Quando scrivevamo, noi come tanti, che con l'abolizione
dell'art. 18 e il Jobs Act si tornava all'800, alla precarietà
universale, dai vertici di governo e Confindustria si rispondeva "ma
quando mai, restano tutte le tutele!"
Propaganda padronale, certamente. Ma come dimostrarlo empiricamente?
Purtroppo non c'era che da attendere i fatti, crudeli e violenti come
previsto. Fioccano tutti i giorni notizie di licenziamenti che
colpiscono soprattutto delegati sindacali "non complici" (anche della
Fiom e della Cgl, in qualche caso), ma anche semplici lavoratori senza
particolari pregressi battaglieri. L'arbitrio padronale concesso dal
Jobs Act è talmente vasto da comprendere di fatto tutto il ventaglio di
motivazioni che a un datore di lavoro possono venire in mente.
Quella che qui vi proponiamo, ripresa addirittura dal giornale padronale per eccellenza - La Stampa,
organo della Fiat o come si chiama adesso - è particolamente
significativa. Si può essere licenziati per una "condivisione su
Facebook" che all'azienda non arriva gradita... Da sottolineare anche il
"favoloso stipendio" percepito dalla donna licenziata: 370 euro al
mese.
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Licenziata dall’azienda per un post su Facebook
Daniela Ciampa, 38 anni, era addetta alla mensa scolastica di
Nichelino in forza alla ditta Euroristorazione che l’ha licenziata per
aver condiviso sul social network un messaggio che raccontava le
lamentele dei genitori che avevano trovato insetti nei cibi dei loro
figli.
di Giuseppe Legato, La Stampa
Daniela Ciampa, 38 anni, fino a ieri aveva un lavoro. Era addetta
alla mensa scolastica di Nichelino in forza alla ditta Euroristorazione,
la stessa che gestisce in città un maxi appalto per tre anni da 8
milioni di euro e che l’ha licenziata per aver condiviso su Facebook un
post che raccontava le lamentele dei genitori che avevano trovato
insetti nei cibi dei loro figli.
Due settimane fa la signora Ciampa aveva ricevuto un provvedimento di
sospensione. Per cinque giorni non avrebbe potuto presentarsi al
lavoro, avrebbe dovuto produrre le sue controdeduzioni alle
contestazioni dell’ufficio del personale. Si è affidata a un legale:
«Abbiamo risposto che non ho commentato da dipendente, ma da madre. Mio
figlio va a scuola a Nichelino e io pago il servizio. Nel post avevo
scritto che neanche a me sarebbe piaciuto mangiare un piatto di polenta
con uno scarafaggio. Non ho citato l’Euroristorazione e francamente,
visto che il mio profilo ha tutte le restrizioni sulla privacy non
capisco nemmeno come abbiano fatto a leggere un mio post».
Il caso – c’è da scommetterci – farà clamore. Perché lo stesso
direttore della ditta, interpellato da La Stampa due settimane fa, aveva
frenato sull’ipotesi licenziamento: «Per adesso – aveva detto – è una
sospensione retribuita». È andata invece in un altro modo. Daniela
Ciampa ha due figli, un matrimonio in crisi. Il figlio grande ha un
problema oncologico.
All’orizzonte c’è un ricorso al Tribunale del Lavoro: «Con
quell’impiego guadagnavo 370 euro al mese netti, una cifra non
incredibile, ma importante per mantenere un pezzo della mia vita e della
mia famiglia».
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