Ho avuto modo di leggere la lettera dei sindaci di Milano, Genova e Cagliari che si appellano ad una auspicabile rinnovata unità del centro sinistra.
Ritengo
l'unità delle forze progressiste un valore indispensabile, così come
l´obiettivo, che una forza di sinistra deve avere, di assumersi la
responsabilità di governare, se governare consente di dare sostanza ai
propri valori, di migliorare le condizioni materiali delle persone che
si rappresentano e dell´intera comunità. L'unità è un valore che non
può prescindere dal merito che la deve creare e dai valori che le
alleanze prendono a riferimento e dalla sostanza delle politiche.
Difendere l'unità in astratto credo sia invece un errore, un
appiattimento che non può più alimentare alcuna speranza ma rischia
invece, anche inconsapevolmente, di inasprire disaffezioni e stanchezze
ormai molto diffuse.
La stagione del centro sinistra in Italia è,
secondo me, finita, e occorre dirlo con la dovuta nettezza e chiarezza.
È finita perché il Partito Democratico ha cambiato composizione, natura
ed elementi valoriali. Quanto questo Governo ha fatto sul lavoro, sui
diritti, sulla scuola o sulle riforme costituzionali (giusto per citare
le scelte più recenti) segna una distanza evidente rispetto alla stessa
definizione di sinistra. Il Partito Democratico, erede della tradizione
della sinistra riformista italiana, è semplicemente diventato un'altra
cosa. La proiezione verso il partito della nazione è la rappresentazione
plastica di questo cambiamento, accompagnata dall'abbandono lento e
silenzioso di molti iscritti.
È vero che le notizie francesi,
l'avanzare generalizzato di forze nazionaliste, razziste e xenofobe con
retaggi fascisti, è un campanello d´allarme serio che rischia di non
essere isolato. In Francia come nel resto d'Europa però il problema non è
l'unità delle forze progressiste, semmai invece una crisi profonda del
socialismo europeo che dove governa o è appiattito sulle logiche di
grande coalizione o non riesce a dare quelle risposte di sinistra agli
elettori che gli avevano chiesto. In Francia come in Italia ed in
Europa, la risposta non può essere un´unità incondizionata, ma la
riscoperta o la costruzione di una identità rinnovata.
Sono poi
d´accordo, come hanno detto i tre sindaci, che la scelta di sostenere un
candidato sindaco debba partire dal lavoro svolto dall'amministratore
uscente. Io credo ad esempio che le forze di sinistra debbano
identificare elementi specifici per giudicare le politiche cittadine
(mobilità, rifiuti, gestione degli spazi pubblici, sociale etc..) e su
questa base esprimere un giudizio circostanziato. Per questa ragione
risulta incomprensibile una loro richiesta di unità che prescinda sia
dal giudizio sull'amministrazione che dalle possibilità di garantire una
continuità effettiva.
Faccio un esempio per esplicitare ancor
meglio la mia opinione. Credo che a Milano Pisapia abbia amministrato
bene e che bisognerebbe provare a creare le condizioni per una
continuità adeguata. La candidatura di Sala non la garantisce di certo
perché la Milano di questi anni non è stata solo Expo ma soprattutto
molto altro che non appartiene alla cultura politica ed alle esperienze
passate di quel possibile candidato. Ecco quindi un caso pratico nel
quale l'unità a prescindere dal merito rappresenterebbe un danno, più o
meno inconsapevole.
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