Un quartiere abusivo. Palazzi, appartamenti, scuole e
capannoni costruiti senza uno straccio di concessione. C’è da non
crederci. Territori destinati a zone agricole e sottoposti a rigidi vincoli paesaggistici devastati da fiumi di calcestruzzo. Non siamo in un villaggio africano.
Lì sono seri. Eccoci a Pianura, periferia occidentale di Napoli,
Italia, Europa 2013. Non sono piccoli abusi edilizi veniali:
aggiustamenti eseguiti senza dichiarazione d’inizio attività su immobili
esistenti oppure manutenzioni straordinarie. Qui c’è la grande e
organizzata industria del mattone selvaggio, la stessa del post sisma del terremoto
degli anni Ottanta. Dietro il paravento retorico della povera gente,
della disperazione sociale, del diritto alla casa i professionisti del
cemento hanno costruito e continuano a costruire imperi. A Pianura
all’ombra della camorra – vedi i sempreverdi clan Lago e
Marfella – è stata edificata una città nella città. Un’urbanizzazione
selvaggia senza regole. Imposta e coperta dai “signorotti” della
criminalità organizzata. I mammasantissimi del calcestruzzo come in una
grande partita di giro hanno gettato migliaia e migliaia di metri cubi
di cemento. Mi chiedo cosa cazzo facevano i nostri amministratori? Mi
domando perché chi doveva controllare e intervenire non l’ha fatto. Solo
parole, opere e omissioni. Amen!. Penso male.
Non ho una risposta
per chi mi chiede: ma stai a scrivere sempre delle stesse cose? Le cose
di camorra non sono sempre le stesse. I morti ammazzati sono accadimenti folcloristici. Guerra tra disperati. La vera camorra è quella 2.0.
Usa broker e colletti bianchi e vive alimentandosi sulle faccine delle
tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. C’è una camorra mafiosa
tentacolare che corrompe, ammicca e si fa lobby. Il blitz dei carabinieri della Compagnia di Bagnoli e della polizia municipale coordinati dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso che ha portato al sequestro in via Vicinale Pignatiello, a Pianura di venticinquemila metri quadrati edificati
in maniera abusiva è uno spaccato drammatico anzi tragico dei sacchi
dell’edilizia che si consumano quotidianamente a Napoli e nella sua
bombardata provincia. Penso alla linea di continuità tra le
amministrazione targate pentapartito (Prima Repubblica) e quelle della
presunta discontinuità prodotte dal sistema elettorale maggioritario
(Seconda Repubblica).
Uno scempio. Un consociativismo aberrante. Un
sistema di clientele trasversali saldate in caste di potere incorporate nel dna dei partiti. Ne è prova come sulle mega lottizzazioni abusive, le amministrazioni di ogni colore politico hanno investito soldi pubblici
avviando una serie di opere di urbanizzazione: da muri di
contenimento, a strade, piazzali e sottoservizi che ancora di più hanno
stravolto e deturpato l’assetto del territorio. E pensare che proprio
in questi giorni prende vigore e forza un ampio schieramento di forze
politiche e sociali che vorrebbe la riapertura del condono edilizio per gli abusi perpetrati negli anni. Nel frattempo la Regione Campania non perde tempo. Con un colpo di spugna ha legittimato le occupazioni abusive
di alloggi assegnati con graduatoria pubblica dando il ben servito a
chi le regole e le norme le rispetta. Sullo stesso fronte il Pdl campano
insiste e rilancia: riaprire i termini del condono edilizio del 2003
per aggirare una legge regionale del 2004 che riteneva insanabili gli
immobili edificati senza licenze e in aree vincolate.
Occorre segnalare l’attivismo forsennato e a tratti commovente del neo presidente della commissione Giustizia e coordinatore campano del Pdl, il senatore Francesco Nitto Palma. Il parlamentare nel solco tracciato dal grande statista “ingiustamente” detenuto per camorra Nicola Cosentino
si è messo a capo di una lobby trasversale fortissima. L’obiettivo è
finire tutto alla napoletana: tarallucci e vino. Incauta e sorprendente
l’apertura del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri
che rispondendo a una interrogazione del senatore Nello Formisano, ex
Idv ora fauna di un cespuglio con genero a presidiare la commissione
comunale Edilizia del Comune di Napoli, non ha escluso se ci fossero fini sociali
di mettere in cantiere una sanatoria verso quelle costruzioni edificate
illegalmente e che però non deturpano il paesaggio anche se gravate da
una sentenza definitiva di abbattimento. Siamo alla follia.
Capisco con difficoltà il clima da larghe intense però
a tutto c’è un limite. E’ un Vietnam la lotta all’abusivismo edilizio
in Campania. I dati sono impressionanti. 129mila case illegali, 6mila
ogni anno, 500 al mese, 16 al giorno, una industria che non risente di
spread e crisi. Lo scenario è da brivido secondo l’Agenzia del territorio nel 2012 in Campania sono state censite 2222 case abusive ogni 100mila abitanti, migliaia di famiglie e di voti.
Resto di sasso quando poi leggo che il Movimento 5 stelle propone un “ravvedimento”.
Per una mano si è contro a ogni tipo di condono ma poi propongono un
testo di legge, dove consentono la “riabilitazione degli edifici
realizzati entro il 30 Settembre 2004 con sospensione dei procedimenti amministrativi e giurisdizionali anche nelle aree soggette a vincolo paesistico”. E’ un clima che si respira. Neppure mi sorprende che trenta sindaci dei comuni del napoletano hanno manifestato contro i magistrati invocando un decreto legge che sospenda gli abbattimenti.
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