L’accordo del 31 maggio tra Cgil Cisl Uil e Confindustria è una
grave lesione alla democrazia e alla democratizzazione nei posti di
lavoro. “Useremo tutti gli strumenti per invalidarlo”. Oggi conferenza
stampa a Montecitorio della USB.
Sulla
rappresentanza sindacale e la democrazia nei luoghi di lavoro serve una
legge e non un patto tra privati. E’ durissima la valutazione della Usb
contro l’accordo siglato tra Cgil Cisl Uil e Confindustria. L’occasione
per chiarire le contestazioni e le contromisure che verranno adottate, è
stata una conferenza stampa tenuta questa mattina dai due coordinatori
nazionali della Usb: Pierpaolo Leonardi e Fabrizio Tommaselli. Anche la
sede non stata scelta casualmente: una saletta dell’Hotel Nazionale su
Piazza Montecitorio.
Non
si è fatto pregare Leonardi invitando i giornalisti a non chiudere la
discussione e spegnere i riflettori sull’accordo relativo alla
rappresentanza sindacale. “sembra un argomento tabù visto che i
principali sindacati, anche nelle loro correnti più estreme, hanno detto
che va bene. In realtà c’è una grave sottovalutazione ci ciò che
l’accordo produce in termini di libertà e democrazia nei luoghi di
lavoro” ha esordito Leonardi. C’è stata insistenza su un punto che forse
fino ad oggi è stato effettivamente sottovalutato: “L’accordo scippa al
Parlamento la possibilità di legiferare in materia di rappresentanza.
Quello del 31 maggio è nei fatti un accordo tra le parti (confederali e
Confindustria) che però ha la pretesa di “normare” la vita sindacale di
tutti. La Usb chiede da anni una legge sulla democrazia nei posti di
lavoro e sulla rappresentanza sindacale, valida “herga omnes” sia nel
settore pubblico (dove una legge c’è, agisce e consente una
rappresentanza democratica) che nel settore privato(dove invece non c’è e
dove si vuole imporre il monopolio di Cgil Cisl Uil”).
E’
toccato poi a Fabrizio Tommaselli dettagliare il carattere irricevibile
e inaccettabile dell’accordo del 31 maggio. Una scheda tecnica
distribuita in sala mette a confronto la situazione prima e quella dopo
l’accordo. Nonostante molte reticenze, negazioni e resistenze (anche da
parte di un giornalista dell’Unità piuttosto antipatico presente in
sala), la differenza balza agli occhi.
Ad
esempio, dice Tommaselli, è vero che viene abolita la riserva del 33%
degli eletti assegnata d’ufficio ai sindacati concertativi, ma è anche
vero che nei fatti e con le regole di questo accordo, Cgil Cisl Uil si
prenderanno direttamente il 100% degli eletti perché agli altri
sindacati che non accettano questo accordo viene impedito di candidarsi
alle elezione delle Rsu. “Purtroppo c’è stato lo tsunami nella politica
ma non c’è stato ancora uno tsunami nei sindacati che sgretoli i corposi
interessi in campo”. Anche da Tommaselli è venuto l’invito ai
giornalisti a non sottovalutare la portata antidemocratica dell’accordo
del 31 maggio, “un accordo che se venisse normato in legge verrebbe
bocciato perché presenta diversi aspetti anticostituzionali”. C’è spazio
anche per una frecciata a Landini, il segretario della Fiom, al quale è
stata inviata una lettera aperta in attesa di risposta. “Aver accettato
questo accordo è la conferma che alcune “figure del conflitto” vengono
costruite dalla e in televisione per deviare l’attenzione e indebolire
la resistenza dei lavoratori”.
“Se
questo accordo che oggi si ritiene valido fosse stato vigente tre anni
fa, a Pomigliano o a Mirafiori, Landini e la Fiom non avrebbero avuto la
possibilità di prendere le iniziative che hanno preso e che abbiamo
anche sostenuto”.
Franco
Russo del Forum Diritti Lavoro è intervenuto rispondendo ad alcune
osservazioni di un giornalista, una polemica in punta di penna sulla
interpretazione dell’art.39 della Costituzione, il quale – a giudizio di
Russo – viene palesemente violato, insieme all’art.40 sul diritto di
sciopero, dall’accordo siglato da sindacati concertativi e
Comfindustria.
E’
intervenuto poi l’on. Iannuzzi (parlamentare del M5S) il quale si è
detto estremamente interessato a studiare la materia – piuttosto
complessa – e ad approfondire il confronto con i sindacati che
respingono l’accordo.
Cosa
fare? Leonardi rispondendo ai giornalisti ha ricordato che il prossimo
7-8-9 giugno l’USB terrà il suo Congresso nazionale e lì verranno
discusse e decise tutte le iniziative tese a contrastare e invalidare
l’accordo del 31 maggio. “Utilizzeremo tutti gli strumenti, da quelli
conflittuali ai ricorsi legali alla legge di iniziativa popolare per
difendere e conquistare la rappresentanza democratica nei posti di
lavoro, anche in quelli privati dove i sindacati diversi da Cgil Cisl
Uil vengono discriminati dalle aziende in accordo con i sindacati
stessi. Tutti sanno che nei trasporti quando scioperiamo blocchiamo
intere città eppure le aziende non ci permettono di fare iscritti tra i
lavoratori. Come si fa allora a fare la media tra iscritti e voti se non
è possibile né fare gli iscritti né presentarsi alle elezioni delle Rsu
se non si accetta l’accordo del 31 maggio?”.
Si capisce fin troppo chiaramente che la posta in gioco sul piano democratico, sindacale e finanche costituzionale è diventata molto, molto alta.
Si capisce fin troppo chiaramente che la posta in gioco sul piano democratico, sindacale e finanche costituzionale è diventata molto, molto alta.
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