato effettivamente sottovalutato: “L’accordo scippa al Parlamento la possibilità di legiferare in materia di rappresentanza. Quello del 31 maggio è nei fatti un accordo tra le parti (confederali e Confindustria) che però ha la pretesa di “normare” la vita sindacale di tutti. La Usb chiede da anni una legge sulla democrazia nei posti di lavoro e sulla rappresentanza sindacale, valida “herga omnes” sia nel settore pubblico (dove una legge c’è, agisce e consente una rappresentanza democratica) che nel settore privato(dove invece non c’è e dove si vuole imporre il monopolio di Cgil Cisl Uil”).
E’ toccato poi a Fabrizio Tommaselli dettagliare il carattere irricevibile e inaccettabile dell’accordo del 31 maggio. Una scheda tecnica distribuita in sala mette a confronto la situazione prima e quella dopo l’accordo. Nonostante molte reticenze, negazioni e resistenze (anche da parte di un giornalista dell’Unità piuttosto antipatico presente in sala), la differenza balza agli occhi.
Ad esempio, dice Tommaselli, è vero che viene abolita la riserva del 33% degli eletti assegnata d’ufficio ai sindacati concertativi, ma è anche vero che nei fatti e con le regole di questo accordo, Cgil Cisl Uil si prenderanno direttamente il 100% degli eletti perché agli altri sindacati che non accettano questo accordo viene impedito di candidarsi alle elezione delle Rsu. “Purtroppo c’è stato lo tsunami nella politica ma non c’è stato ancora uno tsunami nei sindacati che sgretoli i corposi interessi in campo”. Anche da Tommaselli è venuto l’invito ai giornalisti a non sottovalutare la portata antidemocratica dell’accordo del 31 maggio, “un accordo che se venisse normato in legge verrebbe bocciato perché presenta diversi aspetti anticostituzionali”. C’è spazio anche per una frecciata a Landini, il segretario della Fiom, al quale è stata inviata una lettera aperta in attesa di risposta. “Aver accettato questo accordo è la conferma che alcune “figure del conflitto” vengono costruite dalla e in televisione per deviare l’attenzione e indebolire la resistenza dei lavoratori”.
“Se questo accordo che oggi si ritiene valido fosse stato vigente tre anni fa, a Pomigliano o a Mirafiori, Landini e la Fiom non avrebbero avuto la possibilità di prendere le iniziative che hanno preso e che abbiamo anche sostenuto”.
Franco Russo del Forum Diritti Lavoro è intervenuto rispondendo ad alcune osservazioni di un giornalista, una polemica in punta di penna sulla interpretazione dell’art.39 della Costituzione, il quale – a giudizio di Russo – viene palesemente violato, insieme all’art.40 sul diritto di sciopero, dall’accordo siglato da sindacati concertativi e Comfindustria.
E’ intervenuto poi l’on. Iannuzzi (parlamentare del M5S) il quale si è detto estremamente interessato a studiare la materia – piuttosto complessa – e ad approfondire il confronto con i sindacati che respingono l’accordo.
Cosa fare? Leonardi rispondendo ai giornalisti ha ricordato che il prossimo 7-8-9 giugno l’USB terrà il suo Congresso nazionale e lì verranno discusse e decise tutte le iniziative tese a contrastare e invalidare l’accordo del 31 maggio. “Utilizzeremo tutti gli strumenti, da quelli conflittuali ai ricorsi legali alla legge di iniziativa popolare per difendere e conquistare la rappresentanza democratica nei posti di lavoro, anche in quelli privati dove i sindacati diversi da Cgil Cisl Uil vengono discriminati dalle aziende in accordo con i sindacati stessi. Tutti sanno che nei trasporti quando scioperiamo blocchiamo intere città eppure le aziende non ci permettono di fare iscritti tra i lavoratori. Come si fa allora a fare la media tra iscritti e voti se non è possibile né fare gli iscritti né presentarsi alle elezioni delle Rsu se non si accetta l’accordo del 31 maggio?”.
Si capisce fin troppo chiaramente che la posta in gioco sul piano democratico, sindacale e finanche costituzionale è diventata molto, molto alta.

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