Alle
stragi di copertura come a Odessa ci pensano i servizi e i contractor
giunti dagli Usa, all’esercito ucraino, poco attrezzato e motivato,
resta il compito di riconquistare le regioni dell’est russofono e filo
russo ed è impegnato da qualche giorno in un attacco furibondo e
assurdo nel quadro di una ricerca di pacificazione. Molti si saranno
domandati che senso abbia questa offensiva se non quella, voluta dalla
confusa e nefasta amministrazione Obama, di creare una situazione di
scontro endemico per poter mettere ufficialmente piede a Kiev con i
consiglieri militari.
Ma se il premio nobel per la pace persegue i propri interessi,
cercando di dare una risposta militare al declino Usa e facendo anche
una figuraccia nascosta dalla stampa occidentale (* vedi nota), il
governo golpista di Kiev ha poco da ricavare da questa campagna militare
che potrebbe tradursi in un disastro: al massimo può momentaneamente
distrarre l’attenzione dalle ricette della troika che cominceranno ad
operare già in questo mese con l’aumento del 40% delle bollette su gas
ed elettricità. Però corre il rischio di allontanare buona parte
dell’opinione pubblica moderata arancione, soprattutto nella parte
centro nord del Paese dove i russofoni se non sono la maggioranza
raggiungono quasi il 50% .
Invece l’attacco ha una precisa ragione nelle clausole nascoste
nell’accordo con il quale l’Fmi si appresta a prestare in tranche
successive 17 miliardi dollari a Kiev: uno di questi codicilli di cui
naturalmente i media non parlano, è che il prestito verrà bloccato e
rivisto qualora il governo” perda il controllo effettivo dell’est del
Paese”. Così l’Fmi che non perde occasione per dimostrare di essere il
braccio finanziario di Washington, di fatto obbliga l’Ucraina alla
guerra per ottenere quei soldi che erano stati fatti balenare come un
premio per il colpo di stato. Niente guerra ad est niente prestiti.
Anche per evitare il pericolo che gli Ucraini finiscano per rifiutare un
golpe che ha l’unico scopo di imporre un padrone al Paese. Dunque l’Fmi
– ormai parte integrante della governance europea – si trasforma in
strumento diretto di guerra e si veste con l’uniforme da generale alla
testa delle truppe, non accontentandosi più del massacro sociale, ma
cercando di riportare alla concretezza l’espressione metaforica. E’
anche per o contro questi signori e i loro sicofanti che si voterà alle
europee.
* Nei giorni scorsi Washington si lamentò della “provocazione”
russa, visto che un caccia di Mosca aveva sorvolato le unità americane
mandate nel Mar Nero in totale disprezzo degli accordi internazionali
(accordo di Montreux, visto che non lo leggerete sui giornali
mainstream). La cosa però è andata diversamente: il cacciatorpediniere
Donad Cook dotato del sistema più avanzato di difesa antimissile Aegis (
ne sono dotate anche alcune nostre unità, sia pure in un versione meno
aggiornata) è stato “accecato” da un Sukoj 24 russo, attrezzato con un
nuovo sistema di guerra elettronica. L’apparecchio ha sorvolato la nave
per una dozzina di volte senza che a bordo riuscissero a puntare i
propri missili sul velivolo. Il cacciatorpediniere è rientrato d’urgenza
in porto rumeno dove 27 membri dell’equipaggio hanno fatto richiesta di
congedo non volendo mettere a rischio le proprie vite. Decisamente la
realtà è molto diversa dai telefilm con i quali ci ingozzano.
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