lunedì 2 giugno 2014

L'ultima mascalzonata revisionista: per Scalfari Gramsci era un liberista


Qualche volta non si sa se ridere o piangere; l'ultima puntata delle mascalzonate revisioniste dei nostri tempi ha avuto per teatro la trasmissione di Lucia Annunziata, "Mezzora". Ne è stato protagonista Eugenio Scalfari il quale, definendo la collocazione ideologico culturale di se stesso, ha detto che Gramsci, come lui,  era un liberal democratico. Il motivo è che le letture di riferimento dello stesso Gramsci sarebbero state  Benedetto Croce e non Marx. La "degenerazione comunista" sarebbe avvenuta più tardi, quando Berlinguer, ha detto ancora il giornalista (che è sulla via del totale rincoglionimento avendo confuso quest'ultimo con Togliatti), decise l'adesione del Pci al Cominform, cioè l'organizzazione dei partiti comunisti che succedette al Comintern al quale (altra dimenticanza o ignoranza storica di Scalfari) il Pci già aveva aderito, anzi ne era uno dei protagonisti.
Ora, questa cosa indigna, innanzitutto per la sua superficialità e rozzezza. E poi perché far diventare liberal democratico socialista uno dei protagonisti della scissione di Livorno, dei fondatori del PCdI, dell'adesione di quest'ultimo alla Terza Internazionale Comunista, in polemica aperta e durissima con il Psi, compresa la sua componente massimalista e di sinistra, mi pare sinceramente troppo, anche in questi foschi tempi di revisione della storia. E, per di più, far cambiare bandiera a chi ha sopportato dodici anni di carcere e lì è morto, pur di non rinnegare la sua fede politica, mi pare anche una offesa alla sua memoria.
Chi ha minimamente letto gli scritti di Gramsci sa che è vero che egli dedica molte pagine a Croce, ma lo fa proprio in polemica e rottura con la vecchia tradizione liberale che aveva contribuito ad aprire le porte al fascismo e tenuto fuori dalla partecipazione alla politica le grandi masse operaie e contadine. Gramsci era un marxista ed è stato, a tutt'oggi, il più grande intellettuale marxista italiano e non solo italiano. Anche il suo legame con il leninismo è evidentissimo. Basta leggere gli scritti entusiasti che egli dedica alla Rivoluzione d'Ottobre e le analisi della società russa divenuta sovietica per rendersene conto. La sua teoria della egemonia che cos'è altro è se non, come si diceva un tempo, la traduzione adattata alla situazione italiana della dittatura del proletariato?!
Gramsci, sulla base di una impareggiabile analisi della società italiana comprende che la trasformazione sociale in Italia non avrebbe potuto seguire le stesse vie della Russia, ma non rinuncia mai a questa trasformazione e cerca di gettarne le basi teorico culturali. Ora, per la verità, non è quello di Scalfari il primo tentativo di far diventare Gramsci liberale. Altre fonti più  "qualificate" ci hanno provato, non negando il suo essere comunista ma mettendo addirittura in scena un suo presunto "pentimento" in punto di morte. Non c’era bisogno, ma sono state smentite da studiosi e storici sulla base di prove documentali e ricerche storiche inoppugnabili.
La mia impressione è che la forza delle analisi e del pensiero di Antonio Gramsci sia tale che ad esse non si possa rinunciare. Solo che averlo come comunista risulta scomodo e allora,... meglio trasformarlo in un generico progressista.
Leonardo Caponi

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